Se credi davvero che l’onestà debba tornare di moda e il Parlamento riconquistare la centralità decisionale perduta, allora comincia a dare il buon esempio.
Caro Beppe,
io mi sono tagliato lo stipendio,
vengo in Aula in metropolitana,
porto i miei figli a scuola in autobus,
non rubo,
non ho conflitti d’interesse,
non sono in Parlamento da 20 anni,
mantengo la parola data,
ho vinto la battaglia per abolire i fax dalla Pubblica Amministrazione,
non voglio tornare a votare con il Porcellum.
Eppure sono un senatore del PD e non del M5S. E ne vado fiero, sono orgoglioso di appartenere a un Partito in cui:
il pluralismo è un valore e non un virus da debellare,
i processi decisionali sono chiari e trasparenti,
il candidato premier viene eletto da 3 milioni di persone,
il mio leader non è né pregiudicato né condannato in via definitiva.
Perciò, se credi davvero che l’onestà debba tornare di moda e il Parlamento riconquistare la centralità decisionale perduta, allora comincia a dare il buon esempio: smettila di parlare sempre tu a nome del Movimento e passa il testimone. Perché tu in Parlamento non ci sei. E perché, fino a prova contraria, quello condannato in via definitiva sei tu, non i parlamentari del PD.
Cordialmente,
un senatore (fiero di essere) del PD