Dico questo perchè in quest'aula è esploso forte il concetto di periferia nella sua accezzione di indicatore spaziale di un disagio fatto di distanza dal centro, carenza di servizi e infrastrutture, ritardo nell’integrazione, tensione sociale, senso di emarginazione. Un luogo, insomma, dal quale fuggire appena possibile. Ci tengo a ribadire che in questo nuovo/vecchio contratto di quartiere (il Cantalupo) ci sono molte delle risposte a questi disagi.
Oggi, risolvere la questione della casa, non è però facile. Trovati i fondi, che non ci sono oppure sono pochissimi, l’amministratore non ha in se molte opzioni; o continua a ‘costruire la periferia’, proponendo la realizzazione di programmi di edilizia assistita in aree sempre più suburbane o comincia a pensare di poter ‘lavorare nell’esistente’ con politiche diversificate come; finanziare affitti controllati nell’edilizia commerciale urbana, collegarsi ai programmi di microcredito, operare nel campo del restauro e del riuso cercando ove possibile occasioni per la densificazione dei tessuti urbani, (e qui mi sembra doveroso un collegamento ai 21 ambiti di riqualifica presentati dall'Ass. Colombo).
Questo significa contaminare la città con il concetto di periferia ricercandolo nei mille luoghi, e nelle mille forme e possibilità che si presentano. Dobbiamo pensare a ridisegnare virtualmente i confini della città rinunciando alla periferia come modello di città a favore della città come modello di periferia e di società.
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