Il 5 di giugno si è riunita l’assemblea cittadina per discutere e valutare il risultato elettorale delle scorse elezioni Europee. Gli interventi degli oratori hanno sollevato interessanti spunti di riflessione da cui partire per impostare il lavoro del Partito Democratico monzese nei prossimi mesi.
Dagli interventipossiamo abbozzare alcune conclusioni che concatenate tra loro ci permettono di arrivare a un interessante scenario in cui indirizzare i prossimi lavori del partito a Monza.
Il primo intervento si è proposto la necessità di smontare l’impalcatura della retorica leghista ma per farlo dobbiamo cercare la radice del pensiero leghista, un pensiero fatto di concetti di mussoliana memoria e che possiamo dividere nei suoi diversi aspetti:
Psicologici
La capacità di separare le implicazioni morali dalle azioni che conduce il discorso leghista
Scientifici
Il filosofo Heidegger spiegava il senso della Storia nei concetti come “la storia va azzerata in continuità, in ogni momento si parte da capo, e soprattutto, dal Capo” e questo permette loro di cambiare repentinamente opinione e seguire il Capitano nelle sue inedite interpretazioni del momento politico.
Ideologici
Come diceva lo stesso Duce il suo partito si basava “Nel non avere un programma bell’è fatto “ e che per questo “si permetteva di essere aristocratico e democratico, conservatore e progressista, reazionario e rivoluzionario, legalitario e illegalitario”.
Nel secondo intervento si è fatto notare il bisogno di allargare la base del consenso con la creazione di figure come quelle descritte dal relatore. Ipotesi possibile soltanto se il corpo dell’idee, dell’attività o dell’ iniziative non abbiano la natura di un corpo chiuso su loro stesse e solo se le idee lasceranno aperta l’inclusione dei feedback dagli operatori che in ultima istanza sono coloro che stanno in trincea, esposti tra la retroguardia della rivoluzione tecnologica e culturale in atto e il fronte della realtà di un mondo che resiste a cambiare e adattarsi.
Del resto, gli unici che possono darci la giusta imbeccata sono coloro che senza un background ideologico fanno i conti tra i propri bisogni quotidiani e la realtà che tocca loro vivere.
Il terzo intervento ha evidenziato la voglia di ascoltare.
Il quarto ha risaltato il bisogno d’una maggiore partecipazione degli iscritti nei momenti più significativi del partito.
Il quinto, pronunciato dai giovani, ha accennato alla rivoluzione in atto e che le linee guida del programma del partito del prossimo futuro dovrebbero passare dalla lotta per “Eguaglianza, Femminismo e Ambiente”, con cui mi trovo molto d’accordo.
La diversità tra la mia generazione e quella di Greta non è la mancanza d’esperienza, cosa che è transitoria, quello che è cruciale è che lei non ha un’altra priorità nei suoi pensieri se non quello di salvare il mondo. Dopo, ma molto dopo, vengono tutti quei problemi di cui la mia generazione fa i conti quotidianamente e nell’elenco delle priorità si trovano le differenze. Soprattutto si deve pensare che la rivoluzione tecnologica in atto cambia il modo di agire della popolazione e che i giovani prima degli altri si sono già adattati al mondo che sta cambiando.
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