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agor_scuolaLiceo Virgilio di Milano – Agorà Scuola Aperta, secondo incontro: l’Aula magna è ancora più gremita, clima diverso. Mentre si aspetta due ragazzi accordano gli strumenti.

Pino Donghi di Laterza sottolinea di nuovo l'importanza di incontrarsi insieme a scuola per crescere insieme nella cultura, fa notare come in nessun altro paese ci sia una così straordinaria partecipazione popolare a festival e occasioni di cultura.

Da Mantova a Modena, da Bergamo a Sarzana, la risposta del pubblico è enorme. L'Italia è uno strano paese, ma i segnali non sono tutti negativi.

La Preside, Franca Villa, emozionata, cita l'ode alla vita di Pablo Neruda:

Chi muore (Ode alla Vita)

Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,chi non cambia la marcia, chi non rischia e non cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle "i", piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati.

Lentamente muore chi non legge, chi non viaggia, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.

Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare, chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.

Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità...

PABLO NERUDA

Due studenti suonano un blues, chitarra e armonica; sono bravi, e il pubblico è contento.

Ora Silvia Vegetti Finzi parla della felicità. Dal suo densissimo intervento riesco ad estrarre solo alcuni concetti: la felicità non è un'esperienza in blocco, è un evento che possiamo propiziare ma non determinare, ha la natura del dono. Se la si pretende ci si condanna all'infelicità. La felicità è una tensione dell'anima, è molto più l'attesa di un evento che l'evento stesso. La felicità non è un oggetto, nemmeno un insieme di oggetti, come qualcuno vuole farci credere ma trovare grazia in se stessi.

Cita un articolo apparso sul Corriere che quantificava la felicità in 2.000.000 di euro!

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