Il fenomeno della violenza contro le donne a Monza e in Brianza è in aumento. Lo riferiscono i dati del Cadom, il centro aiuto alle donne maltrattate, secondo cui le donne seguite nel 2013 sono state 288 contro le 243 dell’anno precedente.
A settembre 2014 le segnalazioni giunte al centro sono già arrivate a 200. Il numero di minori coinvolti era, rispettivamente, di 225 e di 263. Anche la Procura di Monza, che rileva casi in seguito a notizie di reato che possono anche non essere state raccolte dai centri antiviolenza, segnala come rispetto all’anno precedente siano già un centinaio in più i casi di donne che hanno subito violenze o maltrattamenti.
La situazione è stata illustrata oggi nel corso della presentazione del Progetto Diade, promosso dalla rete Artemide, attiva dal 2009, composta da comuni (Monza capofila), Procura della Repubblica, Prefettura, ASL MB e organizzazioni del privato sociale, come appunto il Cadom. Presenti il vicesindaco e assessore ai Servizi sociali Cherubina Bertola, il Procuratore della Repubblica di Monza, Corrado Carnevali, la capo di gabinetto del Prefetto di Monza, Laura Motolese, il direttore generale di ASL MB, Matteo Stocco, la responsabile del Cadom, Maria Luisa Carta. Della rete fanno parte anche Ospedale San Gerardo, gli ambiti sociali distrettuali di Carate Brianza, Desio, Vimercate, Seregno.
Il progetto Diade prevede l’ampliamento dei servizi attualmente disponibili: dall’accoglienza di ulteriori 4 ore la settimana a Monza, all’attivazione di 3 servizi territoriali a Brugherio, Lissone e Vimercate. Inoltre, tra l’altro, saranno implementate le attività di consulenza legale e di assistenza psicologica, i luoghi di residenzialità protetta e case rifugio, i servizi di mediazione linguistica e culturale, le iniziative di sostegno al reddito e di inserimento al lavoro.
Scopo importante del progetto Diade, che complessivamente costa 380 mila euro l’anno, di cui 80 mila saranno messi a disposizione da Regione Lombardia, è il miglioramento dell’interconnessione fra tutti gli enti e i servizi coinvolti, e del sistema di monitoraggio e di raccolta dei dati sul fenomeno. Importante anche, oltre alle attività di formazione per tutti gli operatori, l’obiettivo che dovrà portare le strutture di pronto soccorso a individuare modalità di accoglienza omogenee (Codice rosa) per la presa in carico di donne che si rivolgono a queste strutture in seguito a violenza domestica.
“Con questo progetto - commenta il vicesindaco Cherubina Bertola- continuiamo a sostenere interventi di aiuto concreto alle donne e ai minori ma anche a finanziare strutturate iniziative di formazione e prevenzione. L’aumento del fenomeno è anche frutto di una maggiore capacità maturata in questi ultimi anni nel cogliere le situazioni di degrado famigliare. Ma tra le cause c’è anche la crisi e le sue conseguenze - continua il vicesindaco -, che amplificano situazioni di disagio già presenti. In questo progetto è anche significativa la presenza di numerosi soggetti e di persone molto motivate. Per risolvere il problema è ormai necessario mettere al centro della nostra attenzione e intervento anche le problematiche e i disagi espressi dalle figure maschili”.
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