Sono mesi che si discute sul ruolo dell’Europa, sul significato stesso dell’Europa mentre molti politici dei vari paesi aderenti fanno a gara a “sfiduciare”, a gridare al nazionalismo, al sovranismo. Dibattiti, discussioni, slogan, battaglie e poi? E poi succedono i fatti di Dortmund!
E dentro al mio cuore si apre uno spiraglio di luce e di certezza. L’Europa c’è. L’Europa è lì, in quello stadio, tra quei tifosi che si scambiavano bandiere, sciarpe e letti in cui dormire. L’Europa c’è. Tra chi dice “non importa chi vince stasera, l’importante è giocare e già sappiamo chi ha perso”.
Già, chi ha perso? Ha perso chi vuole dividerci con la paura e con le bombe, ma anche chi alza muri di mattoni e di idee. Ha perso chi vorrebbe tornare indietro nel tempo, chi non riconosce il valore della Storia, della cultura e del passato. Ha perso chi pensa di relegare il sentimento europeo dentro normative o i numeri e le percentuali dell’austerity o del debito pubblico…
L’Europa c’è ancor prima del Parlamento o della Commissione. È nel sentimento che ci unisce e che ci fa scoprire uguali nello nostre pluralità. Ed allora vi chiedo: ripartiamo da Dortmund, la nuova Ventotene del 2017, per chi ancora ci crede, per chi come me ha visto questa Europa nascere e non vuole più vederla morire così.
Riprendiamoci l’Europa, i suoi confini, le sue tradizioni, i suoi ideali.
Non una Europa fantoccio, una Europa che sia un vero Stato federale, con un vero governo politico e non solo finanziario, un esercito, una Europa senza se e senza ma, ci sono e non ci sono, ci stiamo ma fino a qui, un Europa di soli diritti e mai doveri.
Dentro o fuori. Perché non c’è più tempo per decidere. Non è più il tempo di isolarsi.
Fuori il tempo e la Storia ci richiamano ai nostri doveri ed ai nostri diritti. I tifosi di ieri sera ci chiedono e ci raccontano la vera Europa.
Per noi, per loro, per i nostri figli.
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