Libertà è Partecipazione. Così cantava Giorgio Gaber, e la domanda da farsi è se non sia vero anche il contrario, e quindi che senza partecipazione la libertà forse non è.
Questo anno un po’ assurdo e frenetico ha visto il voto Comunale a Monza con le sue caratteristiche particolari, una vittoria contro ogni pronostico che è stata alla fine ancora poco analizzata nelle sue forme e nei sui perché.
Non c’è stato il tempo perché si è corso al voto anticipato delle politiche, con le sue insoddisfacenti caratteristiche, ancor più per il nostro territorio, e poi le regionali e di nuovo le amministrative e infine le suppletive. Con il risultato che conosciamo, le complesse modalità di individuazione della candidatura da sostenere e soprattutto quell’affluenza al 19% che dovrebbe essere la nostra principale preoccupazione.
A Monza mi sento di dire che c’è un partito vivo, con idee e vitalità.
Abbiamo una grande sfida davanti a noi. Un anno fa abbiamo vinto in città. Ma siamo riusciti a farlo al secondo turno. E di pochissimo. Dobbiamo saperlo. Dobbiamo conquistare. Allargare il consenso. Spiegare il lavoro che facciamo. Includere.
Non essere insofferenti alle critiche ma farne tesoro.
Dobbiamo coinvolgere nuove persone. Rafforzare i circoli come luoghi di incontro aperti. Non solo per noi. Luoghi di iniziativa non solo politica ma di cultura. Di aggregazione e di frontiera. Per questo serve investire sui circoli e sugli spazi a loro disposizione. Aprire le porte. Senza pretese. Tendere una mano. E diventare piano piano maggioranza.
Dobbiamo rispettare le differenze tra di noi e essere un luogo aperto del confronto e dell’incontro. Imparare ad ascoltarci a conoscerci e non a giudicarci. Superare i pregiudizi e fare ognuno del nostro meglio.
Non solo amministrare bene ma fare pedagogia politica e mostrare volti diversi che possano unire.
La più grande sfida di questo tempo, se pensiamo a cosa sta succedendo in Medio Oriente, ma anche in Ucraina e purtroppo in molti altri posti su cui c’è meno attenzione mediatica, la più grande sfida è avere amore e fare tesoro delle differenze.
Il nostro nome, Partito Democratico, significa questo, noi crediamo in qualcosa che pare passato di moda ma deve tornare di moda se non vogliamo un mondo di violenza.
Democratico è soprattutto rispetto per ciò che è diverso, lontano, che non apprezziamo e non amiamo. È il valore dell’altro da noi. E da qui noi dobbiamo partire, nel partito di Monza e nel governo di questa Città.
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