Si parte presto, di notte sarebbe meglio dire; sicuramente i più mattinieri sono i democratici che raggiungono Roma in autobus. Io parto con un treno speciale da Milano Centrale: durante il tragitto c'è chi dorme ma i più discutono. Il viaggio è una buona occasione per confrontarsi tra iscritti a circoli di diversi comuni o province, scambiandosi idee ed esperienze: anche da qui si costruisce la coesione di un partito.
Giunti a Roma, una sorpresa gradevole: alla stazione Termini ci riceve Gianni Letta con spille e adesivi. I vertici del partito ci appaiono così vicini alla base e capiamo che anche loro scendono con noi nelle strade a manifestare.
Il treno e i bus sono arrivati a Roma molto prima dell'inizio del corteo e così c'è il tempo per una passeggiata tra le vie della città. Il clima mite e il bel tempo rendono Roma stupenda e mi convinco che molti leghisti forse non l'hanno mai vista: in caso contrario molti di loro avrebbero molta meno voglia di fare la secessione.
Verso le 13.30 ci si ritrova tutti in piazza della Repubblica, uno dei due luoghi del raduno. Qui io e tutti gli altri manifestanti ci siamo resi di una delle note più piacevoli della giornata (come Bersani stesso ha ricordato): il corteo è pieno di giovani, venuti da tutta Italia, un chiaro segno che il nostro partito si sta radicando e che siamo un partito che include i giovani.
Il corteo parte, è lungo e animato, quanti saremo? Non importa a nessuno in realtà, addirittura si ironizza ipotizzando numeri assurdamente elevati: in realtà il risultato più importante è aver dimostrato che il nostro è un grande partito costituito prima di tutto da persone; essere qui presenti significa testimoniare una volontà di protesta contro la politica di chi governa in questo momento l'Italia.
A piazza San Giovanni, una piazza davvero colma tanto da fa commuovere Bersani, sentiamo l'atteso discorso del nostro segretario; vi segnalo cosa mi ha più colpito.
Il discorso parte giustamente lanciando il messaggio che oggi, qui in piazza, il partito è sceso prima di tutto per far capire agli italiani che Berlusconi deve andare a casa: l'Italia ha ormai subito per troppo tempo il suo malgoverno; c'è una grave crisi nel paese e le destre non sanno dare una risposta concreta. Ormai il governo è al capolinea e la sfiducia è inevitabile: quindi è assolutamente vergognosa la compravendita di voti messa in atto da Berlusconi pur di non doversi dimettere.
Nel proseguo del discorso mi sono piaciuti particolarmente i punti relativi all'importanza dell'Europa, alla lotta all'evasione fiscale, il forte richiamo ad una nuova campagna di liberalizzazioni, la riduzione dei parlamentari, la volontà di rivedere il conflitto di interessi e i monopoli dell'informazione, la priorità ai problemi delle nuove generazioni e del centro-sud. Insomma, nelle parole di Bersani ho colto quello che posso definire il "programma" del nostro partito, un programma che ultimamente è sembrato a noi stessi iscritti poco chiaro.
Quando termina di parlare Bersani, con il richiamo al "vieni via con me" del programma di Fazio-Saviano, non reste che incamminarsi alla stazione per far ritorno a casa; il buio è arrivato e anche a Roma ormai non fa più tanto caldo.
Così mi è rimasto dentro di questa giornata?
Che il PD non è un partito di carta ma di persone, un partito che può parlare ai giovani perché tanti giovani già ne fanno parte, che il nostro partito è forte perché numerosa e appassionata è la sua base: una passione da trasmettere agli italiani in modo da far capire che noi, e non altri, siamo la vera e concreta alternativa.
Quindi, rimbocchiamoci le maniche!
Roma 1.:“Una giornata particolare” vissuta da un Giovane Democratico
- Scritto da Fabio Rubini
- Categoria: Attualità
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