Sul trasporto ferroviario ogni propaganda appare stucchevole e indigesta. Gli utenti, soprattutto i cinquecentomila pendolari lombardi, non ne possono più di promesse non mantenute e di cifre non corrispondenti al vero.
Basta poco per scoprirlo: le dichiarazioni rassicuranti e soddisfatte di Formigoni sul funzionamento della nuova società TLN, Trenitalia e Le Nord insieme, comparse sul sito d'informazione Varesenews.it, hanno ricevuto in poche ore un raffica di commenti negativi, dall'ironico all'indignato.Il PD, a differenza di Formigoni e dell'assessore Cattaneo, ne è perfettamente consapevole, ed è per questo che ha opposto una ferma resistenza all'approvazione di una finta riforma del trasporto pubblico che l'assessore ha voluto portare in Aula allo scadere della legislatura nonostante non ci fosse stato alcun voto della commissione, perché i limiti della cosiddetta riforma erano stati evidenziati non solo dall'opposizione ma anche dagli operatori del settore. Tra questi la riorganizzazione che prescinde dai flussi di traffico, la mancanza della tariffa integrata, la teorizzazione della messa a gara delle tratte quando la giunta Formigoni ha favorito la nascita di una società unica per il trasporto su ferro, la TLN, che fa sì che la Regione sia colei che assegna il servizio e socia paritaria di chi lo svolge.
L'opposizione ha presentato 1300 emendamenti, per evitare di approvare una legge lacunosa su un problema serio e sentito.
La maggioranza ha dovuto capitolare, visti i tempi ristrettissimi prima della data ultima per lo svolgimento dei consigli regionali, caduta mercoledì 10 febbraio.
"Il provvedimento è arrivato tardi in commissione - spiega Stefano Tosi - e la Giunta ha scelto di non indicarlo come priorità. Nella discussione sono subito stati evidenziati molti limiti, gli stessi che avrebbero meritato un confronto serrato e proficuo. Se la commissione non è arrivata a votare il provvedimento non può essere certo responsabilità dell'opposizione, che da tempo invoca una riforma vera del settore del trasporto locale. La forzatura di portare comunque il provvedimento in Aula non ha funzionato e il ritiro alla fine è stato un atto dovuto nei confronti del Consiglio regionale, ma soprattutto degli utenti e degli operatori del settore".
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