Premessa
Questo mio contributo è stato scritto prima della formazione del Governo Draghi e ovviamente sembra già superato dagli eventi. Spero, invece, che abbia mantenuto la sua utilità di riflessione a posteriori e di anticipazione di un dibattito congressuale che, al momento opportuno, avverrà nel Partito Democratico.
Contributo
Mi ha fatto enormemente piacere leggere nell’articolo di Tommaso Ciriaco su Repubblica del 10 Febbraio le condizioni che Mario Draghi avrebbe dettato a Salvini: “Sono i paletti di Mario Draghi. Un concentrato di europeismo, la negazione di ogni sovranismo. Faccia a faccia con Matteo Salvini, il premier incaricato li elenca uno dopo l’altro, alzando deliberatamente l’asticella: fiscalità europea, maggiore cessione di sovranità a Bruxelles, superamento del meccanismo dell’unanimità che rallenta l’integrazione”.
Bene! Allora rimettiamo in file le cose: se Mario Draghi può spingere sull’europeismo è perché c’è ancora una Unione Europea ed è una Unione Europea che ha deciso di superare l’austerità per adottare il sostegno reciproco dei Paesi nel superamento della crisi sanitaria, economica e sociale determinata dalla pandemia.
Questa evoluzione non è caduta dal cielo! E’ avvenuta per l’azione lucida e determinata delle due maggiori famiglie politiche europee: Socialisti e Democratici (S&D) e Popolari (EPP). Tale azione è culminata nella elezione l’1 Dicembre 2019 di Ursula von der Leyen a Presidente della Commissione europea.
In questa evoluzione politica l’azione del Partito Democratico è stata determinante! Come dimostrano l’elezione il 3 Luglio 2019 di David Sassoli a Presidente del Parlamento europeo e, soprattutto, di Paolo Gentiloni a Commissario europeo per l'economia.
E l’azione del Partito Democratico è stata determinante anche in Italia perché la cosiddetta maggioranza “Ursula” desse vita il 5 Settembre 2019 al Governo Conte II.
Mi si obietterà: ma il Governo Conte II non è nato per iniziativa di Matteo Renzi? Sì, nel senso che Matteo Renzi ha tolto un veto che egli stesso aveva posto a qualsiasi alleanza con il M5S. Ma Italia Viva, nata nello stesso giorno in cui ha giurato il Governo Conte II, ha sempre considerato l’alleanza di governo con il M5S un puro tatticismo, utile a scongiurare le urne dopo la crisi del Governo giallo-verde e limitato a realizzare poche cose: evitare l’aumento dell’IVA e varare la legge finanziaria del dicembre 2019 contenente il Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2020.
Come poteva una simile prospettiva politica portare ad un Governo di legislatura fino al 2023? Non poteva! E c’è voluta l’intuizione di Nicola Zingaretti “non si può governare da nemici” (intervista a Repubblica del 6 Settembre 2019), per avviare un faticoso ma produttivo dialogo con il M5S volto a ridurre le diffidenze reciproche e cominciare a ragionare sulla prospettiva di una alleanza strategica.
Ancora Nicola Zingaretti nella Direzione Nazionale PD dell’8 Gennaio 2021 “A fine agosto del 2019 eravamo consapevoli dell’eterogeneità e anche della fragilità della maggioranza a cui sceglievamo, con altri, di dare vita. Eppure abbiamo deciso di assumerci quella responsabilità e di avviare una nuova stagione della politica italiana.
Proprio perché coscienti di quelle fragilità siamo stati di gran lunga e in ogni passaggio la forza più unitaria, quella che di più si è messa a disposizione per rafforzare una visione comune e che ha chiamato, spesso inutilmente, gli alleati a una battaglia condivisa, anche nelle elezioni amministrative. Abbiamo cercato in ogni modo di garantire, spesso lasciati soli, un fronte comune per combattere le destre e per affermare una sintonia tra la battaglia politica che conduciamo come forze di Governo e la vita delle comunità locali.”
Certo nella Direzione Nazionale del 27 Gennaio 2021 Nicola Zingaretti ha proposto di insistere su Conte, definendolo una risorsa importante che sarebbe stato non solo ingiusto ma irrealistico e avventuroso cambiare.
È stato sbagliato insistere su Conte? Magari alla luce dell’effetto sicuramente positivo dell’incarico a Mario Draghi? Secondo me NO! Perché, nella stessa Direzione Nazionale, Zingaretti ha chiesto al partito “Chiarezza. Lealtà. Trasparenza. Misura”, cioè ha chiesto di preservare agli occhi degli Italiani l’immagine del PD come di una forza politica affidabile e di porre le basi per la continuazione del rapporto politico con il M5S e con Leu.
Sempre Nicola Zingaretti alla trasmissione televisiva Mezz’ora in più del 7 Febbraio 2021:
“Sono orgoglioso di aver cercato di salvare fino all’ultimo l’esperienza del Governo Conte II, perché quel patrimonio di unità che noi abbiamo conquistato grazie alla nostra lealtà politica sarà oggi utilissimo per dare a Mario Draghi una base di solidarietà programmatica da cui partire.”
Qualcuno, anche tra noi, ha derubricato l’insistenza di Zingaretti sulle alleanze a manovra tattica mentre io la rivendico come la nostra prospettiva politica: “Mai più il PD debole e isolato” (Nicola Zingaretti il 9 Febbraio 2021 dopo l’incontro con Mario Draghi). E ancora “il PD non sarà mai una forza di pura testimonianza”.
Nel contesto politico attuale caratterizzato da una frammentazione irriducibile (pensate alla realtà politica monzese: PD, LabMonza, MonzAttiva, Possibile, Italia Viva, M5S, Azione, +Europa, forse Città Persone …dimenticato niente ?), come si fa a pensare ancora alla “vocazione maggioritaria” del PD ? Credo invece nella sua “vocazione di governo”, cioè di impegno per realizzare le proprie idee allargando il campo delle alleanze e ricreando, se possibile, una situazione di sostanziale bipolarismo Sinistra-Destra, in cui i Cittadini scelgono tra due schieramenti alternativi.
Rispetto a tutto ciò come giudicare l’azione di Matteo Renzi? Certo Renzi ha ottenuto il risultato che voleva: far cadere il Governo Conte ed uscire dalla situazione minoritaria in cui l’alleanza PD-M5S lo aveva collocato. Ma poi? Quale strategia politica per il futuro? Finisco con un’ immagine velica: Renzi è bravissimo a pilotare la sua barca a vela, peccato che sulla sua barca ci sia posto solo per lui.
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