Si è tenuta Mercoledì 14 la prima delle Conferenze di Novaluna, dedicate all’esame delle prospettive della città nei prossimi dieci anni.
Al tavolo dei relatori Maurizio Oliva (Italia Nostra), Alfredo Viganò (urbanista, consigliere di Città Persone) e Andrea Stella (Università di Monza); moderatore Angelo Longoni de Il Cittadino.
Ha introdotto la serata Giorgio Crippa di Novaluna, che ha lanciato subito alcuni stimoli, del tipo “Monza nel 2002 aveva 120mila abitanti, ora ne ha 122mila, quindi la tendenza è chiara: lievissima crescita. Allora dove metteremo i 30mila abitanti in più previsti dalla variante al PGT?” e ancora “ma la composizione della popolazione è cambiata, ora gli over 65 rappresentano il 25% (uno su quattro!) e ci sono circa 13mila stranieri”. Ergo, sono questi i temi di cui dovrà occuparsi la nuova amministrazione, non quello di assecondare gli appetiti dei costruttori.
Comincia la serie di interventi Maurizio Oliva. Il quale ha confessato che in questi anni avrebbe voluto spendersi di più per costruire una vivibilità sempre migliore nel contesto urbano cittadino, basato sui parametri fondamentali: rispetto dell’ecosistema, sviluppo della socialità, opportunità di realizzazione personale, ma, lui con la sua organizzazione, è stato costretto a giocare in difesa (vedi ecomostro, villa reale, variante PGT) per tentare di salvare il salvabile. Si augura che vengano tempi migliori per tendere ad un punto con un livello soddisfacente delle tre coordinate precedentemente citate.
Alfredo Viganò ha rivendicato con orgoglio il (suo) ruolo di urbanista. Scienza sviluppatasi in Italia nel dopoguerra, anche a seguito delle enormi migrazioni interne. In 50 anni la Lombardia ha raddoppiato la popolazione, ricorda Viganò, e questo ha comportato la necessità di predisporre nuove case e servizi.
Non c’era preparazione né pianificazione, quindi l’espansione è stata selvaggia. Però dagli errori si può imparare e qui il relatore cita con soddisfazione i rilievi che la Regione Lombardia ha espresso sulla famigerata Variante, sostanzialmente bocciandola.
Illustra i rilievi associandoli a particolari della Variante e confrontandoli con i contenuti del PGT della giunta Faglia (di cui Viganò è stato tra gli estensori), pienamente conformi alla legislazione urbanistica regionale.
Il PGT vigente, esemplare per qualità e precisione, infatti prevede un riutilizzo delle sole aree dismesse e la salvaguardia delle ultime aree agricole disponibili. Chiude ricordando, con una certa preoccupazione, che nei prossimi giorni ci sarà la decisione definitiva, nell’ambito dell’attuale amministrazione, sulla Variante.
A seguire Viganò un interessante intervento di approfondimento e migliore evidenza sugli effetti della variante. Lo ha fatto il prof. Bertoldi del Politecnico di Milano, che ha realizzato un sistema di rappresentazione del territorio con una metodologia tridimensionale.
Abbiamo potuto così seguire sullo schermo della sala la situazione attuale e la possibile futura, per mezzo di una differente colorazione dei diversi insediamenti, e verificare, polo per polo, gli effetti in caso di sciagurata ipotesi. Impressionante, è stato il commento unanime.
Un po’ di luce è tornata con l’intervento del Prof. Stella. Stella (monzese, ndr) è preside della Facoltà di Medicina, situata dietro il Nuovo Ospedale S. Gerardo, ai confini tra Monza, Vedano, Lissone. Introduce il suo concetto di Università come “sede privilegiata della ricerca, motore della comunicazione, aggregato di libero pensiero”.
Il suo ambito è quello universale, le relazioni si intrecciano con il mondo intero. Ciò premesso anche la simbiosi con la comunità locale è fondamentale.
Cita il caso di Pavia dove l’Università è al centro della città, non solo come posizione, e di Milano dove gli istituti universitari sono distribuiti organicamente nell’intero contesto urbano.
A Monza l’Università è una realtà recente e ci vorranno anni per costruire un rapporto costruttivo, nel quale ogni abitante di Monza senta l’Università come un “suo” bene. (Per intenderci, non basta la creazione di un assessorato, afferma Stella).
Non aiuta in questo la recente riforma (Gelmini) che sconvolge la tradizionale organizzazione: ci vorrà del tempo per arrivare ad un organico funzionamento e ad interlocutori consapevoli con la città.
Fornisce anche dei bei numeri, il prof. Stella. Partiti con 350 studenti nel 2002, siamo ora a più di 2000, distribuiti tra Medicina (in maggior numero), Sociologia e Scienza della Comunicazione.
Una realtà significativa, non so quanti monzesi la conoscano, certo l’ubicazione, molto periferica, non aiuta.
Una realtà di eccellenza, come sottolinea anche Longoni, visto che l’Università si classifica ai primi posti nella graduatoria delle università italiane mentre soffre nel confronto con le straniere, ma solo perché in questo caso entrano in gioco altri elementi come i servizi offerti agli studenti (residenze, mense, parcheggi etc). E su questo l’amministrazione comunale può fare molto, se vuole.
Si conclude con un intervento di Roberto Scanagatti, presente tra il pubblico, e una sessione di domande e risposte di approfondimento. Una serata interessante! Ora aspettiamo la prossima.
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