Questa volta a dirlo non è il gruppo consiliare del PD di Monza, ma il TAR. Eppure la Giunta Allevi non se ne fa una ragione.
Ricordate la delibera recentemente approvata dal Consiglio Comunale di Monza, quello che prevedeva premialità sui diritti edificatori per 44 edifici/aree “dismesse” della Città nell’ordine del 20/25%? Quella che esonerava gli operatori dal recupero degli standard e che la maggioranza di destra in Consiglio Comunale ha voluto approvare ad ogni costo, nonostante nulla ci obbligasse a farlo. Ecco, quella delibera su cui il Gruppo Consiliare del PD, insieme alla Lista Civica x Scanagatti Sindaco e IV, ha battagliato è figlia di una legge regionale che il TAR rimanda alla Corte Costituzionale perché ha ravvisato numerosi elementi di incostituzionalità.
Il TAR rileva che “La lesione della potestà pianificatoria comunale appare evidente e soprattutto il sacrificio delle prerogative comunali risulta non proporzionato, con violazione del principio di ragionevolezza di cui all’art. 3 della Costituzione”.
“Il legislatore regionale – continua il TAR - ha imposto una disciplina ingiustificatamente rigida e uniforme, operante a prescindere dalle decisioni comunali e in grado di produrre un impatto sulla pianificazione locale molto incisivo e potenzialmente idoneo a stravolgere l’assetto del territorio, o di parti importanti dello stesso, in maniera del tutto dissonante rispetto a quanto stabilito nello strumento urbanistico generale”.
La cosa incredibile è che la norma risulta in contrasto persino con la legislazione regionale stessa, infatti “La norma appare altresì irragionevole – con violazione dell’art. 3 della Costituzione– nella parte in cui non si rapporta ai principi contenuti in altre norme della stessa legge regionale n. 12 del 2005 (in specie quelli riferiti alla riduzione del consumo di suolo) e della legge regionale n. 31 del 2014 (“Disposizioni per la riduzione del consumo di suolo e la riqualificazione del suolo degradato”), poiché la riduzione del consumo di suolo rappresenta un obiettivo prioritario e qualificante della pianificazione territoriale regionale, orientata ad un modello di sviluppo territoriale sostenibile”.
Infine, secondo il TAR, “l’art. 40 bis appare in contrasto anche con i principi di uguaglianza e imparzialità dell’Amministrazione discendenti dagli artt. 3 e 97 della Costituzione, visto che riconosce delle premialità per la riqualificazione di immobili abbandonati e degradati in favore di soggetti che non hanno provveduto a mantenerli in buono stato e che hanno favorito l’insorgere di situazioni di degrado e pericolo, a differenza dei proprietari diligenti che hanno fatto fronte agli oneri e ai doveri conseguenti al loro diritto di proprietà, ma che proprio per questo non possono beneficiare di alcun vantaggio in caso di intervento sul proprio immobile. La norma regionale, quindi, incentiva in maniera assolutamente discriminatoria e irragionevole di situazioni di abbandono e di degrado”.
Per tutte queste ragioni il TAR dispone la trasmissione di tutti gli atti alla Corte Costituzionale, perché si esprima sulla legittimità del 40bis.
Ci permettiamo, molto modestamente, di rammentare che queste sono alcune delle motivazioni che il Gruppo Consiliare del PD Monza ha portato nel dibattito in aula. Abbiamo consigliato prudenza, considerando che da più parti si erano manifestate forti perplessità circa la legittimità dell’atti, ma non c’è stato verso.
L’Assessore Sassoli e la Maggioranza che sostiene la Giunta Allevi infatti non hanno voluto sentire ragioni: bocciate tutte le proposte di modifica che avevamo avanzato e siamo persino stati bollati come“bolscevichi” (?!)
Ancora ieri in aula, di fronte alle nostre richieste di sospendere l’efficacia della delibera, hanno riposto picche. Tireranno dritto, nonostante anche Anci abbia chiesto alla Regione di avviare un confronto urgente per riesaminare la norma incriminata.
Non è continuare con ostinazione che fa aver ragione, soprattutto mettendo a rischio gli interessi pubblici e, a ben vedere, anche quelli privati.
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