Cari amici di Italia Viva, sono Sergio Civati
mi permetto di scrivervi, perché ho a cuore il destino del Pd e di Italia Viva.
Molti di voi mi conoscono, perchè sin dalle prime primarie (perse), ho sostenuto e condiviso le scelte di Matteo Renzi, per la sua volontà di cambiare radicalmente il partito e di proporre un progetto realmente riformista.
Ironicamente mi ero definito “diversamente renziano”, perché ho sempre cercato di ragionare con la mia testa, sostenendo e criticando di volta in volta le scelte del nostro leader e segretario. Una modalità, quella dell’autonomia di pensiero e di scelta, che ritengo tutt’ora, dovrebbe essere un forte antidoto alle logiche correntizie o di mere sudditanze ai nostri leader di turno.
Non mi sono mai piaciuti, i “tifosi ultrà della curva” , né allo stadio né tantomeno in politica.
Scrivo quindi queste righe senza pregiudizi, con libertà e franchezza.
Come diceva quella canzone: “ci siamo lasciati senza un solo perché”.
Qualcuno l’ha definita giornalisticamente : “una scissione a freddo”, in realtà credo che molti di voi uscendo abbiano vissuto un senso di liberazione con nuove energie ed entusiasmo (piccolo è bello!) e per chi è rimasto sentimenti di sconcerto e amarezza..
Fredda, lucida e non condivisibile (secondo me) la modalità scelta: una uscita fatta un minuto dopo la formazione da un nuovo governo, fortemente voluto dallo stesso Renzi.
Assenti i luoghi per mettere in comune e confrontare i “perché” di tale scelte e soprattutto le conseguenze. Una assordante assenza di dibattito che rimuovono le cause e non aiutano a preparare futuro.
Ho cercato di capire i motivi di tale vostre scelte, ma in tutta sincerità faccio ancora oggi fatica a condividerne le motivazioni, convinto come sono, che sono più i valori e le scelte comuni rispetto alle pur presenti differenze.
Matteo Renzi, forse ancor più di Veltroni, ha rappresentato l’idea del partito a “vocazione maggioritaria”. Il “partito delle primarie”, del 40% alle europee, delle riforma costituzionali, del sistema elettorale a doppio turno.
Scegliere di uscire da un grande contenitore, per formarne uno più piccolo, ha significato (oplà) reinventarsi come una nuova forza politica di stampo “proporzionalista”, in sintonia paradossale con le incomprensibili scelte attuali dello stesso Pd. Questo significa anche chiudere con l’esperienza delle primarie.
Giustamente Renzi, aveva individuato nelle “picconature” dentro il Pd al suo buon Governo una delle cause della sconfitta elettorale. Così come giustamente, rimarcò che il mancato rispetto del risultato delle primarie andava a ledere il concetto stesso di democrazia dentro il partito.
Dopo le elezioni di Zingaretti, Renzi prese l’impegno di non fare lo stesso errore: “noi non faremo come Bersani,. staremo dentro il partito e, daremo il nostro contributo di collaborazione, rispettando l’esito delle primarie.
Infatti….
Non è buona cosa, nella vita come in politica, fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te, anche perché non ci rende credibili..
Ma questo è già il passato, ma per il futuro?
Cari amici di Italia Viva, abbiamo di fronte 2 scenari che valgono per voi, così come per il Pd.
Il primo scenario è il copione di un film che abbiamo già visto molte volte: un centrosinistra competitivo e diviso al suo interno e che ci ha portato ripetutamente alla sconfitta.
Forze politiche,che al di là delle buone intenzioni dichiarate, nei fatti scelgono di essere “concorrenti”. L’altro vissuto come “nemico” e non come alleato con il quale costruire programmi e scelte comuni possibili.
Forze politiche, contigue tese ad evidenziare maggiormente le differenze rispetto alle idee comuni; impegnate a piazzare bandierine per essere visibili piuttosto che ricercare buone mediazioni; soggetti che sopravvivono con un ruolo di interdittori. Il tutto, dimenticando che l’avversario (politico), sta dall’altra parte dello schieramento.
Forze politiche che anziché misurarsi sui contenuti a volte preferiscono demonizzare l’altro con slogan caricaturali che fanno terra bruciata di terreni comuni: renziani come “berlusconini travestiti” o piddini diventati paladini di tasse e giustizialismo.
Il secondo scenario (mai provato in passato dopo scissioni), richiederebbe la scelta la maturità e l’assunzione di responsabilità , di mettere al primo posto la volontà di riprendere un cammino intessendo una “tela comune” del centrosinistra.
Per fare questo ci sarebbe bisogno di una pre-condizione: l’attivazione di luoghi di confronto nazionali e locali tra Pd e Italia Viva. Confronto, che nel rispetto delle reciproche diversità, operino come “alleati e non come concorrenti”, lavorando nell’individuazione di temi comuni, cercando sintesi e non rimarcando differenze.
Un asse programmatico Pd-Italia Viva, darebbe più “forza contrattuale” per il profilo riformista nel rapporto con 5stelle e con la sinistra radicale.
Ma quale è l’area del campo di “gioco”, per poter aspirare a governare ora e in futuro?
Qui si pone il problema del rapporto con 5 stelle e con la sinistra radicale.
In questo schema, mi sembra che in politica non reggano più: il “mai con…” o il “per forza con…”
Le mutazione delle alleanze, hanno e dovranno tenere conto dei contesti politici ed economici, se si vuole fare l’interesse generale e del paese rispetto a quello particolare o di partito. Così come è dimostrato che partiti e movimenti nel tempo cambiano in termini evolutivi o involutivi.
La “bussola” che ci dovrebbe orientare è quella delle discriminanti programmatiche, non intese come somma di “bandierine e principi” dogmatici ma come quadro di valori condivisi e contenuti comuni portati a sintesi di possibile realizzazione.
Esistono temi e orientamenti comuni strategici tra Pd e Italia Viva (e non solo…) per i quali battersi assieme? Penso proprio di sì, se se ne avrà volontà, pazienza e lungimiranza.
Nell’insegna del “ma anche” di veltroniana memoria, pongo tre esempi , che personalmente ritengo prioritari, nella consapevolezza della loro complessità.
E’ possibile fare della questione ambientale, dei cambiamenti climatici, della sostenibilità la vera priorità comune per il futuro, tenendo insieme sviluppo qualitativo, con una economia eco sostenibile?
E’ possibile fare una reale battaglia alla povertà e alle diseguaglianze, tenendo insieme risposte che si rivolgano a “vecchi e nuovi cittadini italiani? Riformando in una unica proposta reddito d’inclusione con quello di cittadinanza (scorporandolo dalla funzione di politica attiva del lavoro) e riattivando politiche di accoglienza e integrazione che siano degne del nostro paese?
E’ possibile riformare le politiche di tassazione dei cittadini in termini di maggiore progressività a favore dei ceti medio-bassi e riducendo le tasse sul lavoro? Politiche fiscali tese ad incentivare lavoro e che favoriscano il tenere insieme necessità di flessibilità con garanzie e diritti che vadano a superare precariato e “nuove schiavitù?
Facile e velleitario, sarebbe dire un istantaneo e immediato sì. Ma le risposte a tutte queste domande richiederanno: consapevolezza della complessità e la pazienza e competenza necessaria.
Cari amici di Italia Viva, cari amici del Pd non pensate e non pensiamo che valga la pena di provarci?
Mi auguro a presto!
Ho letto con piacere la tua riflessione, sono perfettamente d'accordo sul punto che bisogna ricominciare a discutere, chiarire gli obiettivi comuni e lavorare per tornare a governare sia i piccoli centri che l'Italia intera. Dobbiamo farlo però con tutte le forze di centrosinistra. Per cui mi piacerebbe indirizzare una simile lettera a tutte quelle aree che progressivament e hanno lasciato il PD ed anche a coloro che sono stati vicini ma non necessariamente dentro. Ciò detto, nel particolare di Italia Viva, fintanto che ci sarà Renzi alla loro guida, non mi sembra ci siano grandi possibilità di successo visti i numerosi pregressi di opportunismo messi in atto dal loro leader. Gli amici e compagni che invece la compongono, hanno la possibilità di riflettere e, ricordando le origini della nascita del PD, provare a rimettere in discussione la scelta riprendendo il percorso di avvicinamento.
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