Il Sindaco di Monza, Roberto Scanagatti, risponde ai firmatari dell'appello contro l'impianto.
Gentile Signora, Egregio Signore,ho ricevuto la sua e-mail e, nel ringraziarla per l’attenzione da Lei prestata a un argomento che nei mesi scorsi ha incontrato l’interesse dell’opinione pubblica cittadina, Le fornisco alcuni chiarimenti.
All’atto del mio insediamento, ho pronunciato pubblicamente un chiaro no al progetto per la realizzazione del distributore nel Parco di Monza, consapevole comunque del precedente assenso rilasciato dall’Amministrazione comunale. Questa mia volontà si è trasformata in brevissimo tempo in una delibera della nuova Giunta, solo grazie alla quale si è potuta avviare una procedura di verifica degli atti amministrativi adottati e stabilire un confronto con la società che ha in concessione l’area dove sarebbe dovuto sorgere l’impianto.
A beneficio di chi non lo sapesse, desidero segnalare che oggi del cantiere per la realizzazione del distributore non c’è traccia. Posso affermare che ciò è frutto dell’azione intrapresa dall’attuale Amministrazione, considerato che prima del nostro insediamento l’area su cui sarebbe dovuto sorgere l’impianto era già stata transennata ed in pratica il cantiere era stato già avviato, sollevando peraltro le giuste proteste di numerosi cittadini, forze politiche e comitati.
Sul piano amministrativo, essendo in presenza – è bene ricordarlo – di un precedente assenso, ho chiesto agli uffici comunali di procedere ad un puntuale riesame di tutta la documentazione presentata e di tutta la procedura seguita. Questo ha consentito di fare emergere diverse incongruenze che non consentirebbero, secondo il Comune, la realizzazione dell’intervento: vi sono infatti problemi di sicurezza, perché l’impianto sorgerebbe tra il campeggio e la piscina; non sarebbe conforme a quanto stabilito dal Piano di Governo del territorio vigente; e, infine, un simile impianto rientrerebbe tra le tipologie industriali incompatibili con gli impianti presenti e già operanti.
Ripeto: per il Comune, per questi motivi, il distributore nel Parco non si può fare e non si farà. Di tutti questi elementi ho portato a conoscenza anche una delegazione di cittadini che avevano sottoscritto la petizione che ho avuto modo di incontrare il 23 luglio scorso. Perché ancora il procedimento non si è concluso?
Semplicemente perché l’Autorità Giudiziaria ha operato nel mese di agosto il sequestro di atti amministrativi tra cui anche alcuni utili alla definizione dell’iter.
E diversa, molto diversa, è l’ipotesi che ho inteso avanzare riguardo alla possibilità di sperimentare soluzioni innovative e a basso o nullo impatto ambientale nel perimetro dell’Autodromo, nella parte cioè già cementificata, in cui, voglio ricordare, è già presente e funzionante un distributore di carburante. Non compromettendo quindi alcuna area verde e senza possibilità di un uso commerciale, escludendo così il traffico indotto.
Sono assolutamente d’accordo che un impianto di distribuzione policombustibile a servizio degli utenti privati potrà essere collocato in altra parte della città e i soggetti interessati potranno avanzare richieste in tal senso. Quello che potrebbe eventualmente avvenire all’interno delle strutture dell’Autodromo è tutt’altra cosa. Ammesso che sia interesse della società di gestione, al più potrebbe dotarsi di una stazione funzionale alla somministrazione di combustibili innovativi solo per consentire la ricerca e la sperimentazione sul circuito di veicoli che utilizzino alimentazioni a emissioni zero.
Nel bene come nel male, in questi 90 anni il circuito è stato protagonista delle innovazioni che hanno interessato il settore dell’auto. Sono convinto che debba proseguire su questa strada, e lo auspico, anche perché oggi, tutti insieme, dobbiamo vincere un’altra importante sfida, che è quella di rendere la mobilità sempre più sostenibile, anzitutto per la salute dei cittadini.
Un cordiale saluto
Roberto Scanagatti
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