Cherubina Bertola, Assessore ai Servizi Sociale ealle politiche abitative, è alla sua prima esperienza come amministratrice anche se ha nel suo recente passato una presenza come Consigliere Comunale e soprattutto una lunga esperienza nel terzo settore monzese.
In una situazione di crisi economica e tagli ai Comuni, mantenere i servizi e qualificarli appare come una impresa titanica, ma conoscendola siamo sicuri che ci proverà.
E’ questa la tua prima esperienza da Assessore, con deleghe importanti in questo tempo di crisi: quale è la relazione che esiste tra l’incarico assunto e la tua storia personale e professionale?...e con che motivazioni affronti questo difficile compito?
E’ un incarico che mi è stato chiesto dal partito al quale sono iscritta e poi dal Sindaco Scanagatti; la fiducia data mi ha spinto ad accettare questa difficile sfida, conscia di avere alle spalle una esperienza nel settore, che spero risponda alle attese create.
Infatti il mio è stato un percorso professionale (ma non solo) come Assistente Sociale e Formatrice, sia nell’Ente Pubblico (A.S.L, Ospedale e Università) che, soprattutto, in quello del Privato sociale e del Volontariato: Fraternità Capitanio e Caritas.
Operando per anni nel terzo settore, mi sono confrontata con i piani di Zona e con l’Ente locale; adesso mi stimola e motiva il fatto di tentare di operare “dall’altra parte”, mettendo a frutto la mia esperienza di relazione diretta con le fasce deboli del territorio.
Quali sono i problemi più grandi che dall’inizio ti sei trovata ad affrontare?...e come li stai affrontando e ti stai muovendo in questa fase iniziale?.
Innanzitutto imparando a conoscere un mondo per me in parte nuovo: la macchina comunale e i suoi strumenti, la legislazione degli enti locali con i loro spazi e vincoli. Poi cercando di ascoltare gli operatori del Comune e le realtà del territorio, per capire la reale situazione nei suoi problemi e nelle sue potenzialità
Questo vale per tutte le deleghe assegnatemi: servizi sociali, politiche abitative, pari opportunità, immigrazione volontariato e Piani di Zona.
La mia prima impressione è che ci siano alcune difficoltà e scollature tra l’insieme dei Servizi Sociali e la realtà territoriale nei suoi bisogni.
Dal territorio, soggetti istituzionali e associativi, inviano un segnale preciso e forte riguardo a questo scollamento, creatosi soprattutto negli ultimi anni , tra il Comune e la loro presenza attiva .
Il mio primo compito è quello quindi di “rimettere” in connessione questi due mondi, operare per il massimo dell’inclusione e dell’integrazione tra “l’interno e l’esterno”; va riattivato un circuito virtuoso di cooperazione tra Comune e Terzo Settore.
La situazione organizzativa che ho ereditato tende ad affrontare i problemi che riguardano le “fasce deboli” in modo settoriale, rispetto alle singole specificità: anziani, minori,handicap etc.
Tuttavia, nella maggior parte dei casi, si tratta invece di affrontare situazioni “multiproblematiche”: ad esempio affrontare il problema dell’anziano significa farlo facendosi carico della relazione con i problemi anche economici della famiglia interessata, con il sostegno che si può avere dal volontariato e dal vicinato etc etc
Serve un modello per i servizi e le collaborazioni con i soggetti del territorio. che sia efficace e capace di accogliere e svolgere una funzione adeguata, rispetto alla molteplicità e complessità dei problemi esistenti in città.
Un segnale forte in questa direzione è stata la scelta dell’Amministrazione Comunale di bloccare il trasferimento della sede dei servizi sociali n periferia, mantenendola in zona centrale; parallelamente si dovrà operare per far funzionale le sedi periferiche, più vicine ai bisogni delle persone.
A proposito di modelli di intervento e di Welfare locale, come intendi muoverti rispetto ai Piani di Zona ed al rapporto con il terzo settore?
Come già accennato prima, il mio modello di riferimento di Welfare è quello di un Ente locale che svolga un ruolo di governo e di regia dei progetti.
Un Comune che nel contempo sia capace di coinvolgere le risorse professionali e volontarie del Terzo settore, in percorsi di co-progettazione e di responsabilizzazione.
E’ dentro questo percorso virtuoso, che sarà possibile verificare volontà e disponibilità dei soggetti del privato sociale, con criteri partecipativi e di assunzione di responsabilità di gestione.
Un ruolo importante al proposito lo potranno avere ad esempio il Centro Servizi per il Volontariato e il Forum del Terzo settore
Il Piano di Zona attuale (2012/2014) andrà avanti, fino alla primavera del 2013, con l’attuale assetto organizzativo, ma è mia intenzione arrivare preparata per quella scadenza, con le modifiche che saranno necessarie, per poter praticare il modello di welfare qui esposto.
Oltre ai Servizi Sociali hai altre deleghe importanti: Politiche abitative, Immigrazione, pari opportunità, su questi temi come intendi muoverti?
Innanzi tutto vorrei esplicitare che tra la delega ai Servizi sociali e le altre deleghe deve esistere sinergia e forte connessione .
Per la prima volta le politiche abitative sono inserite in questo Assessorato ai Servizi Sociali perché il problema dell’ abitabilità e dell’emergenza casa è uno dei fenomeni più gravi e rilevabili, operando con i servizi.
E’ mia intenzione, in stretta correlazione con l’assessorato che gestisce la delega alle opere pubbliche, di “mettere mano” a una situazione che chiede una vera politica abitativa con maggior offerta pubblica, maggiore opportunità strutturate per l’emergenza e attenzione alle famiglie più giovani e più deboli.
Riguardo all’Immigrazione ho presente che c’è una attesa “partecipativa” nella relazione con il Comune, da parte delle diverse comunità “straniere” presenti in città.
Quello che però mi interessa ora è mettere in piedi una “struttura organizzativa operativa” sull’immigrazione, ,capace di diventare interlocutore per chi già agisce nel territorio, in diversi settori attraversati da questa presenza migratoria: servizi sociali, scuola, giovani, sport, associazioni, cultura.
Sarà al proposito fondamentale il lavoro inter assessorile con i mie colleghi, che è tra l’altro già ben avviato.
Vorrei lavorare sull’immigrazione per progetti e obiettivi, coinvolgendo i soggetti locali ed “etnici”.
Credo che questo modo di operare, sia la maniera più efficace per verificare nel tempo la possibilità di costruire una eventuale consulta sulla immigrazione
Infine sulle Pari Opportunità.
Una delega questa che in passato si riferiva perlopiù al tema delle donne e che, a volte , mirava ad operazioni “d’immagine” e non di sostanza.
Noi intendiamo le “Pari Opportunità” come una attività che si fa carico di sviluppare e sostenere diversi soggetti, che queste opportunità e diritti oggi non hanno.
Certamente le donne, ma anche i giovani, gli immigrati, i portatori d’handicap etc.
Non è casuale che l’importante iniziativa che tra poco partirà si chiama “Ottobre Insieme” e non Ottobre in Rosa. Insieme, dobbiamo individuare gli strumenti e le azioni che aumentino le opportunità per chi oggi non ne ha, secondo le direttive europee e le normative nazionali e regionali, in questo campo molto precise e potenzialmente davvero incisive .
Cherubina Bertola 52 anni, ha lavorato alla Caritas Ambrosiana, Collabora con la Caritas di Monza e il Consultorio familiare. E’ stata consigliere comunale dal 2008 al 2010. Assistente sociale, ha lavorato all’Ospedale San Gerardo e all’Asl di Monza. |
Deleghe: politiche sociali, pari opportunità, politiche migratorie, piani di zona, volontariato, politiche abitative |
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