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Abbiamo intervistato Stefano Toselli. Monzese di nascita e padre di due figli, con una lunga esperienza lavorativa dapprima nel settore educativo e poi nella pubblica amministrazione, è stato eletto consigliere comunale alle elezioni amministrative del 2022.

Di seguito riportiamo alcuni dei punti più salienti dell’intervista.

Tu sei “nato” come educatore, hai lavorato nel campo della Digital Education, e poi, a un certo punto, sei passato al settore della pubblica amministrazione, in ANCI Lombardia. A grandi linee, quali sono le principali differenze che hai riscontrato tra il lavoro in un’azienda privata e quello in un’istituzione pubblica?

Innanzitutto, non voglio generalizzare. Dopodiché, è evidente come quando lavoravo per un soggetto privato il tema del profitto, dell’efficienza, a volte andava a scapito della qualità dei prodotti. Un orientamento in termini di sviluppo imprenditoriale, anche – come è normale che sia – finalizzato al profitto, è una realtà molto differente rispetto al lavorare in ambienti pubblici. Dal punto di vista dell’orientamento e delle finalità per cui si lavora, quindi, la mia scelta del settore pubblico la confermo e la rifarei.

Sull’altro piatto della bilancia, però, bisogna metterci il fatto che non sempre la pubblica amministrazione, nelle sue diramazioni operative, esprime massima efficienza e orientamento al risultato. Perché può capitare che intervengano altre dinamiche, anche di natura politica.

Dunque, alla domanda “è meglio il pubblico o il privato?”, io personalmente, per come sono e per i valori che ho, non ho dubbi sul fatto che preferisco il settore pubblico. In Consiglio Comunale abbiamo avuto modo di fare dei piccoli dibattiti sul tema dell’esternalizzazione dei servizi rispetto all’affidamento “in house”. Anche in quelle occasioni ho espresso sostanzialmente questo stesso tipo di posizione. Tuttavia, ciò non significa che una delle due opzioni – pubblico o privato – sia necessariamente migliore dell’altra.

Il Comune è un’organizzazione articolata, complessa. Nonostante questo, molti cittadini, in alcuni casi anche più della metà, non partecipano al voto per la selezione di chi lo governa. Tu cosa diresti a questi cittadini?

Faccio una battuta. Partecipando alle assemblee di condominio, vedo che anche lì non c’è molta partecipazione. Frequentando il mondo parrocchiale, si assiste a una diminuzione significativa in termini di partecipazione. Molte altre agenzie educative, come quella degli scout, vivono una crisi similare.

Penso che la mancata partecipazione politica sia, da un lato, purtroppo legata a quella che è la proposta della politica stessa, l’immagine che essa dà di sé. Dall’altro, però, assistiamo anche a un momento storico in cui le persone sono poco propense a dedicare del tempo per spazi di comunità, condivisi e di socialità.

Io alle persone che non votano dico che, soprattutto in ambito politico, nella misura in cui c’è chi non partecipa e non contribuisce, fatalmente poi le decisioni vengono prese a prescindere da questi ultimi. Queste persone non sono rappresentate in nessun modo, e penso che questo sia uno degli aspetti più preoccupanti.

Sono consigliere comunale perché mi sono reso conto di un vuoto in termini di vocazioni politiche. Pur non considerandomi una persona nata per la politica, ho ritenuto di poter dare nel mio piccolo un contributo in questo senso.

Cosa significa per te prepararti a un consiglio comunale? Cosa fai?

Intanto, dopo la mia elezione per un po’ di mesi ho dovuto prepararmi mentalmente. Perché, se qualcuno ha occasione di vedere le dirette o le registrazioni del consiglio, si potrà accorgere di quanto sia un contesto un po’ particolare, con la sua liturgia, la sua ritualità, anche negli interventi. All’inizio non è facile entrare nella mentalità e nelle dinamiche di un consiglio comunale. Dopodiché, poco alla volta, si prende la mano e si acquisisce confidenza con le varie tipologie di momenti che lo caratterizzano.

Ad esempio, in consiglio abbiamo i momenti delle sistematiche. Il tempo della sistematica è dedicato a discutere le interrogazioni e le mozioni. Quindi si tratta di occasioni di forte interazione tra i consiglieri di maggioranza e minoranza, la Giunta e il Sindaco.

Altri momenti sono invece scanditi dagli ordini del giorno. Si parla di un determinato tema in presenza anche della struttura tecnica del Comune, che si occupa assieme all’assessore della tematica in questione. Si affrontano e si approfondiscono tutti gli aspetti, anche tecnici, legati al provvedimento, per poi arrivare a una discussione di natura maggiormente politica.

Come Partito Democratico abbiamo 15 consiglieri comunali e, sotto la guida del nostro capogruppo Angelo Imperatori, ci siamo suddivisi le competenze di interesse e di lavoro. Quindi, quando sono coinvolto in un ordine del giorno, mi preparo studiando tutta la documentazione e condividendo la posizione politica del gruppo, verificata coordinandomi anche con un assessore o con la segreteria di partito.

In questi due anni, qual è stato il momento più bello, che ti ha dato più soddisfazione? E quello più difficile?

Da un punto di vista personale, il momento più bello è stato quando, più di un anno fa, ho presentato la mia prima mozione. Riguardava l’adesione del Comune di Monza alle associazioni “Avviso Pubblico” e “Brianza SiCura”, dedicate a temi quali legalità, infiltrazioni mafiose e valorizzazione dei beni confiscati alle mafie. È stato un momento in cui ho avuto la riprova di essere entrato nell’ingranaggio del Consiglio Comunale, dando un primo contributo.

Riguardo il momento più difficile, invece, non ce n’è uno in particolare. Io, in generale, soffro i momenti di forte conflittualità. In Consiglio Comunale, sia per aspetti caratteriali delle singole persone che per dinamiche politiche di contrapposizione, a volte si assiste a momenti di intenso conflitto. Io non sono voluto entrare nel Consiglio Comunale per gestire conflittualità, ma per approfondire in maniera tecnica e politica le questioni, per poi prendere decisioni condivise con il gruppo. Invece, quando si verificano forti conflittualità, che rasentano anche il personale, vivo la situazione con un po’ di disappunto e sofferenza interiore.

È possibile guardare il video completo dell’intervista sul nostro canale YouTube:

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