Le elezioni dello scorso 25 settembre sono state uno spartiacque, un terremoto politico che noi nel Partito Democratico ci aspettavamo da tempo.
Per me il mio Partito è sempre stato un enorme contenitore di idee e di correnti diverse, ma accumunate dal sentimento di contrasto verso la Destra.
Ma può bastare?
Ma che Paese vogliamo e raccontiamo per il futuro? Forse è la prima risposta a cui siamo chiamati a rispondere.
Lo sfruttamento del lavoro, i giovani, la crisi climatica, i diritti e l’idea dell’Italia che abbiamo. Su questi temi così fondamentali spesso è mancato coraggio e ambizione.
Così come è mancato l’investimento sulle persone e sui territori.
Arrivare nel PD con energie e desideri spesso non basta. E il desiderio di sperimentare, magari anche sbagliando, si perde nella fatica di convincere chi ha già speso le proprie energie dal tempo dei DS, della Margherita e dell’Ulivo, e che ormai è rassegnato all’idea che non cambi mai nulla.
Nel peggiore dei casi poi incontri anche chi sostiene che è meglio essere passivi o approfittatori nel momento giusto, perché “è l’unico modo per restare a galla”.
Ecco, io non voglio restare a galla.
E nemmeno essere definita “troppo giovane”, anche se vivo da sola, mi mantengo e lavoro da quasi 10 anni.
Forse sono solo troppo giovane per rassegnarmi che il futuro non può essere cambiato. Che ci sono dei temi prioritari su cui investire con coraggio e che dobbiamo farlo investendo a partire dalle nostre comunità politiche, valorizzando le differenze generazionali.
E avere l’ambizione di rappresentare gli italiani e le italiane, in particolare le tantissime persone che si sono astenute, visto che sono state le elezioni politiche meno partecipate della storia della Repubblica. Ed è questo in fondo il dato più preoccupante.
Dobbiamo ripartire con più ambizione sui diritti e sull’uguaglianza. A partire dalla constatazione che non è più accettabile che se sei un maschio, bianco, etero puoi avere una vita migliore di altri.
Dobbiamo costruire una società inclusiva, dare gli strumenti a tutti per capire e accogliere il diverso, ma anche per costruirsi le stesse potenzialità per il futuro. Per i giovani che hanno meno strumenti e che partono da zero per costruirsi un’indipendenza. Inclusiva anche e soprattutto per tutti i cittadini stranieri e le cittadine straniere che non sono effettivamente consideratə tali dalle Istituzioni.
Dobbiamo avere coraggio per affrontare la crisi climatica, con una legge vincolante sul consumo di suolo e sul clima, prevedendo seri investimenti sulle infrastrutture sul trasporto pubblico, soprattutto nel sud Italia.
Dobbiamo stabilire uno stipendio minimo orario e lottare contro lo sfruttamento del lavoro nero, con un mondo del lavoro che non è interfaccia solo degli imprenditori ma che rispecchia i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici.
Il Partito Democratico non può esser quel fidanzato tossico che ogni volta dici di voler lasciare, aspettando che cambi. Poi non cambia e tu continui comunque testardamente a rimanerci insieme. Dicendo che cambierà.
Agitiamoci, ribelliamoci e sovvertiamo questo status quo. Entriamo in politica, rompiamo le scatole, candidiamoci e cerchiamo di rendere questo Paese un posto all’altezza dei sogni che abbiamo.
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