Per la scuola pitagorica, il movimento filosofico nato nel I Secolo avanti Cristo, è il numero perfetto, in quanto sintesi della parità con la disparità; è la teorizzazione della superfice piana, la cui forma è un triangolo; nel misticismo cattolico rappresenta la sintesi della trinità.
Il 3 è il numero perfetto da quando l’uomo ha iniziato a contare; dall’invenzione del sistema decimale solo il concetto di zero ha superato, ad attenzioni filosofiche, la possibile materializzazione di astrazioni filosofico religiose poiché lo zero, il niente, non è rappresentabile in alcun modo se non con un segno grafico; quindi, il 3 è il numero perfetto anche per i mandati di un Presidente regionale?
La proposta di legge di Lega Nord sull’abolizione del limite dei 2 mandati per i Presidenti di Regione ha scatenato il dibattito ed alimentato il fuoco del confronto politico su un tema che ha una derivazione storica che, probabilmente, è da riferirsi a tutta l’età repubblicana del nostro Paese: a fronte di un immobilismo di stampo conservatore e ad interessi nebulosi, gli italiani hanno assistito alla permanenza di alcune figure politiche per molti anni, sedute in “luoghi” strategici e facenti da tappo ad un ricambio generazionale di cui ancora oggi fatichiamo a vederne il progresso e che ha alimentato la disaffezione alla politica da parte delle nuove generazioni: il 40% di astensionismo medio delle ultime tornate elettorali ne ancora uno strascico vistoso, nonostante si assista ad un flebile ritorno d’interesse alla politica da parte dei giovani.
Il tema, ovvero la misura temporale della durata perfetta di un mandato a livello regionale, è di difficile quantificazione ed i possibili riferimenti di parenza hanno un carattere soggettivo se non per un aspetto anagrafico che comunque determina alcune valutazioni di carattere umanistico: l’età del Presidente si configura come un pregresso processo esperienziale di militanza politica nonché di curriculum istituzionale, riferenti entrambi alle capacità di leadership sociale e di lungimiranza politica; ancora una volta l’oggettività si unisce alla soggettività. Nuovamente le Scienze Politiche.
Ritornando sul piano terreno della valutazione, verrebbe da porsi una domanda: qual è la pagella perfetta del Presidente regionale che permetta di varcare l’attuale limite previsto per legge?
La Costituzione non pone limiti oggettivi ma le società si evolvono, cambiano, mutano in una molteplicità di aspetti che il politico deve saper tradurre in azioni concrete aventi carattere di lungimiranza e di inclusività, nonché di giustizia sociale, per i quali non esistono limiti di mandato, poiché un provvedimento legislativo o amministrativo si ripercuote su un orizzonte temporale che è sempre più di difficile valutazione qualitativa e quantitativa a fronte di mutamenti sociali rapidi, repentini e condizionati da questioni internazionali che riverberano fin nel quotidiano delle persone. Abbiamo molti esempi nella storia di Leader che in poco tempo hanno prodotto grandi cambiamenti ed altri che in molti anni di Governo non hanno fatto altrettanto.
Sembrerebbe quasi che ci sia un vuoto costituzionale a fronte di quanto appena esposto; invece, la Carta esprime intrinsecamente un valore e un’etica politica che, di fronte ad una battaglia numerica, diviene di enorme potenza: il principio del buon padre di famiglia: esso rende tronfi i 139 articoli di un valore inestimabile.
Lei richiama tutti all’ordine umano della competenza, dell’esperienza politica e di vita non ammaliata da mistica magia ma da una realtà sempre attuale che mai potrà essere superata in quanto retta da princìpi riconducenti alla giustizia del tempo e dell’avvenire delle nuove generazioni: la giustizia sociale che i giovani meritano come fautori del proprio futuro e dell’ambiente sociale, politico, nazionale ed internazionale nel quale vivranno: il ricambio generazionale avverrà, per forza di cose.
Il numero di mandati è un metro di misurazione politica inadeguato al tempo in cui viviamo ed al ritmo di vita nel quale le generazione di oggi si ritrova ad arrancare, rincorrere o virtuosamente a stare al passo, allibita ed incompresa da una diatriba politica vecchia e stantia nel lasciare spazio ad una giovane nuova classe dirigente che, a prescindere dal colore politico, è in grado di leggere la società con uno sguardo temporale di più ampio orizzonte, formulare proposte, confezionare provvedimenti ed attuare un cambiamento di cui si brama da troppo tempo ed la cui prima promotrice è una vecchietta datata 1 Gennaio 1948 che dimostra ancora per una volta di essere sempre la più giovane.
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