Grazie ad Alberto, ho potuto leggere il bell’articolo, ripreso anche dalle nostre PD Monza News, e gli esiti di un sondaggio che la nota agenzia demoscopica SWG ha condotto sul tema delle relazioni umane, come vengono percepite attualmente dalla gente.
Sorprende come prevalga il desiderio di comunità, del fare le cose insieme, e non più dell’individualismo: “ Il bisogno di cambiamento racchiude in sé la latente ed emozionale presa di coscienza dell’illusorietà dell’individualismo liberale e della sua proclamata sovranità del soggetto. Otto anni di crisi, lo sfarinamento delle certezze e del ceto medio, il futuro in salita che si prospetta ai giovani, ma anche l’esigenza di unire le forze per farcela, hanno messo a nudo, per buona parte della società, il vuoto della promessa individualistica e i danni che essa produce”
Seguono i dati dell’indagine: il 65% degli intervistati ritiene importante ricostruire un senso comunitario.
E’ da tempo che auspico tale presa di coscienza, e mi ha fatto molto piacere vederla supportata da questa indagine.
Mi è poi venuto in mente un collegamento con quanto sta accadendo nel nostro Paese in questi giorni. Lotte tra piazze contrapposte, “Svegliamoci” contro “Family Day”.
Se da un lato è necessario porre un argine all’omofobia, dall’altro la richiesta di adeguare le Unioni Civili tout court alle famiglie tradizionali, anche in termini di adozioni, sembra cozzare contro quei valori emersi dall’indagine.
O meglio; se dare un riconoscimento alle unioni omosessuali può essere considerato come un atto volto a sanare lacerazioni nel tessuto sociale, a rendere ufficialmente lecite quelle unioni, ivi compresi i diritti fondamentali come successione, reversibilità della pensione, assistenza medica, ecc., dall’altro estendere l’azione all’adottabilità dei figli significa fare un salto di qualità.
Si passa cioè dalla richiesta del riconoscimento di un diritto, a quello che può essere solo la realizzazione di un desiderio. Ma il diritto ce l’ha il bambino! Qui davvero prevale la filosofia dell’individualismo. Del rivendicare per sé, senza tener conto di altri diritti fondamentali, con interpretazioni della Costituzione alquanto discutibili. Siamo certi che i bambini con due papà o due mamme siano felici e non avranno problemi? Non fosse altro perché frequenteranno amici che, nella stragrande maggioranza dei casi, hanno un papà e una mamma. E’ vero che anche tra quelli ci saranno situazioni anomale, ma qui stiamo parlando di una legge, che per sua natura deve riguardare la generalità dei casi in questione, e non le sue anomalie.
C’è poi il desiderio di conoscere i genitori biologici. Arrivati all’età dell’adolescenza, quando cercheranno di darsi una identità loro, sentiranno in modo forte il bisogno di conoscere i loro genitori biologici.
E poi, se solo si cercasse di entrare bene nella casistica dello Stepchild, si potrebbero trovare soluzioni più accettabili. Esaminiamo i possibili casi:
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uno dei partner omosessuali maschi ha avuto un figlio da una precedente relazione; la mamma biologica non c’è più, o non è reperibile. E’ accettabile che la coppia possa adottare il bambino. Almeno avrà una parvenza di famiglia con il diritto/dovere di allevarlo e di proteggerlo;
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simile il caso in cui i due partner sono femmine, sempre se il padre biologico non ci sia più o non sia reperibile;
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se però il figlio arriva dopo la costituzione della coppia, allora la cosa si complica. Non è più il cercare di dare una famiglia al bambino che esiste già, ma è di avere un figlio ad ogni costo. E fatto con chi? Qui il pensiero corre subito, o all’inseminazione artificiale eterologa, se la coppia è di due femmine, o all’”utero in affitto” . Per la verità il DDL Cirinnà non ne parla, ed in Italia è proibito, ma l’argomento merita un approfondimento, magari in altra sede.
E veniamo all’argomento più usato dai sostenitori del DDL Cirinnà: la maggior parte dei Paesi Europei, e gli stessi USA, hanno questo tipo di legislazione.
Rispondo che ci sono differenze tra Stato e Stato, e non ha sempre senso copiare dagli altri, ma elaborare proprie soluzioni. Il nostro Parlamento è la sede più appropriata.
E comunque se ci riferiamo agli USA, starei attento a seguirne i comportamenti. Da un lato hanno un sistema democratico che funziona, ma dall’altro la violenza prevale sul senso di comunità. Si pensi solo al commercio libero di armi, alla pena di morte, all’avversione per un sistema sanitario per tutti (Obama-care).
Francamente non farei cambio con la loro concezione di famiglia che risente di tutto questo. E, per altri versi, neppure con quella degli inglesi.
(*) Premesso che laddove ci sono diritti da difendere, si deve intervenire anche se riguardano una minoranza ristretta, varrebbe la pena di ricordare le dimensioni del problema. In Italia ci sono circa 15 milioni di coppie eterosessuali, regolari o no. Le coppie omo, conosciute, sono circa 7.000. Facciamo che quelle non note siano il doppio, il triplo... Ma si tratta sempre di una esigua minoranza. Ecco che gli eventuali “figli” di coppie omo si troveranno sempre in pochi nei confronti degli altri coetanei.
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