Da quando sono bambina ho compreso che esistono due tipi di silenzio. Un silenzio dettato dalla paura, dalla timidezza, dalla sottomissione. Un silenzio dettato dal giudizio. Il silenzio che giudica e che vale più di mille parole. Un po’ come quando da ragazzina, dopo averne combinata una delle mie, a tavola regnava il silenzio. In particolare quello di mio padre. Un silenzio che significava tante cose ma soprattutto: mi hai deluso.
In questi giorni assistiamo a una fuoriuscita di alcuni personaggi di grande peso politico legati al Pd ed alla sua fondazione come Bersani e D’Alema. Per settimane è stato un gran susseguirsi di dichiarazioni (spesso al veleno) gli uni contro gli altri, in particolare gli uni contro Renzi segretario.
Grandi dibattiti sul ruolo della sinistra all’interno del partito, interviste sui giornali di maggiore tiratura, convention in vari alberghi… Ognuno dei “ duellanti” si rivolgeva alla sua platea per raccogliere consensi. Molti uomini politici del Partito Democratico si sono susseguiti sul palco mediatico della cosiddetta “scissione” (ma che poi scissione non è). I protagonisti di questo duello sono stati sempre uomini detentori si vede del copyright del Pd, della sinistra o del riformismo...
In tutto questo le donne democratiche sono rimaste in silenzio a parte qualcuna come Teresa Bellanova che ha preso parola in modo belligerante e appassionato durante l’assemblea nazionale a Roma. Le altre, soprattutto le donne cosiddette dirigenti del Pd (penso a una Boschi, a una Finocchiario, Rosy Bindi, Monica Cirinnà e tante altre) sono rimaste in silenzio cosi come tante compagne come me, semplici attiviste.
Subito sono cominciati sui giornali, sui social, in televisione i toto quesiti sul perché le donne del Pd rimanessero in silenzio durante il naufragio della barca Pd. Sottomissione al Capo, minoranza intellettuale, incapacità di proferire verbo sugli alti argomenti dibattuti? Anche femministe di fama hanno richiamato l’attenzione su questo fenomeno silenzioso.
Così ho deciso di prendere carta e penna e dopo un post su Facebook di una cara compagna di partito e ho deciso di sciogliere il nodo. Almeno per quel che penso io. Il silenzio delle donne del Pd è un silenzio che vale più di mille parole.
Basta pensare a cosa succede nelle vita quotidiana quando una donna viene delusa. Prima di allora che sia marito, amante, collega o figlio le donne cercano la mediazione, il contatto verbale spesso sperando di ricucire quel qualcosa che si è rotto perché ancora ci tengono, sanno di tenerci. Ma quando una donna smette di parlare bisogna cominciare a preoccuparsi. Significa che per lei non vali più nulla o meglio non vale più nulla la diatriba che è nata, la discussione portata avanti dall’interlocutore. Quello a cui abbiamo assistito in questi giorni è stato il duello tra uomini alfa, gli uomini cosiddetti da comando, i leader, i capobranco oserei direi (pensando un po’ alla preistoria).
Le donne hanno percepito quel che tutto il resto del mondo ha percepito: che fosse una mera lotta di poltrone, una volontà di schiacciare l’avversario, di umiliarlo, di giocarsi, appunto, la supremazia del branco. Ma noi donne non facciamo parte del branco, queste lotte intestine per il potere personale ci avviliscono e ci disturbano alquanto: è una questione antropologica.
È nella natura stessa delle donne distribuire il potere tra pari sia nella cura che nella vita reale. Da sole non ce la faremo mai a gestire tutto e cosi ci creiamo una rete di amiche salvagenti: nonne, suocere, baby sitter, badanti che ci aiutino nel lavoro di mamma, figlia, lavoratrice. Il nostro potere impariamo a delegarlo fin da bambine perché sappiamo che fuori ci sono proprio quei maschi alfa che non vogliono permetterci di fare il salto verso il tetto di cristallo del potere. E non ci riusciremo mai da sole: dobbiamo essere unite in questa lotta femminista.
Il silenzio di questi giorni dunque suoni ai cari compagni alfa e zeta come il peggior atto di accusa che possiamo rivolgere a qualcuno: questa finta scissione su grandi ideali non è fatta a nostro nome.
E sappiate che alla lunga la gente si annoierà dei maschi alfa e tornerà alle donne beta. Quelle ora silenziose ma determinate, quelle che lavorano fino a tarda notte per una legge, che ci mettono la faccia e il tempo, che tessono relazioni, che sono di sinistra e di centro ma soprattutto sono del Pd.
Ecco soprattutto siamo donne del Pd, e mentre voi litigate noi ci ritroveremo, ci organizzeremo e porteremo questo partito alle sue origini.
Perché è questo che chiedo a gran voce a tutte le mie compagne: dopo il silenzio l'azione. Dimostriamo che c'è una parte e non piccola del nostro partito che sa stare insieme e che insieme lavora e lavorerà per il Paese.
Questa sarà la nostra voce, compagni: costruire insieme.
Le beghe meschine non ci interessano.
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