Si è svolto venerdì scorso in Circoscrizione 1 l’incontro pubblico “La solidarietà ha bisogno di tutti … anche delle istituzioni”. L’iniziativa, nata su proposta del nostro gruppo consiliare, intendeva sensibilizzare sulla crisi economica e sulle difficoltà che hanno oggi le famiglie. Il tutto a sostegno al FONDO FAMIGLIA LAVORO istituito dall’Arcivescovo di Milano, card. Tettamanzi.
Partenza autoreferenziale del presidente della 1 che ha elencato le iniziative di solidarietà fatte (“dimenticandosi” di dire che la Circoscrizione non ci ha mai messo 1 € di suo ma ha solo chiesto quattrini ai generosi cittadini !); è seguito un lungo intervento dell’Ass. Maffè, che ha fatto la lista degli interventi sociali del Comune di Monza (un’“excusatio non petita” a giustificare il titolo della serata) e ha riconosciuto che “il Settore Servizi Sociali è tra i più colpiti dai tagli della Finanziaria del Governo, compresa la riduzione impressionante di risorse per il 5x1000 al volontariato”.
I due relatori più attesi hanno offerto ai presenti riflessioni che non lasciano indifferenti: il prof. Egidio Riva, sociologo esperto di problematiche del lavoro, ha spiazzato tutti dicendo che alla serata c’era un “grande convitato di pietra: la POVERTA’; mai nominata nell’intervento dell’assessore ma fortemente evocata”. Riva ha centrato il tema: nella realtà attuale di crisi, sono le situazioni di vita più ordinarie a portare alla povertà, il lavoro precario o la sua perdita, il formare una famiglia con più figli, il dover affrontare situazioni di difficoltà, ecc… E queste forme di povertà sono quelle meno sostenute dalle Istituzioni. Citando il Piano Sociale della Regione Lombardia, il professore ha fatto notare come in esso si considerino “poveri” solo gli emarginati, gli ex-carcerati, gli ex-tossicodipendenti, i disabili, … solo categorie particolari, mentre nulla si dice e si fa per la “povertà ordinaria”.
E, cercando di dare una motivazione a questa lacuna, ha spiegato come tutto dipenda dalla mancanza di vere politiche del lavoro, socio-educative, di contrasto alla povertà, spesso sostituite da interventi spot, una-tantum, assistenzialistici e frammentati, come ad es. il bonus famiglie. Le Istituzioni – soprattutto i Comuni – non riescono ad affrontare i bisogni e a garantire i diritti essenziali dei cittadini, perché il Federalismo inapplicato ha trasferito i compiti ai Comuni ma non le risorse. Proprio per queste mancanze istituzionali, ai problemi della crisi sopperiscono iniziative benemerite come il Fondo Famiglia Lavoro alle quali, però, le Istituzioni non possono delegare la risoluzione dei problemi sociali, che toccano a loro.
Anche attraverso interventi dal pubblico, sono emerse diversità di vedute su cosa devono fare le Istituzioni: concessioni e contributi a chi è in difficoltà oppure garantire i diritti di ciascuno ad avere una vita economica dignitosa? Se è vero che, come ha detto Maffè, “per strada non dovrebbe dormire nessuno”, “è l’Istituzione che deve occuparsene direttamente, non delegando l’associazionismo e il volontariato”, ha puntualizzato Riva.
Don Augusto della Caritas ha completato la serata con un intervento profondo. Ha dapprima fatto il quadro sul Fondo Famiglia Lavoro a Monza ad oggi: 240 famiglie richiedenti; 170 contributi erogati, ciascuno mediamente di 400-500 €/mese per 4 mesi, ma ancora tanti in lista d’attesa. Poi ha sviluppato una serie di riflessioni educative, nello spirito pedagogico di come il card. Tettamanzi ha inteso il Fondo: “non solo erogazioni ma anche occasione per educarci e riflettere sulle conseguenze della crisi economica”. Da qui, l’entrata in uso di parole come “sobrietà, gratuità, dono, stili di vita”, oppure sulla constatazione che “non è più sufficiente rispondere ai bisogni, occorre riaccendere i desideri delle persone che vengono a chiedere e hanno perso anche la voglia di parlare e sono sempre più arrabbiate”. E ancora: “non ci si può limitare a dire sobrietà = spendere di meno; occorre ricostruire interiorità, valori, ricchezza interiore”.
Davvero una serata coinvolgente e di valore, che ha interpellato tutti e che dovrebbe far riflettere i rappresentanti istituzionali (visto il titolo che è stato scelto) a fare scelte di priorità e di sobrietà, a focalizzarsi di più su cose essenziali e meno su quelle effimere e superflue; a “comportarsi un po’ come le famiglie, che quando ci sono difficoltà per qualcuno dei loro componenti, sanno gestire al meglio le disponibilità economiche” (come ha fatto riflettere un intervento dalla sala).
E le Istituzioni dovrebbero fare di più anche imitando l’esempio dell’Arcivescovo di Milano che “ci ha messo del suo”, perché – come ha chiosato Maffè condividendo un intervento del pubblico – “è facile fare della beneficenza con i soldi degli altri” (quasi una correzione all’incipit del presidente che aveva fatto solo l’auto-elogio della Circoscrizione)
Giovanni Vergani