Fra iniziative ed eventi, le strategie per il Parco di Monza. La teoria del "In fondo, che c'è di male?", inesorabilmente porta al degrado permanente e progressivo dell'ambiente, della cultura, dell’identità e dell’immagine di persone e luoghi.
In modo ricorrente arriva la notizia di un “evento” che si svolgerà nel Parco di Monza. L’ultimo è stato l’annuncio di una “Electric Run”, una corsa notturna definita come “la più luminosa del pianeta”, con spettacoli e divertimenti, che si è tenuta il 25 aprile, in sconcertante coincidenza con la ricorrenza della Liberazione. Ho subito pensato al grande film di Sidney Pollack, “Il Cavaliere elettrico”, che si svolge tra le mille luci di Las Vegas ed è una dura critica al consumismo.
Naturalmente sono cominciate le polemiche. Tra gli argomenti dei sostenitori, c’è che solo così si vivacizza una “location”, che non si può dire sempre “no”, e che per la I.R. Villa e Parco di Monza questo sarebbe un modo per “adeguarli alla realtà attuale”. Io vorrei qui accendere qualche barlume per un discorso diverso.
1. Domenica scorsa ho partecipato a una biciclettata nel Parco organizzata dal CREDA, nel quadro di un programma europeo di salvataggio dello scoiattolo rosso. Gli organizzatori hanno condotto il gruppo a vedere le mangiatoie e i nidi in legno installati in un angolo del Parco per questi piccoli roditori minacciati da concorrenti americani, illustrando il programma europeo, la natura dello scoiattolo rosso, gli strumenti per salvarlo. Ci si è poi spostati verso la riva del Lambro, dove è stata illustrata l'avifauna della zona e altre realtà del terreno umido. Alla fine ci si è recati ai Mulini asciutti, dove è stato possibile ammirare la ruota e i macchinari per la macina dei cereali, appena restaurati e di prossima attivazione. Il tutto completato con la degustazione di pane spalmato con una “nutella” prodotta in loco con il miele e le nocciole del Parco. Cinque euro per l'assicurazione.
L’iniziativa era dedicata soprattutto ai bambini, che hanno partecipato attivamente, con domande sorprendenti, divertendosi e imparando insieme. C'era da riflettere anche sull'istruzione, su Don Milani e dintorni.
2. Il Parco era splendido, con decine di migliaia di famigliole sedute sui prati su cui era stesa la classica coperta per quello che qualcuno ha definito "il picnic della mamma". Tutto bello e rispettoso, senza grigliate, giustamente vietate. E tanto sport, biciclette, cavalli, pattini, footing, giochi, eccetera: sport amatoriale, non invasivo e affaristico, da Reale Mutua per intendersi, a cui è stato consentito di deturpare il Parco con decine di pietre miliari di cemento recanti il logo dell’azienda, come segnavia di una corsa che si svolge una volta l’anno.
3. Matteo Barattieri, sommo ornitologo e consapevole anarchico, sta organizzando, come ogni anno, una osservazione notturna, silenziosa, delle civette. Ha dovuto bloccare le iscrizioni per l'eccesso di gente desiderosa di partecipare.
4. Anche la domenica precedente avevo partecipato (non mi capita spesso, è stata una felice coincidenza!) a un'altra biciclettata, organizzata da Monza Bike Friendly e Monzainbici. La guida ha descritto con competenza il Parco, sottolineando (incredibile!) l’importanza dei cannocchiali paesaggistici creati 200 anni fa da Luigi Canonica. Abbiamo sostato anche sulla sopraelevata nord, dove i partecipanti si sono divertiti a caracollare o a prendere il sole sul piano inclinato. Con la guida abbiamo discusso pubblicamente sulla pista di alta velocità, io sostenendone la demolizione, salvo quella curva (come prevedeva il grande urbanista Leonardo Benevolo), lui sostenendo la conservazione di tutta la pista, come esempio di archeologia industriale. Il pubblico ascoltava, trovando insolite, ma interessanti, le mie argomentazioni.
5. In qualche occasione, nei giorni feriali, mi è capitato di vedere scendere da un pullman gruppi di turisti, anche stranieri, e avviarsi al seguito di guide che illustravano il Parco e i Giardini Reali. Si tratta evidentemente di gente culturalmente preparata, memore del Gran Tour in Italia e della storia asburgica, napoleonica, sabauda, novecentesca della Imperial Regia Villa e Parco. Persone arrivate motu proprio, nella più completa assenza di una politica e di un marketing culturale a largo raggio, capace di attrarre turisti da tutta Europa. Mi sono chiesto quale sarebbe l’apporto economico per Monza e dintorni di un moltiplicatore applicato a queste iniziative spontanee.
Ebbene: tutto quanto sopra ci porta al discorso di fondo: e cioè che per “vitalizzare” Villa e Parco, per “adeguarli alle esigenze della società attuale”, non si tratta tanto di inventare “eventi” capaci, come un luna park (qualsiasi allusione all’Electric Run è voluta) di attrarre migliaia di gente, ovviamente a profitto degli organizzatori e con un obolo irrisorio per il Consorzio. Si tratta invece (e sottolineo “invece”!) di restaurare, curare il vaso prezioso, la vera e straordinaria risorsa culturale, naturalistica, economica su cui puntare. E farlo sapere. I risultati economici sarebbero consequenziali e ingenti.
Invece si preferisce seguire una strategia speculativa, basata sulla domanda: "In fondo, che c'è di male?". Strategia che inesorabilmente porta al degrado permanente e progressivo dell'ambiente, della cultura, dell’identità e dell’immagine di persone e luoghi.
E parlo di “strategia” perché il susseguirsi di eventi apparentemente improvvisati sembra frutto non solo di ignoranza e di miopia economica, ma anche di una deliberata intenzione di non restaurare e valorizzare culturalmente Villa e Parco, facendolo semplicemente sopravvivere come contenitore. Da sfruttare, più o meno violentemente, fino all’esaurimento della sua identità storica e del suo reale valore.
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