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dalemaQuando parla Massimo D’Alema, come ha detto qualcuno accorso al suo comizio di lunedì 23 maggio a Desio (a sostegno del candidato sindaco PD Roberti Corti), è un po’ come se parlasse “la cassazione della politica”.

La sua lunga esperienza gli permette infatti di emettere “giudizi” che hanno il sapore del definitivo; e in occasione della sua uscita di Desio ha pronunciato una sentenza, di condanna e senza sconti di pena,  nei confronti di Silvio Berlusconi, del suo governo, ma soprattutto della sua idea di paese. Salva

Il vero giudice di Berlusconi in realtà, fa capire D’Alema, sono stati gli italiani, che con le elezioni comunali appena tenutesi hanno sentenziato la sconfitta del governo “del fare” del cavaliere, dimostrando chiaramente come lo ritengano semmai l’esecutivo del “far nulla”.

D’Alema rincara la dose raccontando come a lui, spesso all’estero per i suoi impegni politici, siano state espresse molte manifestazioni di gioia da parte di diverse personalità di altri paesi, felici di poter costatare come il popolo italiano non fosse definitivamente assuefatto al berlusconismo, ma abbia invece saputo dare un forte segnale di discontinuità: una chiara bocciatura, anche dall’estero, di Berlusconi e del suo modo di guidare il paese, oltre che una conferma del discredito che quest’uomo ha generato in Europa e nel mondo nei confronti del nostro paese.

D’Alema continua raccontando come oggi Berlusconi sappia di non avere più il sostegno di una maggioranza solida, quindi è costretto a promettere a destra e a manca pur comprarsi i parlamentari: una poltrona di sottosegretario quà, un ministero al Nord là, etc… Facendo una battuta,

D’Alema si stupisce di come anche a Desio non abbiano proposto se non un ministero almeno un posto da usciere. E’ quindi chiaro come Berlusconi sia un presidente del consiglio ricattabile, per questo non nella possibilità di guidare con serenità un paese.

La sua maggioranza potrà reggere solo fino a quando sarà possibile “dare” a chi chiede qualcosa in cambio per di votare a favore di questa: quando però costoro, che ogni giorno chiedono sempre di più, non sarà più possibile accontentarli, allora i nodi verranno al pettine. Nel frattempo dobbiamo tenerci uno dei governi con il più alto numero di sottosegretari che ci siano mai stati.

Il paese però purtroppo non può stare a guardare le miserie di questo governo ma deve ripartire perché la situazione in cui versa è grave.

Dieci anni e più di malgoverno l’hanno avvilito, svuotato: i giovani non hanno lavoro, le tasse sono alte e i salari sono tra i più bassi d’Europa (siamo davanti solo a Grecia e Portogallo), l’economia non riparte. Le promesse di Berlusconi hanno dimostrato di avere le gambe corte.

E’ giunto quindi il momento per il PD e per le forze di centro-sinistra di prendere in mano le redini dell’Italia e portarla nel solco giusto per la crescita. D’Alema ricorda che se si riusciremo a vincere le elezioni (a partire da queste amministrative) governare sarà poi molto più difficile che fare l’opposizione (anche per la situazione nella quale ci lasceranno questo paese): ma è necessario vincere perché, come dimostrato nell’ultima tornata elettorale, il paese vuole il cambiamento, e il voto è l’unico modo per mandarli a casa.

Se quindi il voto è l’unica modalità per mandare a casa questa destra autoritaria e populista tutti noi, nelle nostre città e borghi, dove la politica si fa ancora persona a persona, dobbiamo impegnarci a parlare con i nostri concittadini per far conoscere e votare i candidati del centro-sinistra ai ballottaggi, e per farli vincere, perché, conclude D’Alema, c’è più gusto a vincere due volte!