Il Partito Democratico è la più grande intuizione degli ultimi venti anni. Noi crediamo nel progetto cresciuto sulle radici dell'Ulivo. Desideriamo alimentarlo con le passioni e le intelligenze di donne e uomini pronti a rinnovare la politica italiana.
Ciò che abbiamo realizzato nei primi venti mesi è al di sotto del progetto che intendevamo perseguire.
Ciò che il Pd aveva di meglio da dire agli italiani non lo ha ancora detto.
Il non ancora del Pd indica ciò che possiamo diventare: il grande partito riformista che
milioni di italiani non hanno avuto, la forza capace di unire Sud e Nord e di portare l’Italia
nel XXI secolo, l'energia civile per arricchire la nostra democrazia, il fermento di una nuova
cittadinanza italiana ed europea. il Pd è nato per rendere possibile il cambiamento
nell’Italia di oggi, per rendere convincente la proposta di governo.
Vogliamo rivolgerci ai nostri aderenti e agli elettori, a coloro che abbiamo smarrito per
strada e a coloro che sono impegnati ad attuare il progetto. Vogliamo che il PD sappia
convincere evincere.
Tutto ciò è nelle nostre possibilità, è a carico della nostra responsabilità ed è l’obiettivo di
questa mozione.
Siamo tutti fondatori. Nessuno può dire io sono il Pd e gli altri non ne sono parte. Ecco
l'essenza del Pd: amalgamare e unire persone diverse, incrociare percorsi che vengono
da lontano con la freschezza di chi si è appena messo in cammino, intendersi parlando
anche lingue differenti.
E per prima cosa dobbiamo porci una domanda: perché il Pd ha deluso le aspettative che
aveva suscitato, perdendo voti, invece di allargare i consensi in tutte le direzioni?
È successo perché la vocazione maggioritaria si è ridotta alla scorciatoia del nuovismo
politico, mentre avrebbe richiesto un paziente lavoro di radicamento rivolgendosi con
concretezza ai ceti popolari, alle categorie produttive e ai veri innovatori.
È successo perché invece di fondare un partito mai visto nella storia italiana, si è preferita
spesso la suggestione mediatica alla definizione di una riconoscibile identità politica.
È successo soprattutto perché, dopo aver invocato la partecipazione popolare alle
Primarie ed aver ottenuto la risposta formidabile di quasi quattro milioni di cittadini, non si
è riusciti a costruire una organizzazione plurale e aperta in grado di coinvolgerli .
Non si dica che i nostri problemi sono venuti dal presunto tradimento di un’ispirazione
originaria. Sono venuti dal non aver collocato il progetto su basi solide. Questo è il nodo
che il Congresso deve sciogliere. Un Congresso, quindi, fondativo del nostro partito.
IL NUOVO MONDO
Democratici del XXI secolo L'Europa e i riformisti In Europa per l’Italia
Si chiude un ciclo della storia mondiale. Il vecchio mondo non c’è più e il nuovo non ha
ancora un volto.
Chi avrebbe mai potuto immaginare soltanto qualche anno fa che un presidente degli Stati
Uniti di origini africane avrebbe richiamato i doveri dell’Occidente e delle responsabilità
dell’Africa proprio nel luogo da cui partivano le navi cariche di schiavi?
Un atteggiamento più riflessivo verso i grandi squilibri del mondo va diffondendosi in aree
culturali diverse, in soggetti politici e nelle chiese, come dimostra anche l’ultima enciclica
papale. La crisi tuttavia dimostra che senza regole né controlli non esiste vero sviluppo. Si
è dimostrata impraticabile la via di una crescita economica che non tenga conto dei limiti
dell'ecosistema, costringendoci ora ad una impegnativa corsa alla riduzione delle
emissioni per affrontare la crisi climatica.
La globalizzazione ha inciso sulla vita di ciascuno di noi, offrendo straordinarie opportunità
e aprendo nuovi orizzonti alla conoscenza. Il ruolo della donna nella società misura ormai
il livello della democrazia in tante parti del mondo, come si è visto anche nella recente
rivolta democratica in Iran. Ma la globalizzazione ci ha portato anche le paure sotto casa e
ci ha spinto ad una competizione senza limiti e a volte senza diritti. In ogni campo, ci mette
di fronte a nuove impegnative questioni che impongono un ritorno alle radici
dell'umanesimo.
La crisi restituisce attualità alle idee di fondo del riformismo: non c’è crescita senza qualità
sociale e giusta redistribuzione delle risorse; ci vuole cura dei beni collettivi e
dell’ambiente; le politiche pubbliche devono regolare lo sviluppo e assicurarne la
sostenibilità; la cooperazione internazionale è la via maestra per promuovere la pace.
Perché l’Europa va in senso contrario? C'è una causa materiale, perché il grande
compromesso sociale realizzato dal riformismo europeo è stato scosso dalla competizione
globale che ha aggredito i diritti del lavoro. Ma c'è anche una responsabilità delle forze
progressiste che hanno governato quasi tutti i paesi europei negli anni Novanta. Le forze
progressiste del continente devono compiere oggi il passo che mancò allora: iscrivere
all’ordine del giorno il rilancio dell’unità politica europea e il rafforzamento della sua
legittimità democratica e istituzionale
L’Alleanza dei democratici e dei socialisti nel Parlamento europeo non è solo un felice
approdo, ma un punto di partenza e un orizzonte per una ricerca comune, oltre i confini
delle culture politiche del Novecento.
L’orizzonte europeo è la certezza dei riformisti italiani. Il nostro europeismo nasce dalla
necessità di contribuire al governo democratico mondiale e, insieme, di promuovere la
modernizzazione dell’Italia.
L’Unione Europea è la forma più avanzata di governo multilaterale e democratico della
globalizzazione; il suo modello sociale è visto in tante parti del mondo come la migliore
risposta alla crisi. L’Europa può oggi aiutarci a valorizzare merito e responsabilità,
accelerare il ricambio generazionale, modernizzare le reti tecnologiche, promuovere la
parità fra i sessi, migliorare le politiche ambientali e ampliare la sfera dei diritti.
UN PAESE CHE MERITA DI PIÙ
I tessuti connettivi del Paese sono sempre stati deboli. In assenza di profonde riforme
rischiano ora di sfilacciarsi sotto la pressione della globalizzazione. E' a rischio la coesione
del Paese.
Lavoro e cittadinanza
La prima, fondamentale frattura nasce dall'indebolimento del lavoro, in netto contrasto con
la sua rilevanza nell'economia della conoscenza. Le conseguenze si sono sentite sui
redditi dei lavoratori dipendenti, rimasti bloccati in termini reali, sulle donne trattate spesso
come anello debole, e sui giovani che hanno subito una precarizzazione senza diritti.
Ci sono natura, storia e conoscenza nella crescita italiana
Curare l'ambiente in cui viviamo richiede un cambiamento di comportamenti, di priorità e di
convenienze. Tutto ciò è anche occasione per nuovi investimenti e crescita economica.
Una vera green economy è anche una green society, cioè in definitiva società della
conoscenza: nuove produzioni e nuovi consumi, saperi e diffusione di tecnologie,
formazione e buone pratiche. Per questo bisogna curare i preziosi giacimenti di ricerca
scientifica e di produzioni culturali che contengono la principale ricchezza del Paese. E’
una sfida impegnativa, resa ancora più urgente dalla crisi climatica e che vede in prima fila
nel mondo le forze democratiche.
Fare le riforme
Una parte significativa del Paese prova a reagire alla crisi con i propri mezzi
Sono lavoratori e professionisti, giovani e donne, innovatori e produttori che al Pd non
chiedono urla e proteste, ma una proposta praticabile per il governo del Paese. Sono
imprese che hanno bisogno di essere aiutate a superare la crisi e possono diventare
protagoniste del nostro progetto. Sono ceti popolari che soffrono a causa di bisogni primari
insoddisfatti e classi medie che avvertono il rischio di impoverimento. Occorre suscitare un
progetto, un orizzonte di cambiamento.
Abbiamo fiducia nel nostro Paese
Il nostro è un Paese che fa fatica a cambiare. Noi ne siamo parte, sia nei pregi sia nei
difetti, e abbiamo la responsabilità di aiutarlo a migliorare. Per questo abbiamo fiducia
nell'Italia.
Girare il Paese verso il futuro vuol dire puntare sulla nuova generazione che è in
movimento Ai giovani è chiesto di raccogliere il testimone delle radici del movimento
democratico: prendere le parti ed il punto di vista di chi lavora e produce, di chi è più
debole e subordinato per costruire una società migliore per tutti.
DA DOVE RIPARTIRE
Ridurre le disuguaglianze,liberare il merito
Per diventare un Paese meno diseguale l'Italia deve dotarsi di una moderna rete di
sicurezza sociale: riqualificare l’intervento pubblico e promuovere una nuova alleanza tra
Stato, terzo settore e privati ispirata al principio di sussidiarietà, nella chiarezza delle
responsabilità. Riformare il welfare vuol dire superare il dualismo del mercato del lavoro,
che colpisce soprattutto i giovani, aprendo dei processi univoci di inserimento e di stabilità
del lavoro; sostenere le famiglie e i loro redditi; introdurre un reddito minimo di
inserimento; estendere la qualità del sistema sanitario e renderlo sostenibile; aiutare i non
autosufficienti. Ma l'obiettivo principale della riforma del welfare consiste nell'innalzare la
qualità dei servizi in modo da offrire alle donne una base sicura per affrontare i diversi
momenti della vita, dal lavoro, alla maternità, all'istruzione alla cura delle relazioni. Chi non
trova lavoro o ha perso il lavoro, dipendente o autonomo, deve poter contare su un
sostegno universale al reddito e su efficaci servizi pubblici di formazione e reinserimento..
L’innalzamento flessibile e volontario dell’età pensionistica va favorito, ma al contempo è
necessario estendere la contribuzione figurativa per i periodi di disoccupazione, di
formazione o di esercizio di responsabilità famigliari per innalzare gli importi delle future
pensioni.
Queste politiche sono sostenibili con un nuovo patto di fedeltà fiscale.
Per affermare una reale eguaglianza delle opportunità occorre una rivoluzione
copernicana che ponga al centro il merito e la responsabilità. L'Italia ha bisogno di una
nuova stagione di liberalizzazioni: meno barriere di accesso alle professioni, più
concorrenza nei servizi, imprese maggiormente contendibili, autorità realmente
indipendenti, class-action a difesa dei consumatori. Il Paese chiede molto alla scuola
italiana. È chiamata ad aiutare la mobilità sociale, a mantenere unito il Sud e il Nord, a
coltivare e praticare l’accoglienza degli immigrati, a rilanciare l’educazione permanente, a
ripensare l’insegnamento tecnico per adeguarlo ai modi di produzione contemporanei.
Scuola, università e ricerca sono la prima fonte di energia per il Paese.
Riformare lo Stato per mantenere unita l'Italia
Il principale problema italiano è se in futuro si potrà ancora parlare di Repubblica una e
indivisibile. Molti, dapprima soltanto al Nord e ora anche al Sud, dichiarano apertamente
che è meglio fare da soli. Rinnovare il patto di unità nazionale è il compito storico-politico
del Partito democratico, è l’anima del nostro progetto.
La modernizzazione del Paese è il linguaggio comune di una nuova reciprocità tra Nord e
Sud: le riforme che si muovono in questa direzione rispondono alle domande del Nord ma,
al contempo, mettono anche in movimento il Sud. Al Sud, la nostra ambizione è quella di
pronunciare la parola “Mezzogiorno” in una prospettiva rinnovata. Gli investimenti devono
essere garantiti, non rubati, né rapinati né dispersi. Sono necessari meccanismi
automatici, non intermediati, per sostenere gli investimenti di impresa e premiare chi
raggiunge determinati standard di servizi. C'è bisogno di perequazione delle infrastrutture
e dei beni collettivi. Il Sud potrà svilupparsi davvero soltanto se messo in condizione di
farlo con le proprie forze.. Riformare lo Stato quindi, è l'unica via per mantenere unita
l'Italia.
Legalità è democrazia
C’è in Italia una crisi di legalità che erode le basi dell’organizzazione civile. La legalità
deve garantire la sicurezza, la prevenzione e il contrasto di fenomeni criminali che
ostacolano la convivenza civile e alimentano le paure.
Il centrodestra, infatti, agita il problema della sicurezza, ma aggrava ogni giorno la crisi di
legalità con i condoni. Vogliamo progettare la sicurezza mettendo a fattor comune le
diverse risorse istituzionali e sociali, forze di polizia, magistratura, enti territoriali, polizie
locali, associazionismo civile e servizi alla persona, assicurando la qualità del lavoro svolto
dagli operatori pubblici che hanno il dovere di tutelare la comunità.
Per realizzare le riforme abbiamo bisogno non soltanto dell’efficienza, ma anche del buon
nome della pubblica amministrazione. Che si ottiene, attraverso meccanismi permanenti di
riforma nelle molte e diverse strutture pubbliche, con strumenti efficaci di valutazione dei
risultati e coraggiosi ripensamenti dell'organizzazione del lavoro, anche utilizzando
l'occasione delle nuove tecnologie.
Laicità e valori condivisi per un’Italia più civile
Bisogna puntare sulle energie civili del Paese che si esprimono ogni giorno nell'impegno
sociale, nella partecipazione politica, nel volontariato, nei piccoli gesti di amicizia della vita
quotidiana ed emergono con forza nei grandi momenti della vita nazionale.
Negli ultimi decenni il rapido sviluppo delle scienze, il movimento e l'incontro di persone,
culture e stili di vita su scala planetaria, hanno investito l’umanità con nuovi interrogativi
etici.
Il principio di laicità è la nostra bussola, la via maestra di una convivenza plurale. La laicità
si nutre di rispetto reciproco e di neutralità – che non significa indifferenza - della
Repubblica di fronte alle diverse culture, convinzioni ideali, filosofiche, morali e religiose. È
anche impegno per la loro salvaguardia, promozione del dialogo interculturale e
interreligioso, mutuo apprendimento: purché, naturalmente, tutti accettino un comune
spazio pubblico di confronto e incontro nel quale gli unici principi non negoziabili siano
quelli della Costituzione italiana e della Carta dei diritti dell'Uomo.
Dialogo e accoglienza sono anche i principi che si devono seguire per l’integrazione degli
immigrati. E’ una buona legge sull’immigrazione quella che produce più legalità e più
inclusione, non quella che preclude agli stranieri i percorsi regolari o li lascia ai margini
della società.
Da soli si può fare poco
Il progetto che ci ispira non è compiuto: non è esaurita la questione dell’incontro tra culture
ed esperienze politiche progressiste ancora oggi divise. Vogliamo essere chiari su questo
punto: non c’è un Pd in cui confluire. C’è invece un vasto campo di forze di sinistra,
riformiste, laiche e ambientaliste che ha cominciato ad unificarsi e alle quali è giusto
guardare con attenzione, così come a tutte quelle forze di opposizione che incarnano
valori importanti
La vocazione maggioritaria non significa rifiutare le alleanze, ma, al contrario, renderle
possibili, perché costruite nella chiarezza, sulla base di vincoli programmatici. Non
consiste nell’autosufficienza, ma nella capacità di ritrovare una funzione di rappresentanza
popolare, e nell’impegno ad elaborare un progetto di governo che convinca il Paese. Non
possiamo più confondere il bipolarismo, che è una conquista della nostra democrazia, con
il bipartitismo, che non ha fondamento nella realtà storica, sociale e politica del Paese.
Sul piano istituzionale noi scegliamo un modello parlamentare rafforzato in alternativa a
formule più o meno mascherate di presidenzialismo, una legge elettorale chiara e non
stravolgente l’architrave costituzionale, da elaborare in collaborazione con chi crede ad un
bipolarismo maturo che renda l’elettore determinante nella scelta degli eletti e del governo.
Poiché noi crediamo nella struttura portante della nostra Costituzione intendiamo limitare
le modifiche agli interventi essenziali per realizzare gli obiettivi indicati. E intendiamo
anche risolvere il problema del conflitto di interessi che in tutti questi anni è andato
aggravandosi, mettendo in pericolo la libertà di informazione, il rango civile del Paese e
perfino l’immagine internazionale.
NOI, I DEMOCRATICI
L'identità plurale dei democratici nasce dalla sintesi delle culture fondative dell'Ulivo.
Noi siamo un partito popolare perché ci rivolgiamo ad un vasto arco sociale, dai ceti meno
abbienti, ai ceti produttivi, alle nuove generazioni, e perché decidiamo di essere presenti in
ogni luogo con esperienze e linguaggi legati alla vita reale delle persone.
Noi siamo un partito riformista perché crediamo che l’uomo possa cambiare le cose e che
le cose possano essere migliorate.
Noi siamo un partito dell’uguaglianza secondo l’ispirazione del cattolicesimo democratico e
della sinistra democratica e liberale
Noi siamo il partito delle donne e degli uomini perché crediamo che la differenza di genere
sia una risorsa per la democrazia e per promuovere lo sviluppo umano.
Noi siamo un partito laico perché rispettiamo le fedi e le convinzioni morali di ciascuno.
Siamo convinti che lo Stato sia la casa di tutti e che si debba garantire a tutti libertà di
coscienza e di culto e che si debbano tener distinte le convinzioni religiose, filosofiche e
morali dalle leggi che regolano i comportamenti di tutti.
Noi siamo il partito dei lavori e dei ceti produttivi. Vogliamo tornare nei luoghi in cui si fatica
e si produce, ascoltare chi intraprende e chi rischia in proprio.
Noi siamo il partito dei diritti civili perché crediamo nella dignità, nell’autonomia, nella
libertà, nell'uguaglianza di tutte le persone; siamo contrari ad ogni forma di discriminazione
e contrari ad uno Stato che tenda a sostituirsi alla libertà e alla responsabilità
dell'individuo.
Noi siamo un partito ambientalista perché siamo consapevoli che la Terra è una sola. Il
rispetto per l’ambiente è il rispetto che dobbiamo alla nostra stessa casa.
Noi siamo il partito dei territori e della sussidiarietà. Per noi non c'è un centro che decide e
una periferia che obbedisce, ma un equilibrio virtuoso tra i diversi livelli decisionali, sia per
quanto attiene alle istituzioni che per il Partito.
Noi siamo il partito dei giovani perché scommettiamo sul futuro del nostro Paese stando
dalla parte di chi bussa alla porta e non di chi la tiene chiusa. Per restituire ai giovani il
desiderio di cambiare il mondo.
Noi siamo il partito della conoscenza e dei saperi perché abbiamo fiducia nell’ingegno
umano, crediamo che senza sapere non ci sia libertà, consideriamo prezioso il
riconoscimento dei meriti dei giovani ricercatori.
Noi siamo il partito dei cittadini e del nuovo civismo perché crediamo nella libertà
dell’individuo e nelle risorse di una comunità solidale. Ciò trae forza e senso da antiche
radici, che oltrepassano largamente le vicende degli ultimi decenni. Radici di
emancipazione e di riscatto, di autorganizzazione, di solidarietà, di autonomia che furono
premessa vivente delle grandi formazioni politiche popolari all’affacciarsi del secolo
scorso. Si formò allora l’idea che prendendo le parti di chi lavora e produce e di chi è più
debole e subordinato, sia possibile costruire una società migliore per tutti
NOI, IL PARTITO DEMOCRATICO
La questione che ci siamo posti nei mesi scorsi non è se essere un partito “vecchio” o un
partito “nuovo”, ma se essere davvero un partito: cioè una libera associazione di cittadini
dotata di identità riconoscibile, organizzazione interna, radicamento sociale, luoghi di
discussione e partecipazione, nonché di regole liberamente accettate e condivise. Non
aver chiarito questi punti fondamentali ha indebolito il cammino iniziale del Pd.
All’indomani delle primarie abbiamo deluso sia chi era legato a forme di militanza più
tradizionali, sia chi si aspettava nuove forme di partecipazione politica e di coinvolgimento
sociale. Abbiamo disperso un tesoro immenso.
Che cos’è un partito?
1. L’idea di partito ha a che fare con l’idea di democrazia. Rifiutiamo i modelli plebiscitari e
riaffermiamo il valore dell’art. 49 della Costituzione. I partiti sono strumenti di
partecipazione, di formazione civile, di impegno individuale e collettivo, di mediazione
virtuosa tra società e istituzioni, di proposta e di indirizzo, di selezione democratica della
classe dirigente.
2. Un partito è una comunità di donne e di uomini che vive di rispetto, amicizia, pari dignità
e lealtà reciproci. Le iniziative popolari e le feste sono parte essenziale dell’attività di
partito, così come la promozione di strumenti nuovi di comunicazione e socializzazione. La
Rete non sostituisce, ma amplia le possibilità di comunicazione e di interazione ad ogni
livello.
3. Un partito si organizza in circoli presenti in ogni comune o quartiere, nei luoghi di lavoro
e di studio, nelle comunità all’estero, ma può aprirsi davvero agli elettori solo se è radicato
e riconosciuto nel Paese. Si apre alle energie più fresche della società tramite una forte
organizzazione giovanile.
Cosa significa democratico?
1. Il Partito democratico è un partito di iscritti e di elettori che persegue la parità di genere
nelle responsabilità politiche. La sovranità appartiene agli iscritti, che la condividono con
gli elettori nelle occasioni regolate dallo statuto. Agli iscritti sono riconosciuti diritti
fondamentali come la partecipazione alle decisioni ai vari livelli (anche attraverso
referendum) e l’elezione degli organismi dirigenti. Il Pd coinvolge gli elettori, attraverso le
primarie, per selezionare le candidature alle cariche elettive con particolare riferimento alle
elezioni in cui non sia presente il voto di preferenza. Partecipa alle primarie di coalizione
con un proprio rappresentante scelto da iscritti e organismi dirigenti. Le primarie per
l’elezione del segretario nazionale richiedono nuove regole.
2. Il Partito democratico è un partito nazionale organizzato su base federale. I rimborsi per
le elezioni regionali, le entrate del tesseramento e delle feste, i contributi degli
amministratori, sono destinati ai circoli e alle organizzazioni provinciali e regionali. Parte
del finanziamento elettorale nazionale ed europeo va destinata a progetti di radicamento
del partito nella società. Gli organismi dirigenti nazionali saranno formati per la metà da
rappresentanti designati dai livelli regionali.
3. Gli organismi dirigenti ad ogni livello saranno composti in un numero Lo statuto
garantisce i diritti dei singoli iscritti e delle minoranze. Gli organismi dirigenti hanno il
dovere di ricercare attraverso l'aperto confronto delle opinioni la posizione comune da
assumere nelle sedi politiche e istituzionali. Le deroghe rispetto alle posizioni comuni
dovranno esprimersi sulla base di criteri valutati da un organo statutario.
Per tutte queste ragioni vogliamo costruire insieme un Paese da amare, un’Italia dove sia
bello vivere, lavorare, crescere i propri figli. Con il Partito democratico.
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