Il problema che contraddistingue il nostro tempo consiste nel come riuscire a preservare la funzione educativa, propria del legame familiare, di fronte a una crisi sempre più radicale e generalizzata del percorso educativo. Come vi può essere educazione se l'imperativo moderno pronunciato dai padri di oggi si concentra nel “Perchè no?”, che rende insensata ogni esperienza del limite e “possibilizza” il tutto? Così, al padre che preferisce farsi amare dai propri figli piuttosto che educarli, resta la possibilità di “testimoniare” ai figli passioni e vocazioni, senza pretendere e sforzarsi di proporre modelli o valori universali.
Il testo di Recalcati è un saggio di psicanalisi impregnato di filosofia e fortemente influenzato dal pensiero clinico di Jacques Lacan. Ma è anche un libro fortemente politico, che analizza la condizione familiare contemporanea italiana influenzata da un ventennio di berlusconismo, in cui coabitano un ideale retorico, pubblicitario, di famiglia tradizionale, e un sottosuolo pullulante di oggetti di una realtà ricca di “godimento incestuoso”. Infatti, chi dovrebbe incarnare il senso virtuoso del limite, in realtà lo cancella e lo discredita. Ecco che il papi assurge alla funzione di parificazione padri-figli, all'insegna di una falsa democrazia, dove nessuno è più responsabile né di ciò che dice né di ciò che fa.
Se la figura del padre si è vaporizzata, possiamo però pensare ancora al padre come “resto”. Attraverso Sigmund Freud e Jacques Lacan e attraverso figure tratte dalla letteratura (P. Roth e C. McCarthy) e dal cinema (C. Eastwood), si delineano i tratti di una paternità indebolita,ma comunque vitale, priva di portato teologico ma fondata sul valore etico della “testimonianza” personale. In questa realtà i giovani sono profondamente esposti al fallimento, perché la via autentica della formazione è la via del fallimento. Essi sanno smarrirsi e ritrovarsi, ma perché ciò avvenga è necessaria la presenza di un legame, di una appartenenza: la presenza degli adulti. Recalcati auspica quindi il passaggio dall’epoca di Edipo, in cui il soggetto si emancipa dal “padre”-padrone eliminandolo, all’epoca di Telemaco in cui il figlio-contemporaneo, nella disperata assenza di punti di riferimento -come il personaggio epico- “scruta il mare” nella speranza di veder ritornare anche un brandello di un padre ideale, che possa essere d’esempio e guida per il futuro.
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