Perché parliamo e ci mobilitiamo per una strage (Parigi) e non parliamo e ci mobilitiamo per le stragi... di guerra (Siria) e non solo?
E’ passata una settimana dai tragici fatti di Parigi e alla commozione e ai sentimenti è utile ora acquisire informazioni e conoscenze che ci permettano di avere tutti una maggiore dimensione e chiarezza dei problemi che abbiamo di fronte.
Come spesso avviene, abbiamo vissuto Parigi (e i media hanno così agito) come se Parigi fosse “la strage” e non “le stragi” e questo dopo poche settimane dalle stragi di Beirut e dell’aereo russo…”stragi” che non avevano avuto la stessa attenzione, reazione e mobilitazione. Pochi giorni dopo Parigi: Nigeria e Malì ci ricordano che abbiamo di fronte un fenomeno di terrorismo “mondiale” e non “provinciale” che tocca “solo” l’Europa.
I numeri parlano chiaro: Negli ultimi vent'anni, nel mondo sono stati registrati 70.433 atti di terrorismo, oltre 10 al giorno. Più di 165mila persone vi hanno perso la vita. Quasi 280mila i feriti. Sono queste alcune delle informazioni che emergono dal Global terrorism database (Gtd), la più esaustiva e affidabile banca dati in materia, curata dalla University of Maryland.
Le Regioni e i Paesi più colpiti. Le regioni del mondo maggiormente colpite dai terroristi sono di gran lunga Medio Oriente e Nord Africa, che insieme hanno subìto due terzi (63%) degli attacchi compiuti dal 1994 al 2013, seguite dal sud-est asiatico e dall’Africa sub-sahariana (18% complessivamente). Considerando invece soltanto l’ultimo anno disponibile, si registra addirittura un incremento di tale incidenza percentuale.
In flessione, invece, l’incidenza degli attentati avvenuti in Europa rispetto al resto del mondo il vecchio Continente, infatti, è la quinta regione al mondo per numero di attentati subìti nell’arco dell’intero periodo di riferimento: sono stati oltre 4mila (6% del totale). Tuttavia, nel 2013 l’incidenza europea si è ridotta a un terzo: 237 attentati, pari al 2% del totale mondiale.
Prendendo in esame i singoli Paesi, quelli più colpiti sono Iraq e Afghanistan, che da soli addirittura ammontano al 30% del totale mondiale, rispettivamente con circa 12mila e 9mila atti di terrorismo.
Da notare la situazione in Libia, 29esimo Paese al mondo con 360 attentati, di cui 351 nel solo biennio del dopo Gheddafi.
Leggi articolo de La Repubblica
In questi giorni tutta l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica è stata centrata sulle lunga e tragica guerra in Siria e alla “guerra totale” per uno Stato islamico dell’Isis.
Ma in realtà quante sono le guerre nel mondo nel 2015: nel silenzio dei media, nella complicità degli stati, nella mancanza di pietà per i morti? Sono più di 30 le guerre in atto!
Ci aiuta a saperlo un articolo della Rivista Internazionale.
Le guerre civili nella regione del Darfur, hannoprovocato 2,4 milioni di profughi. La crisi nel vicino Sud Sudan hanno costretto alla fuga almeno 1,9 milioni dei suoi 11 milioni di abitanti, uccidendone più di diecimila e ancora la Nigeria, la repubblica Democratica del Congo, Yemen,Somalia,Eritrea,Repubblica Centroafricana.
Virgil Hawkins, professore associato alla Osaka school of international ha osservato come il conflitto israelo-palestinese abbia una copertura mediatica significativa nonostante il numero di vittime sia inferiore rispetto a quelle della Repubblica Democratica del Congo.
Hawkins ha paragonato l’interesse riservato dai mezzi d’informazione all’inizio di gennaio all’attentato islamista contro il settimanale satiricoCharlie Hebdo a Parigi con il relativo silenzio su una serie di massacri compiuti quasi contemporaneamente da Boko haram in Nigeria.
“Le differenze non sono dovute al tipo di atrocità commesse, ma al luogo dove queste atrocità sono commesse e alle loro vittime”.
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