L’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture ha dato ragione a un gruppo di cittadini aderenti al Comitato “La Villa Reale è anche mia”, confermando l’irregolarità di alcuni punti centrali del bando di gara indetto da Infrastrutture Lombarde S.p.A. per l’affidamento a privati della ristrutturazione e gestione della parte centrale della Villa Reale.
In particolare, il bando non ha specificato che i partecipanti alla gara dovevano essere dotati di particolari qualifiche tecnico-professionali relative a lavori ed opere su beni monumentali, comprovati da specifici riconoscimenti (attestazione SOA-OS2).
Ciò ha comportato da una parte la partecipazione iniziale alla gara da parte di imprese non dotate di tali attestazioni, dall’altra la possibile mancata partecipazione di imprese qualificate, che abbiano ritenuto ragionevolmente che il lavori sulla Villa non richiedessero competenze di alto livello.
La comunicazione tardiva, in una successiva lettera d’invito alla gara, della necessità di tali requisiti, ha contribuito a ridurre il numero dei partecipanti da oltre una decina a due soltanto.
Una seconda illegittimità rilevata dall’Autorità adita riguarda gli oneri addebitati dalla “Stazione appaltante”, cioè Infrastrutture Lombarde S.p.A., pari a ben 1 milione 530 mila euro, corrispondenti al 6% dell’importo posto a base di gara.
Secondo l’Autorità, Infrastrutture Lombarde non può pretendere alcun compenso, ma al massimo un “incentivo” che prevede un limite massimo del 2%, pari a 510.000 euro!
Considerazione: quanto meno, il ricorso dei cittadini ha consentito un risparmio di risorse pubbliche di oltre un milione di euro!
Tutto ciò conferma la validità di altre osservazioni dei ricorrenti: in particolare l’inammissibilità, in base all’art. 33 del Codice appalti, che il Consorzio Villa e Parco Reale affidi ad altri soggetti privati o pubblici le funzioni di stazione appaltante di lavori pubblici, e addirittura che tale Stazione, una volta alienata, demandi al concessionario la redazione del progetto definitivo, che invece dovrebbe essere dettato al concessionario dal Consorzio per la mera esecuzione dei lavori!
In questo modo, si conferma l’interesse di qualcuno a far sì che il Consorzio resti nella condizione di un semplice passacarte, in un contesto di scarsa trasparenza e di confusione tra interessi pubblici e privati.
Questo insieme di argomenti fa bene sperare che il prossimo ricorso al TAR per l’annullamento della gara e della concessione venga accolto, consentendo che il restauro della Villa e la successiva gestione delle attività esecutive vengano attuate secondo i dettami autorevoli del Consorzio, assistito da quel Comitato Scientifico previsto dallo Statuto, ma ancora di là da venire.
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