La risposta a questa domanda non credo sia per nulla scontata e anzi conosco una serie di militanti (e anche di dirigenti locali) la cui risposta è molto negativa. Anche l’ultimo articolo di Marco Lamperti “Del governismo e dei suoi pericoli”, pubblicato il 30 Dicembre sul sito del PD Monza, pone il tema se sia corretto che il Partito si snaturi per fermare il “Mostro” del Centro-destra che continua a minacciare il nostro Paese.
Se la risposta di molti militanti è negativa, figuriamoci quella dei tanti cittadini che seguono la politica molto più distrattamente.
Infine la domanda è resa ancora più critica dal recente comportamento di Italia Viva che mostra come sia possibile (non dico giusto..) smarcarsi dalla coalizione di governo per recuperare e rivendicare col proprio “brand” alcuni temi.
Non conosco la vostra risposta ma certo il non parlarne tutti assieme acuisce un senso di insoddisfazione e di disaffezione che io, dentro di me, percepisco.
Il mio contributo ad un possibile dibattito consisterà di due articoli: questo in cui tra poco riprenderò dove era il Partito il 9 Settembre 2018 (dopo la sconfitta elettorale del 4 Marzo 2018 e i primi 100 giorni del governo giallo-verde) ed uno successivo in cui mi riprometto di analizzare i risultati conseguiti dal Partito Democratico con il governo giallo-rosso e di fare un mio personalissimo bilancio.
Ricerca SWG del 9 Settembre 2018
Partiamo dal 9 Settembre 2018. Nell’assemblea nazionale dei segretari di circolo, organizzata all’interno della festa nazionale dell’Unità di Ravenna, Rado Fonda di SWG presentò una ricerca commissionata dal Partito sui sentimenti degli Italiani in quel momento e della loro percezione del Partito.
Ho cercato (finora invano) di recuperare le slide sui siti del PD ma ho trovato questo video sul sito di Radio Radicale (sic!) http://www.radioradicale.it/scheda/551200/festa-nazionale-de-lunita-assemblea-nazionale-dei-circoli-del-partito-democratico?i=3879259
Ecco la sintesi della ricerca di SWG. La ricerca era divisa in due parti:
- La prima parte riguardante un quadro generale della situazione del Paese, dei mutamenti dell'opinione pubblica sulle questioni che riguardavano più da vicino la politica
- una seconda parte più nello specifico sulla percezione del Partito Democratico, della sua situazione passata, presente e futura
Quadro generale dell’opinione pubblica italiana
Sulla parte economica soltanto un terzo degli Italiani ravvisa segnali di ripresa. Se guardiamo il trend temporale di questo indicatore esso è piuttosto stabile nel tempo e in particolare, dopo una crescita durante l'anno scorso, quest' anno si è stabilizzato grosso modo sul 35% e non dà segni di voler crescere.
Sul piano occupazionale la situazione non è particolarmente migliorata rispetto agli anni della crisi; la paura di perdere il posto di lavoro riguarda il 58%, dunque una larga maggioranza degli italiani. Vediamo che nel tempo questo indicatore era sotto il cinquanta per cento fino a prima della crisi, dopodiché ha avuto un balzo in alto durante la crisi per raggiungere un picco 2013 con il 78%, dopodiché è calato fino al sessanta per cento e da tre anni non cala più. Anche chi ha un contratto di lavoro a tempo indeterminato non può più sentirsi al sicuro.
Come vede la sua condizione sociale in futuro: 8% ottimista che ritiene che crescerà in meglio, 41% che ritiene rimarrà stabile, 38% invece che prevede un peggioramento della propria condizione sociale (addirittura il 9% in più rispetto a quanto rilevato l'anno scorso, questo pessimismo addirittura cresce in controtendenza coi dati economici).
Il senso di esclusione: questo indicatore è una sintesi di una serie di domande che tendono a far capire se e quanto le persone si sentono coinvolte diciamo dentro al mainstream sociale e quanto si sentono in grado di stare al passo coi tempi; in questo momento abbiamo un bel 68% con più di due terzi italiani che si sentono tendenzialmente esclusi. E’ un indicatore che era cresciuto molto in senso negativo fino al 2014, poi è un po' calato ma adesso è risalito.
Sensazione di margini di intervento sulla propria vita. Soltanto il 26% ritiene di avere un margine ampio, praticamente la metà di quello che era stato rilevato nel 2005. Questo significa in sostanza che innanzitutto la gente crede che dal punto di vista politico non c'è la possibilità di incidere in maniera significativa sulle decisioni politiche, quindi anche il voto diventa relativo. D' altra parte significa anche un blocco dell'ascensore sociale, cioè la gente non crede di potersi spostare da una condizione sociale ed economica ad un’altra.
Sentimento sul sistema economico e sociale. Tutti i precedenti indicatori mostrano che la gente mette in dubbio tutto il sistema economico e sociale in vigore da tanti decenni e che sembrava assodato. Il 63% ritiene che viviamo in un'epoca poco democratica cioè che c'è una democrazia sulla carta, ritenuta finta perché in verità la gente ritiene che non si possa effettivamente decidere nulla.
- il 48% ritiene che il libero mercato abbia portato soprattutto svantaggi contro il 39% che pensa invece che abbia portato vantaggi. Sistema capitalistico in discussione.
- il 55% ritiene che non bisogna accettare la fine del lavoro stabile solo perché sta sparendo negli altri paesi. Sistema internazionale in discussione.
Indice di disaffezione politica e istituzionale: che tipo di rapporto hanno i cittadini con politica e istituzioni. L' indice è stato piuttosto stabile negli ultimi anni, è interessante vedere però che tra febbraio di quest' anno, quando si è avuto un calo rispetto all' anno scorso, e il dopo elezioni di maggio si è avuta una ripresa anche se lieve di due punti; questo è successo perché le elezioni hanno avuto un risultato eclatante, è stato un risultato molto diverso da quelli del passato, il che ha in qualche modo ri-vivacizzato la partecipazione.
atteggiamento verso la politica. Quando i suoi amici e conoscenti si mettono a discutere di politica lei: il 42% dice che si appassiona e partecipa alla discussione. Quel 42% sono quelli in qualche modo interessati alla politica. questo dato era calato in maniera molto significativa tra il 2007 e il 2014 (calato addirittura di quattordici punti) poi si è stabilizzato sul 35%-36% per cento, adesso dopo le elezioni è balzato al 42%, anche questo come detto prima perché una parte dell'elettorato si è riavvicinata alla politica.
Le priorità dei cittadini, cioè le loro principali preoccupazioni. Le prime tre sono:
- la disoccupazione sempre in cima però in forte calo rispetto al 2014 quindi ancora al primo posto ma non così predominante come lo era negli anni precedenti
- poi abbiamo le prospettive per i giovani al 32% (ed è il principale fattore per gli elettori del PD)
- poi abbiamo le tasse, il Fisco che è sempre importate, tra l'altro in crescita anche rispetto a due anni fa
- al quarto posto abbiamo il fenomeno dell'immigrazione, in calo rispetto a due anni fa naturalmente perché due anni fa l'emergenza era molto più forte. vediamo che comunque non è al primo posto come si potrebbe pensare leggendo i giornali: questo perché è la politica che alimenta l’importanza di questo problema nella percezione dei cittadini
Quali sono i nemici, quelli che sono considerati nemici dalle varie categorie sociali. Individuare i nemici è diventato una moda nella politica negli ultimi decenni, nel senso che attorno alla figura del nemico si costruisce spesso la linea politica di un partito per cui è un concetto molto importante. Qui abbiamo fatto la distinzione tra le varie categorie sociali:
- per i ceti medio alti i nemici sono principalmente i corrotti, che si arricchiscono sulle spalle dei cittadini
- per i ceti medio bassi abbiamo i famigerati poteri forti
- per i ceti poveri gli immigrati quindi gli immigrati sono principalmente ritenuti un problema dai ceti sociali più bassi.
Problematiche riguardanti specificamente il PD
Quali sono secondo lei le battaglie perse della sinistra negli ultimi dieci anni.
- Nella prima fascia: lavoro, immigrazione e povertà le prime tre. Lavoro e povertà sono i temi che in qualche modo dovevano essere i temi di punta della sinistra, per cui c'è un elemento di delusione su questi. Il tema dell'immigrazione è invece ritenuto una battaglia persa perché è stato lasciato un po' alle altre forze politiche che su questo hanno costruito il loro successo elettorale.
- Poi nella seconda fascia: la comprensione dei cambiamenti sociali, il senso del futuro, etica e sobrietà
Mappa delle identità politiche
Abbiamo parlato di sinistra però naturalmente tutti sapete che ormai i concetti di sinistra e destra hanno un'importanza relativa: nel senso che, per almeno il 40% degli elettori italiani, collocarsi sulla asse sinistra-destra ormai è diventato impossibile; una ulteriore quota si colloca però senza alcuna particolare convinzione. Di conseguenza dobbiamo cercare di trovare delle suddivisioni diverse. Sulla base delle autodichiarazioni degli elettori abbiamo trovato sei gruppi che come vedete non sono compartimenti stagni nel senso che non c'è una divisione netta tra questi.
- il gruppo più numeroso lo abbiamo chiamato “Rassemblement disgustato” che sono praticamente gli elettori quelli più arrabbiati, quelli più anti tutto, quelli che sono critici in maniera pesante su tutto e che quindi richiedono dei cambiamenti molto radicali nella politica e nella società e sono il 24%
- poi abbiamo due gruppi più tradizionali che sono quelli “Moderati” al 19% e “Magma progressista” anch’esso al 19%
- dopodiché abbiamo un gruppo ampio del 16% che è in continua crescita quello del “Prima gli italiani” cioè “Italy First”
- un 12% sono “Frange radicali”, nel senso più tradizionale cioè sono posizioni più estreme di sinistra o di destra, principalmente di sinistra
- infine un 10% di “Liberisti conservatori”
Se andiamo avanti vediamo la composizione degli elettorati rispetto a questi gruppi.
Nell' elettorato PD c'è un 40% di Progressisti e un 23% di Moderati, quindi due terzi dell’elettorato PD sono coperti da queste categorie, ma abbiamo anche un 15% di Disgustati è un 14% di di Frange radicali; quindi all' interno dell’elettorato PD ci sono anche delle ali un po' più “estreme”.
Forza Italia ha una componente forte naturalmente di Liberisti conservatori, un 24% di Moderati (quindi una quota di moderati simile a quella del PD) e un 29% di Prima gli italiani, che però si sta travasando piano piano verso la Lega.
L' elettorato della Lega ha un predominio di Prima gli italiani, anche se ci sono Rassemblement disgustati e anche un po' di Moderati. C'è da dire che nei flussi di voto ultimamente vediamo anche moderati di Forza Italia che si stanno spostando sulla Lega.
Infine il Movimento Cinquestelle ha una composizione particolarmente variegata: una componente molto forte di Disgustati, che è il loro core, ma vediamo che ci sono diverse componenti di tutte le categorie.
Dove sono andati a finire gli elettori del PD, considerando chi ha votato il PD in passato non soltanto alle elezioni precedenti ma in generale in passato; è una platea piuttosto ampia che per un quarto è passata al M5S, una parte molto ampia sull' astensione (22%), il 21% sono ancora indecisi per cui potenzialmente anche recuperabili, un buon 15% è passato alla Lega (questo naturalmente è un dato non scontato perché un passaggio tra PD e Lega anni fa sarebbe stato impensabile). Soltanto un 12% è passato su altre formazioni di centrosinistra (cioè quelli di sinistra) e un 4% su Forza Italia.
Cause della sconfitta elettorale del PD il 4 Marzo. quindi proseguendo abbiamo chiesto agli elettori sia del PD ma anche agli altri quali sono le cause della sconfitta elettorale del PD il quattro marzo; abbiamo messo un po' a confronto il punto di vista interno e quello esterno. Gli elettori Pd pongono al primo posto il piano internazionale cioè la crisi delle sinistre in tutti i Paesi europei, dopodiché subito dopo il non aver saputo cogliere i bisogni dei cittadini, infine come terzo un problema di leadership. Più bassa invece l'inadeguatezza della classe dirigente, infine il 10% indica l'adozione di riforme sbagliate o non condivise. Dal punto di vista esterno, cioè degli elettori non PD, vediamo che le cose sono un po' diverse: non aver saputo cogliere i bisogni dei cittadini è al primo posto in maniera anche abbastanza netta, dopodiché abbiamo l'inadeguatezza della classe dirigente.
Appurate le cause della sconfitta, vediamo quali dovrebbero essere i temi del rilancio del PD.
queste risposte sono state date dagli elettori Pd ma anche da una platea più larga di elettori che si collocano nel centrosinistra: ai primi tre posti abbiamo più diritti per i lavoratori, aiuto alle fasce deboli della popolazione, riduzione delle disuguaglianze. In una seconda fascia invece investimenti su Welfare, migliore gestione dell'immigrazione (che quindi è un tema importante anche per questo elettorato di centrosinistra, che deve essere affrontato naturalmente nell’ottica dell'integrazione ma senza trascurare la questione sicurezza) e quindi la modernizzazione del Paese e poi via via il resto.
Dopo i temi vediamo un po' i fattori di rilancio del PD. anche qui abbiamo messo a confronto le opinioni degli elettori Pd con quelli del resto del centro sinistra. Al primo posto che ci vuole soprattutto un atteggiamento di maggiore vicinanza e sintonia con la gente comune, con l' elettorato; poi la definizione chiara delle idee per le quali intende battersi (perché anche da diverse ricerche si è capito che manca quello che è un po' la chiarezza della linea politica, delle battaglie che si intende intraprende, dove si vuole arrivare); dopodiché abbiamo un leader forte e autorevole (che, anche se al terzo posto, sappiamo benissimo che dal punto di vista della comunicazione è un fattore fondamentale); quindi un' attività più incisiva sul territorio da parte di esponenti locali del partito.
Come terza fascia abbiamo un ricambio della classe dirigente e sganciarsi dai poteri forti, che però sono due elementi che sono citati in maniera molto più ampia da chi è esterno al PD (questo perché al PD, soprattutto alla sua classe dirigente, è stata affibbiata nella legislatura precedente questa etichetta di amico dei poteri forti che gli è rimasta attaccata e che non sarà facile togliere !)
Dopo i temi e i fattori un'altra questione che dovrà essere sicuramente affrontata in futuro è quella delle alleanze, un tema molto complesso che però qui affrontiamo solo con un dato diciamo di base: quello della sinistra unita. Alla domanda alcuni dicono che alle prossime elezioni europee tutte le forze del centro sinistra dovrebbero presentarsi unite, altri ritengono invece che questa sia una soluzione sorpassata. Dunque nell' opinione pubblica generale il 46% dice che è una questione sorpassata e il 29% che è d'accordo con il fatto che la sinistra si presenti unita. Questa opzione però tra gli elettori PD è caldeggiata dal 70% con una maggioranza piuttosto ampia. più perplessi sono invece gli altri elettori del centrosinistra.
Per finire abbiamo due dati che riguardano il lavoro sul territorio, a livello locale. Pensi al territorio nel suo comune e indichi quanto ciascuno dei seguenti partiti e movimenti è impegnato a occuparsi delle problematiche locali: il molto più abbastanza raggiunge il 34% per la Lega, il 31% per il M5S, il 20% per il Pd e 14% per Forza Italia. Quindi qui abbiamo certo un ritardo del Pd rispetto al M5S e alla Lega. Però quello che risalta è soprattutto il fatto che nessun partito ottiene un dato particolarmente alto (massimo il 34%), il che vuol dire che c'è di fatto un vuoto a livello locale nel confronto tra cittadini e politica locale. C’è quindi terreno fertile per chi ci deve lavorare; questo naturalmente significa anche che è un compito molto difficile, però è qualcosa che non è presidiata in maniera completa da nessun partito.
Ultimo dato che vi presento quali sono le aspettative riguardo alla politica locale, cioè cosa si aspettano i cittadini dagli esponenti locali di partiti e movimenti:
- al primo posto figura che si occupino di problemi riguardanti la quotidianità dei cittadini (il 44%)
- al secondo che ascoltino le esigenze della gente comune attraverso canali diretti (37%); quindi le esigenze dei cittadini sono soprattutto di essere ascoltati, di avere un rapporto diretto con gli esponenti politici dei vari partiti. Essere ascoltati vuol dire anche che vengano prese in considerazione le loro esigenze e che queste esigenze vengono portate avanti e risolte. Si tratta soprattutto di piccole esigenze, cioè non di grandi questioni strategiche ma il passaggio pedonale che manca, un servizio mancante nella propria zona, cose del genere
- più avanti abbiamo che devono essere il collegamento tra la gente comune e le istituzioni, che si occupino delle grandi questioni riguardanti il Comune o che siano il collegamento tra la dimensione locale e quella regionale e nazionale. Questo non vuol dire che non siano aspetti importanti ma queste questioni vengono date un po' per scontate mentre quelle che esigono un maggiore impegno sono dentro le prime due.
La ricerca SWG venne presentata da Maurizio Martina, all’epoca segretario reggente del partito, come un pezzo del Congresso che si concluse nel Marzo 2019 con la nomina di Nicola Zingaretti a segretario nazionale. L’azione di Nicola Zingaretti e di tutto il Partito Democratico è partito dalla situazione che, penso, la ricerca SWG abbia ben descritto.
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