Nella seduta del 6 marzo, in Consiglio Comunale ci sono stati diversi interventi, in occasione della giornata internazionale delle donne. A seguire l'intervento di Giulia Bonetti.
"Con l’approssimarsi della Giornata Internazionale della Donna ho deciso di intervenire oggi con il racconto di una donna straordinaria che è in un certo modo legata alla nostra città. Aurelia Josz nasce a Firenze nel 1869 è figlia di Ludovico, importante incisore triestino e di Emilia Finzi, maestra. Prima di quattro fratelli che ereditarono dal padre l’attitudine alle arti, lei invece decise di seguire le orme materne diventando di fatto una delle più importanti pedagogiste del 900. Il suo metodo è stato paragonato sovente a quello della sua quasi coetanea Maria Montessori che pure ebbe più fortuna e riconoscimento.
Si laurea in lettere a Firenze, al tempo era una città cosmopolita, dove la comunità ebraica era molto presente. Giunse a Milano e dal 1906 al 1930 fu titolare della cattedra di storia e geografia nella scuola normale Gaetana Agnesi. Qui ideò nuove metodologie accostando allo studio teorico un approccio più pratico e laboratoriale, utilizzò il teatro storico, realizzò con le allieve della scuola un Museo etnografico e antropogeografico, sul suo innovativo metodo di studio scrisse due manuali scolastici che ebbero molto successo.
A dicembre del 1902 Aurelia Josz inaugura a Milano la prima Scuola Agraria Pratica Femminile. Questa scelta e la metodologia di studio nascono da una contingenza di convinzioni della Josz:
- la prima è che l’apprendimento avvenga non solo grazie all’acquisizione di nozioni teoriche ma anche attraverso la pratica.
- la seconda è cha la rivoluzione industriale che imperava in quegli anni in Italia stesse svuotando le campagne di contadini e agricoltori in favore di una continua crescita di operai impiegati in industrie siderurgiche cittadine. Pratica che da un lato contribuì allo sviluppo della “città che sale” per citare una celebre opera di un pittore futurista che ben racconta la Milano del primo novecento, ma dall’altra crebbe la mano d’opera a basso costo e quindi l’impoverimento di quella classe di lavoratori.
- la terza era favorire quello che oggi chiameremmo empowerment femminile, la possibilità di dare alle donne un mestiere aspetto che si rivelò fondamentale soprattutto nel primo dopoguerra quando molte donne rimasero senza marito. In una prima fase la scuola ospitò soprattutto orfane tra i 13 e i 15 anni che si trovavano nell’orfanotrofio delle Stelline in corso Magenta.
Aurelia Josz che fu organizzatrice e direttrice della scuola a titolo gratuito fino al 1931, l’istituto era in parte sostenuto finanziariamente dalla “Società Umanitaria”, associazione milanese di ispirazione socialista fondata nel 1893. Come si è detto particolare attenzione rivolse alle orfane interne al convitto ma la scuola ebbe anche allieve esterne, tra cui le figlie dei piccoli proprietari terrieri, spesso destinate a rimanere chiuse tra le mura di casa o a esercitare l’insegnamento, magari senza una vera vocazione. Convinta della necessità di una visione moderna dell’agricoltura, la Josz chiamò a insegnare i più importanti agronomi italiani e istituì molti corsi, tra cui bachicoltura e apicoltura, di particolare successo; nel 1921 fu la volta del primo Corso magistrale agrario per maestre rurali. Nel 1905 compì un viaggio in Svizzera, Inghilterra, Francia e Belgio per verificare lo stato dell’educazione agraria femminile, dove apprezzò particolarmente «le scuole pratiche agricole del Belgio»
La scuola nel frattempo si ingrandì e venne trasferita a Niguarda. In quegli anni si legò ad altre importanti figure femminili che lottavano per l’empancipazione di genere: Alessandra Massini Ravizza, Ersilia Bronzini Majno e Ada Negri grazie alla quale riuscì ad avere un colloquio con Mussolini.
L’idea era quella di accendere un riflettore sulla scuola agraria e sul corso magistrale da lei istituito, l’incontro suscitò in lei speranze che si rivelarono infondate, la scuola agraria venne solo in un primo tempo sostenuta dal fascismo. Il governo le diede l’incarico di impiantare una nuova scuola in provincia di Roma e poi la inaugurò come se fosse la prima del genere escludendo la Josz e affidando l’incarico di direttrice ad una figura più vicina al partito. Tolse i finanziamenti alla sede di Niguarda che chiuse. L’idea fascista che l’Italia non avesse bisogno di una donna emancipata e lavoratrice ma patriota e madre confliggeva con il metodo e i principi di Josz.
Dopo la promulgazione delle leggi razziali si nascose dalla sorella in Liguria il 15 aprile 1944 venne arrestata ad Alassio (Imperia); condotta nelle carceri di Marassi (Genova) e da lì deportata prima al campo di concentramento di Fossoli, poi al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, dove giunse, dopo un viaggio nei vagoni piombati, il 30 giugno 1944. Venne uccisa, durante le selezioni iniziali, il giorno dopo il suo arrivo.
Aurelia fece delle sue allieve la sua famiglia rinunciando ad averne una sua. La sua eredità continua a vivere oggi nella scuola agraria del Parco di Monza. Una lapide posizionata al primo piano all’interno dell’edificio ricorda che ne è la fondatrice. La scuola ancora oggi mantiene il metodo pedagogico da lei brevettato: ad ogni modulo teorico segue un modulo pratico e gli insegnanti sono tutti professionisti del settore legando quindi l’istruzione alla professione.
Anticipo che stasera depositerò una mozione per dedicare ad Aurelia Josz la via che collega Viale Cavriga alla scuola Agraria attualmente Cavriga 3. La spinta di questa mozione è cittadina arriva dalla scuola Agraria stessa, dalla Casa della Poesia , dal Consorzio Parco e Reggia, dal Parco Letterario Regina Margherita e Valle Lambro. Monza ha solo 24 vie intitolate a figure femminili, questo è un errore nel racconto della storia a cui bisogna porre rimedio provando finalmente a raccontare la storia per intero, in modo da scrivere un futuro diverso popolato da uomini e donne."
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