Per cercare di capire meglio quanto successo a Parigi, ho voluto dare una lettura alla stampa estera, soprattutto quella francese. E mi sono imbattuta in un
articolo - pubblicato sulla versione on-line del quotidiano “Le Monde” di domenica 15 novembre - piuttosto inquietante.
Immagini alla mano, l’autore del pezzo dimostra come, approfittando della immediatezza del mezzo, e della scarsa propensione dei fruitori di verificare la fondatezza delle notizie prima di scatenarsi in commenti di pancia, sui social network - Twitter, Instagram e Facebook – stiano circolando delle autentiche “bufale”.
Una su tutte – la più grave - le immagini che ritraggono una folla festante nella striscia di Gaza, propagandata come una reazione dei Palestinesi alla notizia delle stragi parigine. Peccato che l’immagine – vera - sia stata invece scattata nel 2012, come subito precisato dalla agenzia Reuter, allorquando fu annunciato il “cessate il fuoco” tra Hamas e Israrele.
E ancora, foto che ritraggono una Parigi tristemente deserta, con vie che inquadrano in lontananza l’Arc du Trionphe o l’Opera, o ancora la banchina di una metropolitana praticamente vuota, tutte foto vere ma scattate nella capitale francese il giorno di ferragosto, come testimonia peraltro il colore verdedelle foglie degli alberi.
E poi un Empire State Building illuminato coi colori bianco rosso e blu che, assicura il corrispondente a New York del giornale, Jean-Bernard Cadier, non è mai stata illuminato, frutto dunque di una alterazione a computer, di facilissima realizzazione, come dimostra anche l’applicazione diffusa da Facebook per colorare le foto dei profili dei membri.
Questi tre semplici esempi – ai quali si aggiunge, oggi, la riproposizione, decontestualizzata , della notizia della strage di Boko Haram dello scorso gennaio - deve fari riflettere, e molto.
Forse non ci rendiamo fino in fondo conto che, in un mondo nel quale tanta parte dell’informazione passa anche attraverso la propagazione virale di immagini e notizie attraverso le bacheche Facebook o i profili di Twitter e di Instagram di tutti noi - tutti dovremmo avere una maggiore prudenza nel ritenere sempre e comunque vere tutte le notizie che leggiamo e altrettanta prudenza nel condividerle acriticamente.
Diversamente diventiamo un inconsapevole strumento, per di più gratuito, di quelli che quelle false notizie le pensano, le propagano e desiderano siano diffuse, per condizionare o perlomeno orientare il pensiero di chi le legge.
Qualche minuto in meno su Facebook - spesso dedicato, come in questi casi, a commentare “di pancia” notizie inesistenti - e qualche minuto in più dedicato a leggere, “con la testa”, il racconto e il pensiero degli altri sui giornali, forse non guasterebbe.
Lasciamo per un po' il "Condivido su facebook ergo sum" e torniamo al "Cogito ergo sum"
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