Nella sua relazione all’Assemblea nazionale Maurizio Martina ha chiesto di “tenere il Congresso in tempi ragionevoli” e di poter essere lui a guidare il partito fino al Congresso con un mandato chiaro: “se tocca a me, tocca a me, anche per poche settimane!”
Martina ha chiesto che il Congresso sia “costituente, profondo, aperto”, quindi non una Domenica ai gazebo ma un percorso che riscopra le ragioni fondative del PD in linea con il progetto avviato 10 anni fa.
Martina ha invocato che il PD ridiventi in tempi brevi l’alternativa al governo pentalegato di questi giorni, con la costituzione di un “nuovo CentroSinistra alternativo a Lega e M5S, ma alternativo anche a Forza Italia”.
Per il percorso congressuale Martina ha promesso di lavorare in modo “collegiale” e ha chiesto con forza che “le idee vengano prima delle persone” fuori dalla “logica di chi sta con chi”.
Io sono d’accordo con l’impostazione di Maurizio Martina.
E’ fondamentale che sia proprio lui a guidare questa fase ? Forse no, anche se la nomina di Martina rappresenterebbe un chiaro segnale che il PD è disponibile, dopo la “botta” del 4 Marzo, a cambiare qualcosa nelle proprie politiche e nel proprio gruppo dirigente.
Come avviare sin d’ora una fase congressuale efficace?
Secondo me occorre che smettiamo tutti di essere tifosi, che ricominciamo a rispettarci, ad ascoltarci e a valutare le idee indipendentemente dallo schieramento da cui provengono.
C'è una domanda per me fondamentale: è possibile immaginare che alcune delle realizzazioni fatte dai nostri governi possano essere modificate o forse cancellate?
Il grido di dolore di Roberto Giacchetti nell’ Assemblea nazionale che “il partito appare ripiegato su se stesso” a me pare essere conseguenza del fatto che una parte del partito sta frenando una discussione vera e una ipotesi di ricambio.
Prima di fare qualche esempio delle modifiche che ho in mente, faccio questa precisazione: condivido il nucleo delle politiche portate avanti dai nostri tre Governi (Letta, Renzi, Gentiloni); condivido lo sforzo di riportare il sistema paese a galla dopo la crisi economica più grave del dopoguerra; condivido gli sforzi per rimanere fortemente europeisti ma, allo stesso tempo, per modificare le priorità europee in base alle nostre priorità: crescita economica e gestione dei flussi migratori; condivido, infine, il rispetto di un quadro di compatibilità economiche che, piaccia o meno, sono inevitabili per un paese con un debito pubblico di 2.256 Miliardi di euro!
Detto questo, come facciamo a essere percepiti meno come establishment e più vicini ai bisogni di tanti Italiani? Secondo me agendo di più sul tema dell’uguaglianza e di una ragionevole ridistribuzione della ricchezza.
Faccio degli esempi miei, tanto per intenderci:
- Potremmo reintrodurre la tassa sulla prima casa, il cui gettito potrebbe essere impiegato per potenziare il reddito di inclusione, passando da 2 a 4 Milioni di persone assistite
- O l’eliminazione di bonus dati in maniera universalistica senza tenere conto della capacità di reddito delle persone e delle famiglie. Io credo che non dovremmo più proporre provvedimenti che non tengano conto della capacità di reddito. Arrivo a dire che anche l’indennità di accompagnamento, che oggi viene data alle persone invalide senza limiti di reddito, non dovrebbe essere data anche a coloro che hanno redditi oltre un certo livello
- Concordo sul Salario minimo legale, già “annegato” nei nostri 100 punti programmatici, e ora finalmente messo in risalto da Martina ! Riguarda circa 2 milioni di lavoratori dipendenti !
- Da valutare attentamente il tema dell’Articolo 18, che è stato certamente usato in maniera strumentale dai nostri oppositori ma che non farei diventare, a nostra volta, un totem !
Per concludere, il punto non è il contenuto in sé delle proposte ma la possibilità di farle senza che qualcuno pensi alla “lesa maestà”! Il nostro partito non ha e non deve avere alcuna maestà!
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