Va, pensiero, sull'ali dorate
Va, ti posa sui clivi, sui colli,
Ove olezzano tepide e molli
L'aure dolci del suolo natal!
Del Giordano le rive saluta,
Di Sionne le torri atterrate...
Oh! Mia patria sì bella e perduta!
Oh! Membranza sì cara e fatal!
Arpa d'or dei fatidici vati,
Perché muta dal salice pendi?
Le memorie nel petto riaccendi,
Ci favella del tempo che fu!
O simile di Solim ai fati
Traggi un suono di crudo lamento,
O t'ispiri il Signore un concento
Che ne infonda al patire virtù!
Ci sono molte cose della Lega che sono, a dir poco, contraddittorie.
La prima è perché la Lega abbia adottato il Va pensiero del Nabucco come suo inno. Infatti Verdi fu notoriamente uno dei simboli del Risorgimento e della lotta per l’unità d’Italia, che la Lega, altrettanto notoriamente, si ostina a denigrare. Inoltre il Va pensiero, come inno patriottico, proprio non va, e basta leggerne qualche strofa per rendersene conto: lo cantano dei poveri prigioneri ebrei (e nemmeno gli ebrei, fra l’altro, piacciono a molti leghisti) che ricordano, rimpiangendola, la patria perduta, intonando un canto bellissimo ma tristissimo. Hanno, insomma il morale sotto le scarpe. Altro che “ce l’ho duro”! Questi ce l’hanno molle, mollissimo! Che c’entra con i proclami della Lega? Forse andrebbe meglio un canto tipo “Meno male che Bossi c’è” o qualcosa di analogo, più leggero e meno legato all’odiata – dalla Lega - storia d’Italia.
Un altro mistero è l’atteggiamento della Lega verso il Risorgimento ed il processo di unificazione italiana. La Lega avrebbe, a buon diritto, la giustificazione storica di attribuire alla Padania – qualunque cosa s’intenda per essa – il merito di avere contribuito in maniera determinante all’unificazione d’Italia. I leghisti – o almeno molti di loro – non ignorano certamente che gran parte dei Mille, circa tre quarti, erano piemontesi, lombardi, veneti, liguri, trentini, e furono infatti protagonisti di rilievo dell’impresa di Garibaldi. E invece i leghisti rinnegano il loro stesso sangue, i loro antenati, i quali, dopo esser morti – molti di loro – nell’impresa, morirebbero di nuovo, se rinascessero, per lo sdegno. Perché questo affronto? La risposta a questa domanda scopre il velo sotto il quale la Lega cerca di nascondere il suo vero obiettivo: la secessione. Se infatti il vero obiettivo della Lega fosse il federalismo, allora quell’affronto non avrebbe ragion d’essere, poiché il federalismo – come la stessa Lega continua ad affermare – è pienamente compatibile con l’unità d’Italia. Ma se questa viene snobbata e contestata, allora diventa chiaro che il vero obiettivo della Lega rimane quello delle origini: la secessione. Sarebbe bene che di questo fatto prendessimo coscienza, e che chi ha il potere di farlo si muovesse di conseguenza, negando alla Lega di far parte del governo italiano. I suoi ministri infatti finiscono con l’essere degli spergiuri: giurano sulla Costituzione e quindi sul tricolore, ma poi dichiarano di volerne fare un uso che è la negazione di quel giuramento.