Lunedì 7 aprile l’associazione “Libertà e Giustizia” ha organizzato alla Sala Maddalena la presentazione del libro di Nando Dalla Chiesa “Il manifesto dell’antimafia”. Si tratta del primo evento promosso dall'associazione a Monza.
Come molti sanno, Libertà e Giustizia nasce dodici anni fa “per dare voce alla società civile, tra politica e urgenza di democrazia”, come recita il suo atto fondativo.
Per questo obiettivo “promuove convegni, incontri, appelli”. Non è un partito né intende diventarlo, malgrado le sollecitazioni di chi non si vede rappresentato dalle attuali formazioni politiche (lo ha ribadito ancora ultimamente Gustavo Zagrebelsky, attuale presidente onorario, nella conferenza dell’8 novembre u.s. a Monza); intende però “intervenire per spronare i partiti perché esercitino fino in fondo il loro ruolo di rappresentanti di valori, ideali ed interessi legittimi, per arricchire culturalmente la politica nazionale con le sue analisi e proposte. Vuole in sintesi costituire l’anello mancante fra i migliori fermenti della società e lo spazio ufficiale della politica”.
Ha ricordato tutto questo Guido Sessa, coordinatore della serata e riferimento a Monza per l’associazione. Sessa ha dichiarato che LeG intende sviluppare le sue iniziative in città collocandosi nel solco delle altre associazioni culturali democratiche locali, ed ha voluto citare a questo proposito l’ANPI, Novaluna e il CCR, nei confronti delle quali è aperto a forme di collaborazione.
Venendo al tema della serata, al tavolo dei relatori, oltre all'autore erano presenti Donata Costa, sostituto procuratore a Monza, Claudio Colombo, assessore comunale all'Urbanistica, e Ilaria Meli, ricercatrice e allieva di Dalla Chiesa nella veste di professore di Sociologia all'Università Statale di
Milano. Dalla Chiesa e la sua equipe hanno studiato il fenomeno della criminalità organizzata, costituendo un vero e proprio osservatorio, nel rapporto con la società in cui opera.
Detto che, come è ormai noto, l’organizzazione criminale ha ingenti risorse finanziarie e, come forma esteriore, i suoi componenti si muovono come distinti professionisti nel mondo degli affari, l’azione criminale si svolge secondo canoni tradizionali: spaccio, pizzo, usura, minacce, collusione con la politica, corruzione e, quando occorre, ricorso a maniere forti.
Ma,e qui è il centro dell’indagine di Dalla Chiesa, come, di fronte a fenomeni o comportamenti “mafiosi”, reagiscono gli uomini delle istituzioni, delle amministrazioni pubbliche, delle organizzazioni sul territorio e i singoli cittadini? Ci sono sicuramente reazioni di denuncia e di contrasto per ribadire e riaffermare situazioni di legalità, ma ci sono anche comportamenti di complicità (anche semplicemente girando la testa dall'altra parte), oppure di codardia, oppure di incomprensione (Dalla Chiesa lo ha chiamato “atteggiamento del cretino”, che non capisce). E questi sono fondamentali per il successo della malavita. Come si contrastano questi atteggiamenti negativi? Con l’educazione “permanente”, cominciando dalla scuola, alla (convenienza della) legalità, alla convivenza civile. E sono indispensabili a questo proposito gli esempi dei personaggi che sono punti di riferimento per le comunità.
Nel corso della serata gli oratori hanno raccontato, ciascuno per il ruolo rivestito, le loro impressioni ed esperienze sull'argomento. Donata Costa, come magistrato in prima linea nel contrasto alla malavita, sempre attenta al rispetto delle regole e delle persone, sente intorno a sé un’atmosfera positiva, di apprezzamento e rispetto per la sua funzione; Claudio Colombo ha lamentato di non poter essere così spesso a contatto con i cittadini come vorrebbe, visto che tale compito, nella sua area, è delegato agli uffici comunali. Al fine di contrastare eventuali infiltrazioni ha sostenuto la necessità della pubblicità e integrale conservazione dei dati e dei documenti (in altre parole, trasparenza). Infine Ilaria Meli ha illustrato sistemi e metodi del lavoro dell’osservatorio “antimafia” presso la Statale.
In coda alla serata non è mancato un riferimento all'appello “Verso la svolta autoritaria” (il cui testo è disponibile sul sito di LeG), appello con cui si esprime preoccupazione per le riforme istituzionali in cantiere. L’appello, si è affermato polemicamente, è stato stranamente trascurato dai media nazionali, fino a che è stato firmato anche da Grillo e Casaleggio! E solo allora, dopo aver trovato il giusto spazio e rilievo presso l’opinione pubblica, liquidato sbrigativamente da chi quelle riforme le vuole introdurre senza discussione.
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