Bambini che consumano regolarmente il pasto nella mensa scolastica, e altri costretti a mangiare soltanto un panino, perché i loro genitori non possono permettersi di pagare la retta. Bimbi che mangiano il dolce a altri che guardano, perché le loro famiglie non possono pagare 40 centesimi al giorno in più.
Ha cominciato il leghista sindaco di Adro, ben presto seguito da altri del suo stesso colore politico, ed ora è il sindaco di Pomezia, targato Cinquestelle a siglare con il divieto del dolce a merenda, questa ignobile campagna di discriminazione, di egoismo e di subcultura, laddove dovrebbe regnare il principio che primo compito della scuola è aiutare a crescere bambini e ragazzi nella loro pienezza, nel loro equilibrio che non è solo motorio e cognitivo, ma è anche e soprattutto socio – emotivo – effettivo.
E’ questa l’Italia di oggi, in un certo senso peggiore di quella del dopoguerra dove la povertà, ma anche la solidarietà era ben più condivise. Ci stiamo preoccupando, giustamente, di garantire ai nostri bambini e ragazzi di vivere in un ambiente scolastico sicuro e confortevole dal punto di vista dell’edificio che li ospita, stanziando fondi per l’edilizia scolastica. Molto bene, adesso è ora di non chiudere gli occhi di fronte a questa odiosa pratica che, al di là di penalizzare ulteriormente bambini già meno fortunati di altri, è certamente quanto di più diseducativo possa essere perpetrato.
Non so cosa si potrà fare nei confronti di quei Sindaci che adottano simili decisioni, ma è indubbio che qualche provvedimento possa e debba essere preso. Noi intanto facciamo la nostra parte: continuiamo a indignarci e diciamo forte e chiaro a tutti, che i Sindaci leghisti o Cinquestellati che siano, dovrebbero vergognarsi, e con loro quella parte della cittadinanza, madri e padri, che ne sostengono le ragioni.
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