Il XX secolo e questo primo quarto di XXI hanno dato ai libri di storia numerosi contenuti in fatto di evoluzione tecnologica e cambiamenti politici; dalla scoperta della corrente elettrica e delle telecomunicazioni al passaggio dai grandi partiti di massa alla leadership democraticamente riconosciuta che afferisce al vertice politico oneri ed onori della guida partitica e della Nazione.
Se si dovesse tracciare una linea alla fine del 2024 ed effettuare una valutazione correlante l’evoluzione tecnologica e politica, si potrebbe immediatamente individuare un elemento di recente comparsa che pone in una certa relazione la matematica oggettività della tecnologia e la soggettiva arte della politica: l’Intelligenza Artificiale.
Stando un passo in dietro alla linea di demarcazione tecnologico/sociale ed assumendo arbitrariamente una macro-demarcazione di matrice sociologica, possiamo identificare come ipotesi di partenza l’esistenza, nella prima metà del XX secolo di due fondamentali idealtipi di Homo: Homo sociologicus e l’Homo psicologicus: il primo è tale in quanto detentore di ruoli. Per 'ruolo', il sociologo che definì per primo, Dahrendorf, intende un insieme oggettivato e in via di principio indipendente dall'individuo di prescrizioni di comportamento (o norme), i cui contenuti sono definiti dalla società; il secondo è tale in quanto afferisce al proprio IO la fonte del proprio pensare, agire e costruire la propria esistenza e/o successo; i partiti di massa della prima del XX secolo sono una chiara rappresentazione politica del ruolo finito all’interno della collettività alla quale si afferiscono i propri valori identitari e che restituisce una posizione chiara per ogni singolo individuo, un ruolo attiguo e contiguo agli altri, un senso di protezione verso l’esterno ma che modula e ritocca alcune sfumature del proprio IO personale. La deriva è un appiattimento dello slancio individuale verso l’innovazione ed il cambiamento, o se si preferisce, verso un progressivismo riformista.
Con l’avanzare del progresso economico e tecnologico, i confini di ruolo si sono sempre più sbiaditi per lasciare spazio all’iniziativa personale, sia essa di carattere imprenditoriale che politico: i mercati in continua espansione ed un maggiore livello culturale e formativo hanno creato menti e predisposizioni di vario genere atte a propulsore dell’individualismo: il proprio IO – liberale – e non più imbrigliato in logiche comunitarie, ha sviluppato un senso di caparbia capacità che, in politica, si è tradotto nella formazione e legittimazione di leadership sempre più influenti e preponderanti rispetto alla base di partito. I mezzi di comunicazione hanno poi messo la ciliegina sulla torta, dando al singolo una cassa di risonanza sempre più libera da linee di demarcazioni partitiche, mescolando di messaggio in messaggio un mazzo di carte che a sua volta si è ampliato o contratto e talvolta suddiviso secondo meccanismi perversi afferenti a dinamiche personali, megalomania del proprio ego, opportunismo politico, scalata sociale ed accrescimento della propria ricchezza.
Quindi, socialismo e liberalismo hanno visto, in meno di un secolo, uno sviluppo che ha portato ad una frantumazione del ventaglio partitico nazionale: stringendo, intorno agli anni 50’ si identificavano poco più di 3 grandi partiti di massa, alla fine degli anni 80’, si è superata ampiamente la decina.
Allo stato attuale e naturale di una qualsiasi sfera sociale stanziata su un dato territorio ed a fronte di un ventaglio politico ideologicamente frantumato, quale discriminante si può osservare nei comportamenti umani e nella loro modulazione? La comparsa dell’Intelligenza Artificiale.
Che i rapporti di potere politico siano variati rispetto a venti anni fa è un chiaro segnale di come la società stia vivendo un nuovo trasformismo: si tratta di un cambiamento ideologico? Di un’evoluzione economica? Di un nuovo intreccio di relazioni interpersonali? Oppure esiste questo nuovo fattore che modula il nostro quotidiano ed influenza le nostre scelte?
Il “suggeritore” web basa le proprie indicazioni su un processo di profilazione e riprofilazione del soggetto umano che s’interfaccia a lui: le informazioni che IA acquisisce ogni volta che compiamo una ricerca sul web, vengono comparate con i nostri dati personali, informazioni inerenti alla geolocalizzazione ed ai tempi ed orari trascorsi in certi luoghi, le foto che postiamo sui social network in un dato luogo ed ad una data ora oppure in un certo contesto; tutto ciò costituisce un pacchetto dati che vengono elaborati e rielaborati per consentire ad IA (ed al motore di ricerca) di restituirci informazioni sempre più soddisfacenti rispetto al momento in cui “chiediamo un aiuto”.
L’Homo tecnologicus che oggi vive a braccetto con questa sua nuova consigliera h.24 7/7 è ancora in grado di mantenere la propria identità valoriale ed il proprio IO al riparo da manipolazioni esterne? L’intelligenza artificiale è il nuovo “politik bureau” di un enorme partito di massa che appiattisce le sfumature dell’individuo sulla base di un “suggerimento di massa”?
Il parallelo storico è servito.
Una possibile definizione dell’idealtipo Technologicus è un essere che estrapola il proprio IO dai rapporti sociali ed amplia esponenzialmente il proprio ruolo nella società fino a definire una sua identità parallela sul web ed autodefinirsi come l’unico fautore delle proprie scelte ed azioni, riscontrarne da se i risultati, operante nel “mercato” delle rappresentazioni identitarie on-line; l’intelligenza artificiale “suggerisce” tutto quanto appena detto, ergo, questo nuovo idealtipo non è interamente consapevole di se stesso e non compie scelte in completa autonomia: siamo di fronte ad una forma di liberalismo portato all’eccesso ma che si basa su un’interazione astratta ed in un contesto sociale postmoderno, avente come spartiacque l’avvento ed una smisurata espansione della tecnologia; ma un vero e proprio spartiacque non esiste poiché è la stessa tecnologia (IA) che imparando da se stessa non crea mai un limite netto, oppure lo sposta sempre più in la nel tempo e nei luoghi in funzione della di una valutazione temporale quantitativa del suo utilizzo da parte dell’essere umano.
L’uomo decide ancora? Sì!
Perché è, almeno per ora, lui che accende e spegne IA, decidendo di avvalersene o meno, poiché se da una parte sa, con un certo grado di consapevolezza o incoscienza, che un suggerimento basato sulle proprie abitudini lo mette al riparo da un mondo esterno i cui lati da esplorare risultano sempre più difficili da trovare e talvolta insidiosi, secondo un vettore ascendente il proprio IO che culturalmente si è evoluto forse a tal punto da ritenere soddisfacente ciò che conosce, dall’altra, banalmente, l’animale sociale intuisce che la riscoperta della semplicità è il nuovo limite da rivalicare, quasi come se il progresso tecnologico “incarnato” dall’intelligenza artificiale rappresenti una limitazione alle libertà umane al quale un animale sociale non può più sottostare: uno smartphone che si spegne durante una passeggiata serale, se pur in solitudine, può far riscoprire una forma di connessione umana con ciò che ci sta attorno; un periodo in un luogo dove il segnale non arriva, ci spinge ad interagire con altri esseri umani incontrati in loco, ovvero, a quell’interazione sociale dove i ruoli si connettono, confrontandosi e raccontandosi.
Senza che IA possa “imparare” a dividerci.
Che ruolo ha la politica in quanto arte legittimata a regolare le interazioni umane? Con quale rapidità i processi decisionali politico/amministrativi dovranno lavorare per mantenere saldo il governo dell’uomo sull’uomo senza che IA prenda il sopravvento e si sostituisca subdolamente alle decisioni?
Nell’era delle transizioni, la transizione madre è quella che deve effettuare la sfera politica sul vettore di una decisionalità e versatilità nel brevissimo periodo, mantenendo saldi identità valoriale e lungimiranza sociale: tutto ciò è possibile solo se si sta a stretto contatto con la società, confrontandosi, comprendendone i desiderata ed attuando una normazione che tenga a freno la bramosia di IA e che dia la libertà ad ognuno di scegliere in autonomia se afferire a se il proprio destino o ricoprire un ruolo in un gruppo sociale, ivi comprese le sfumature tra questa macro divisione da cui siamo partiti più di un secolo fa.
In conclusione, se l’uomo è un animale sociale la politica deve essere in mezzo agli uomini, con gli uomini e per gli uomini; come la Democrazia non può essere solo una questione tra maggioranza e minoranza, la politica non può rimanere chiusa nella stanza dei bottoni di un palazzo fatto di autoreferenzialità ma deve tornare casa per casa, strada per strada.
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