Sarà perché i nostri avi cercavano di non pagare le tasse ai vari signori e signorotti dell’epoca, forse la fame era tanta, ma il tarlo, tramandato nel nostro DNA, continua a lavorare e ad insinuarsi nelle nostre teste.
Probabilmente a molti di noi è accaduto di trovarsi di fronte al solito professionista che, terminata la prestazione e sul punto di richiedere/incassare il compenso, pone la fatidica domanda: “Serve la fattura?”
Quanti di noi hanno detto : si a me serve? Quanti invece hanno pensato: però sarebbe un bel risparmio.
Indipendentemente dalle scelte personali che possono dipendere dalle situazioni momentanee di vita, piuttosto che dal tarlo che abbiamo nel DNA, penso che il prestatore d’opera debba essere incluso tra coloro che attraverso una tentazione fanno scaturire in questo caso il peccato….
Nessuna domanda, fattura/ricevuta pagata, anche se, a volte, è il ricevente la prestazione che fa la domanda …. Il tarlo colpisce sempre.
Questo banale esempio ci pone di fronte la questione fiscale in un contesto di pensiero culturale tutto italico, nel quale da una parte siamo i primi a dire che tutti devono pagare le tasse ma, di fronte ad una opportunità anche minima di fare i furbi, ci adeguiamo alla situazione.
In ogni caso, furbizie o non furbizie, siamo tra i tartassati del mondo e nonostante ciò, la coperta è sempre più corta (vedi il giochino dell’ IMU). Chi paga le tasse continua pagarle (pensionati e lavoratori dipendenti) per il resto è open space, una prateria.
Da anni ci vengono inviate, periodicamente, cartoline illustrate su recuperi di danaro dal pozzo senza fondo dell’evasione fiscale, aumenti del numero di controlli (?), realizzati per spaventare (?) gli evasori e tranquillizzare i tartassati, fermo restando il fatto che in Italia è conclamata un’evasione che ammonta a circa 130 miliardi di euro, come stimato dalla Corte dei Conti (dicembre 2013).
Alternativamente, i vari responsabili delle parti di indirizzo politico ed amministrativo interessate, partecipano a convegni dove ci propinano le solite conclusioni, tipo le ultime: “L’evasione va contrastata «fermamente»”, come ha detto il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni; un livello, insieme all’elusione, «non compatibile con la nostra economia e con nessun sistema veramente democratico».
Il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, lo ha affermato chiaramente, in occasione del convegno sulla legalità fiscale, convinto che «c’è bisogno di dire una parola forte e certa»”.
Ma quando va proprio male, per lo Stato Italiano si fanno i condoni e gli scudi fiscali che legittimano gli evasori a perseguire nei loro scopi ed intenti e non siamo proprio tutti contenti.
Detto ciò non so se condividere i corsi e ricorsi storici di Giovanbattista Vico o pensare che si debba condividere un principio tale per cui non possano più essere tollerate le manovre dei soliti furbi e le mancanze Istituzionali.
Ebbene, credo che non bastino più le parole e che i fatti debbano essere concreti, i soldi devono essere presi dove ci sono e sono ben occultati.
Partendo dall’evasione per arrivare alla corruzione, passando per l’eliminazione delle spese inutili.
Occorre far rispettare le leggi, applicarle e magari semplificarle con un solo obbiettivo combattere questi cancri della Società.
Nel merito dell’evasione, certo devono essere fatte le dovute considerazioni, magari caso per caso (imprenditori con problemi dovuti alla crisi, etc.) ma i casi conclamati devono essere chiusi portando nelle casse erariali tutto il dovuto.
Gli evasori, una volta individuati, dovrebbero pagare per intero il maltolto alla comunità, senza sconto alcuno. Pensiero semplice e pulito, certamente condivisibile con l’aggiunta di qualche sfumatura (anche grigia). Partendo da questo semplice pensiero, si può arrivare gradualmente, ma sicuramente, a diminuire le tasse per tutti e certamente migliorare la nostra economia ed in primis la situazione sociale.
Potremmo abbattere (sul serio), ad esempio, il cuneo fiscale di una percentuale tale da poter essere sicuramente competitivi.
Bisogna iniziare a lavorare per portare a casa, non qualche risultato, ma risultati, fatti, deve esserci una rivoluzione culturale. Per dare una misura dello stato dell’arte su ciò che oggi normalmente avviene in merito al contrasto all’evasione - e tornando alle sfumature grigie desidero - segnalare una situazione eclatante.
In questo tango entrano anche i comuni italiani che, come forse tanti (o pochi) sanno, possono segnalare gli evasori all’Agenzia delle Entrate recuperando il 100% dell’evaso ancora per tutto il 2014.
Per effettuare la segnalazione ci sono e sono funzionanti strumenti informatici (costati un occhio della testa….) che danno l’opportunità di evidenziare i potenziali evasori residenti nel comune e dopo una breve indagine si inoltra la documentazione. Il tutto in modo semplice…..
Questo avviene già in diversi comuni con risultati apprezzabili, perché non viene realizzato ovunque, magari consorziando i comuni più piccoli? Magari c’entra la politica?
Nel mondo tecnologico odierno, esistono strumenti software evoluti che possono individuare situazioni anomale in brevissimo tempo, permettendo di raggiungere gli evasori e stanarli.
Agendo con forza ed idee chiare, in breve tempo, si creerebbe il partito a difesa dei tartassati e non più il partito delle tasse, mentre rimarrebbe sicuramene il partito degli evasori da combattere.
Per maggiori info sul recupero dell’evasione da parte dei comuni si forniscono si rinvia agli allegati
Partecipazione dei Comuni al contrasto dell'evasione fiscale e all'accertamento
Protocollo d'intesa ANCI e Agenzia delle Entrate
Decreto del Ministero dell'Economia e delle Finanze 23 marzo 2011
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