Nella seduta del 6 marzo, in Consiglio Comunale ci sono stati diversi interventi, in occasione della giornata internazionale delle donne. A seguire l'intervento di Sarah Brizzolara.
"La storia dell’8 marzo e di una giornata da dedicare ai diritti delle donne,trova la sua formalizzazione solo nel 1977 da parte dell’Assemblea delle Nazioni Unite, è una vicenda che si sviluppa per tutto il Novecento, e ci dice che la lotta delle donne ha radici antiche e che i risultati raggiunti ci devono impegnare ad affrontare i tanti problemi ancora aperti sia nel nostro Paese che nel mondo.
Oggi siamo qui in molte ad intervenire nel Consiglio Comunale della nostra città. Ma sono ancora vive le donne che hanno dovuto misurare sulla loro pelle non solo la impossibilità di votare e di essere elette, ma le discriminazioni lavorative, l’impossibilità di accedere alla scuola, agli studi. E a loro e a chi di loro ha lottato perché noi potessimo essere qui oggi a parlarne va il mio primo pensiero.
Ma la strada per la parità, e per la parità nella differenza è ancora lunga. E ognuna di noi lo ha dovuto misurare.
Sappiamo quanto sia difficile esser noi stesse, al lavoro, a scuola, anche in ambito politico. Che cosa significhi quella palese o strisciante sensazione di non essere mai considerate abbastanza.
Quante volte ti arrivano messaggi più o meno velati che vogliono dirti che non è il tuo posto, e che ti devi occupare di altro.
Quanti giudizi diretti o alle spalle sulla tua vita, sulle tue scelte, su come ti vesti o sulle persone con cui ti accompagni o non ti accompagni.
Quanta fatica per sentirci accettate, non fuori luogo, meno “intruse” in un posto pensato per altri. Quando poi il punto è proprio quello invece che nessuno ci deve accettare, che nessuno ci deve dare il permesso. Che dobbiamo avere la possibilità, la libertà di essere guardate e ascoltate senza un giudizio estetico, senza tentativi di approccio, senza giudizi sulla nostra vita privata. Per quel che siamo come persone.
I dati ci dicono quanto ancora sia pesante la distanza tra donne e uomini in ambito lavorativo, in termini di salario, di possibilità di scelta, di ruoli di responsabilità. Ma ci dicono anche che oltre le barriere formali, economiche, legislative ci sono ancora potenti barriere culturali. Pesano i giudizi estetici, pesano le attenzioni fuori luogo che nella migliore delle ipotesi allontanano o rendono spiacevole anche solo entrare in una stanza, quando non si trasformano in violenza secondo una logica di possesso e di reificazione che è ancora così profonda tra di noi, anche dove non te la aspetteresti.
C’è molto lavoro da compiere.
Politico, culturale, nella scuola, attraverso l’arte.
E noi possiamo fare la nostra parte.
Abbiamo una responsabilità che è data anche dal nostro ruolo pubblico.
Dobbiamo provare ad essere più alleate in questo.
Capire le fatiche e sostenerle. Dobbiamo avere davvero l’ambizione di cambiare la situazione.
Perché se mia nonna ha potuto vedere nell’arco della sua vita un passaggio come quello del diritto al voto. Se ha visto cambiare il diritto di famiglia. Se ha visto donne ricoprire ruoli che erano inimmaginabili quando aveva la mia età. E se sappiamo che tutto questo non è successo per caso ma grazie alle lotte, all’impegno, alle fatiche e alle sconfitte di chi prima di noi ha voluto cambiare. Allora oggi noi possiamo pensare che con il nostro impegno le catene che culturalmente ancora vogliono legarci. E consegneremo alle bambine di oggi e alle ragazze di domani un mondo migliore in cui vivere e crescere."
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