Sono andato alla presentazione della Mostra ““Beyond the skin. Vita da Migrante”. L'aula magna dell’Istituto d’Arte Valentini ,riempita di una platea di studenti e insegnati, attenta e coinvolta, mi ha fatto pensare: ci sono anche “altri giovani” rispetto a quelli descritti in tante notizie di cronaca, che ci rimandano molteplici e gravi atti di intolleranza razziale.
Utili le informazioni date da Matteo Catellani (Operatore del Consorzio Comunità Brianza), che ha spiegato come il Consorzio accolga 1200 profughi in Brianza, facendo perno su pratiche di “buona accoglienza diffusa”. I profughi sono accolti in piccoli appartamenti, con attività formative e lavorative e promuovendo sport e iniziative culturali. Insomma, esiste altro da quanto descritto quotidianamente. Ovvero l'immagine dei profughi nullafacenti, pagati (i famosi 35 euro) e portatori unicamente di microcriminalità.
Ascoltando le brevi ma appassionate testimonianze di Alice, Arianna, Davide, Filippo, Giovanni e quella finale del fotoreporter Mascheroni, sulle loro esperienze di “Alternanza Scuola-lavoro”, sulla presenza dei profughi a Monza e il “viaggio” a Lampedusa di 4 di loro, in occasione della commemorazione del tragico naufragio del 3 Ottobre 2013, ecco un altro pensiero fare capolino. Di come una buona “alternanza scuola lavoro” possa essere un percorso molto positivo per il bagaglio di sensibilità e di competenze acquisite durante la formazione, fatta di incontri con i migranti, di produzione di foto e videoclip sulla realtà monzese e non solo.
La mostra, nello specifico, si divide in due aree. Nella prima sala troviamo esposte valigie in legno, costruite nel laboratorio di falegnameria della scuola e che rappresentano il viaggio di tutti i migranti della terra: “pesanti, scomode da trasportare, sono il simbolo della difficoltà e della sofferenza del viaggio”. Le stesse valigie che i 4 studenti hanno portato nel punto più a sud dell’Europa, in un luogo dove chi arriva, spesso, ha solo se stesso e che ha perso chissà dove il proprio bagaglio. Le stesse valigie che hanno “abitato” in diversi luoghi dell’isola: le spiagge affollate di turisti, le deserte vie del centro, i sentieri più brulli dell’interno, il mare. Bagagli come tracce della nostra esistenza – Bagagli e valigie come persone – Persone come viaggi – persone come luoghi,territori,altri mondi,da esplorare,accogliere,conoscere
La seconda area con le foto esposte e i 4 video in proiezione (di 1 minuto l’uno) raccontano della vita quotidiana dei richiedenti protezione internazionale accolti in Brianza. Foto che testimoniano le attività che occupano le giornate nei centri di accoglienza, le esperienze di lavoro e apprendistato, i momenti di preghiera delle diverse religioni, la creatività messa a disposizione nelle performance teatrali e culturali.
Della presentazione e nella visita, ho colto anche un grande valore aggiunto, dal punto di vista formativo e umano: “l’imparare incontrando e facendo”. Un modo di essere e fare scuola che sa entrare in relazione con la realtà che la circonda, acquisendo nuove sensibilità e competenze.
Malgrado una buona pubblicizzazione erano davvero pochi gli adulti presenti, assenti le reti associative e istituzionali, rimarcando una separazione tra mondi giovanili e adulti. Tocca a noi adulti allora, assumere la responsabilità di “buttare il ponte”. Come? Visitando la Mostra esposta presso il Liceo artistico Statale Villa Reale (nei sotterranei della scuola, in esposizione fino al 25 novembre) e se ci riusciremo “portando fuori la Mostra, all’aperto, in città”. L'obiettivo è far conoscere ai cittadini che c’è anche una altra fotografia della realtà; molti scatti positivi di esperienze e di quotidianità da vedere e che oggi non trovano spazio nel racconto di media e informazione, anche locale.
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