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Trovata una via di uscita per il problema Candy di Brugherio.

Non senza sacrifici però, ma limitando i danni.

Per 120 tute blu non ci sarà più lo spettro del licenziamento, ma i 490 della Candy, per due anni hanno accettato un “Contratto di Solidarietà”. Si lavoreranno meno ore, si guadagnerà di meno, ma nessuno verrà licenziato.

Non altrettanto bene per la fabbrica BESSEL di Santa Maria Hoè, sempre del gruppo Candy.

Chiuderà a fine anno. Per 69 dipendenti ci sarà il trasferimento alla fabbrica di Brugherio.

Per i restanti 89 addetti resterà solo la Cassa Integrazione.

I sindacati però, che hanno accettato questo accordo, non abbasseranno la guardia. Il timore è che la proprietà intenda investire all’estero ( Russia?) depotenziando anche il sito di Brugherio, quello dal quale è partita la storia Candy

Sembra avviarsi così a conclusione, certo non ottimale, un problema che aveva suscitato molte polemiche sin dall’inizio, perché, quasi in contemporanea, era giunta la notizia che la Candy aveva inaugurato in Cina uno stabilimento per la produzione di 2.000.000 di lavatrici all’anno.

Il Forum provinciale Economia e Lavoro del Partito Democratico, in data 23 gennaio 2013, aveva infatti organizzato, proprio a Brugherio, un incontro con rappresentanti della RSU Candy e varie personalità della politica e del sindacato.

Fra i vari interventi era stato evidenziato come, a partire dagli USA, e nel campo degli elettrodomestici ma non solo ( General Electric, Whirpool, Otis, Apple ) si stesse sperimentando una tendenza inversa; una “in-localizzazione” dei centri di produzione per avvicinarli ai centri di ricerca, cioè il contrario della delocalizzazione. Esperimenti in corso stavano dando risultati favorevoli.

Forse questo concetto richiederà tempo per essere assimilato.  Per ora la situazione a Brugherio è questa.