L'Anno Santo della Misericordia ha avuto ufficialmente inizio martedì 8 a Roma, ma il gesto più forte e simbolico Papa Francesco l'ha compiuto a Bangui, in Centrafrica, dieci giorni fa, spalancando una semplice porta di listelli di legno.
Le baraccopoli, la polvere, gli odori e i suoni dell'Africa sono lontanissimi dai marmi, l'incenso e i cori di Piazza San Pietro, ma la misericordia può avere spazio in entrambi i luoghi.
I "miseri" si trovano anche nelle nostre città, spesso solo più nascosti sotto la superficie di un apparente benessere.
Miseri non sono solo i poveri, in preoccupante aumento, ma anche chi vive la solitudine: i malati, gli anziani, i disabili, i migranti, le vittime di violenza.
Quando li incontra, Francesco ha per tutti uno sguardo di tenerezza, una carezza, spesso un abbraccio, che commuovono chi li riceve.
Ha commosso il mondo la delicatezza delle braccia di Papa Francesco sulle spalle curve di Papa Benedetto e il loro breve dialogo fatto di sorrisi: l'anomalia della convivenza di due pontefici dissolta dalla naturalezza della vicinanza tra due uomini che si riconoscono deboli e peccatori, come tutti.
Per tutti Dio ha misericordia e perdono, mentre noi spesso invochiamo giustizia e castigo, a volte anche vendetta e ci sembra normale fermarci a quello.
"Dio è il Padre di tutti, dunque siamo tutti fratelli": è questo il messaggio del Giubileo Straordinario e di tutto il pontificato di Francesco.
È un messaggio che in fondo non ha nulla di nuovo: lo ascoltiamo e leggiamo da più di 2000 anni.
È un messaggio che il Papa ripete con sempre maggiore insistenza al mondo ferito dal terrorismo e dalla crisi dell'economia e dei valori.
Francesco ci grida che esiste un'alternativa alla paura e all'egoismo: aprire le porte del cuore anche a chi ancora non conosciamo e che ci passa vicino.
Potrà avere esperienze, cultura, colore della pelle e credo religioso diverso dal nostro, ma proprio per questo, attraverso il dialogo e l'impegno per i valori comuni, comincerà un cammino insieme.
Non sarà soltanto tolleranza, una parola che anche il Papa ha dichiarato di non amare, ma molto di più: ascolto, condivisione e soprattutto azione concreta.
La misericordia può non restare solo una parola e le porte possono aprirsi ovunque, non solo nelle Chiese del Giubileo.
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