Tra poco per Monza passerà una nuova strada che collegherà Germania, Italia, Slovenia ed Ungheria. Niente paura: non ci saranno colate di asfalto o scavi di lunghi tunnel a stravolgere la nostra Città.
"Vie longobarde d'Europa" sarà un nuovo itinerario culturale per ripercorrere il viaggio dei Longobardi che, muovendo dalla Scandinavia, arrivarono nel nostro paese nel VI secolo d.c.: le tappe saranno le località che conservano testimonianze importanti di questo passaggio.
Monza, meritatamente, sarà la capofila.
Il progetto è stato presentato in Comune mercoledì 29 gennaio dal Sindaco, Roberto Scanagatti, dagli assessori alla Cultura, Dell'Aquila, e al turismo, Abbà. Tutti ne hanno evidenziato l'importanza per diffondere la conoscenza del passato e di luoghi di grande interesse storico e artistico, ma anche per valorizzare le eccellenze produttive del territorio, favorendo lo sviluppo economico.
Gli interventi dei presidenti delle principali associazioni di cultura longobarda, quali Longobardia e Italia Langobardorum, Gian Battista Muzzi e Giovanni Granatiero, hanno sottolineato che lo spirito dell'itinerario è creare un'identità culturale condivisa nelle nazioni coinvolte, attraverso la conoscenza delle radici comuni e dei valori che uniscono.
Il Direttore di Eurispes, Marco Ricceri, ha posto l'attenzione sul fatto che "oggi, con la competizione globale, non basta più semplicemente segnalare un bene, ma occorre gestirlo in modo dinamico, con un'attenta pianificazione- promozione delle attività e un continuo controllo dei risultati".
Anche Monsignor Silvano Provasi, arciprete del Duomo di Monza, ha invitato tutti a riflettere sul fatto che "non è sufficiente conservare un bene, occorre custodire per mostrare. L'eccezionale opportunità offerta dall'Expo 2015 non deve essere considerata un traguardo, ma la tappa di un cammino di incontro tra popoli".
Le "vie longobarde" puntano ad ottenere la prestigiosa certificazione del Consiglio d'Europa come itinerario culturale riconosciuto dall'Istituto Europeo: la brillante Direttrice, Penelope Denu, ha ricordato come sia attuale la figura della Regina Teodolinda, vera leader del suo tempo.
Tra le diverse organizzazioni e realtà coinvolte nell'iniziativa spicca un grande assente: l'UNESCO.
In effetti esiste già il cosiddetto sito seriale " I longobardi In Italia", iscritto dal 2011 nella World Heritage List: ne fanno parte vestigia che si trovano a Castelseprio Torba (VA), Brescia, Cividale del Friuli, Spoleto, Campello sul Clitumno (PG), Monte Sant'Angelo (FG), Benevento.
E Monza? Non pervenuta.
Nemmeno Parco e Villa Reale hanno mai ottenuto il riconoscimento. Per essere ammessi all'esame Unesco, occorre preparare con molto impegno la propria candidatura, accompagnandola con un'accurata documentazione che dimostri l'eccezionalità, l'omogeneità e la buona conservazione dei beni.
Qualcuno si consola argomentando che in fondo avere sul territorio un sito "Patrimonio dell'Umanità" è più un onere che un onore: quando si è "sotto tutela" si è sottoposti a stringenti vincoli di conservazione del bene, che impongono grossi sforzi economici.
E i fondi comunitari e i vari aiuti finanziari di enti sensibili al richiamo della cultura e dell'arte?
Tra i siti Unesco italiani, la vicina Crespi d'Adda, versa da anni in una situazione di abbandono e dallo scorso ottobre la Sovrintendenza ha dato l'ok all'acquisto da parte dell' Immobiliare Percassi del corpo principale della fabbrica.
Ben diversa la situazione delle Dolomiti, sito Unesco dal 2011, che hanno ricevuto 5 milioni di euro di finanziamenti ministeriali.
Alcuni esperti sostengono che nella lista Unesco sia meglio non entrare, per non rischiare di esserne successivamente estromessi per l'incapacità di conservare adeguatamente il bene: per il momento, Monza non corre sicuramente questo pericolo!
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