I giovani democratici della nostra provincia hanno pensato bene di organizzare, all'interno della cosiddetta PD school, un incontro a Monza che discutesse del problema del nucleare, in modo da chiarirsi le idee e chiarirle ai nostri simpatizzanti nelle piazze e a tutti coloro che andranno a votare al referendum, speriamo molti.
Come relatori sono stati chiamati gli autori di un libro illuminante (“L'illusione nucleare”) che smaschera i falsi miti del nucleare: Sergio Zabot, ingegnere energetico e Carlo Monguzzi, esponente milanese del Pd, da sempre impegnato sui temi dell'ambiente.
Dopo un video introduttivo che ci mostra una serie di strafalcioni di Berlusconi sul nucleare, indice della grande superficialità e ignoranza con cui gli esponenti del governo affrontano la questione, Monguzzi apre la serata con alcune considerazioni introduttive all'intervento più tecnico di Zabot.
Innanzitutto l'Italia sembra non abbia bisogno di costruire nuove centrali, poiché quelle esistenti sarebbero più che sufficienti a coprire il fabbisogno nazionale, ma in realtà per motivi di mercato non è possibile sfruttarle al massimo della possibilità. Oltre a questo ci sono gravi perdite nella rete di trasmissione dell'energia elettrica, un po' per la conformazione del territorio, un po' per altri motivi, per questo una parte viene importata dall'estero. Cosa ancora più grave è il massiccio impiego di gas e petrolio nella maggior parte delle centrali (60-70%), il che ci causa dipendenza da Paesi non democratici come Libia e Russia.
Il nucleare può essere una risposta a questi problemi o è possibile un progetto di governo senza ricorrere all'atomo? Prendendo spunto dal caso francese si può sfatare il mito della bolletta francese più bassa: come ci illustra Zabot infatti una parte dei costi del nucleare ricade sotto le spese del ministero della difesa e quindi della fiscalità generale, alleggerendo artificiosamente la bolletta. Tant'è vero che ora, essendo entrato in vigore anche in Francia un libero mercato dell'energia, si prevede un consistente aumento del costo dell'energia nei prossimi anni, fino a raddoppiare nel 2020. Dunque sembrerebbe che l'energia nucleare non riduca più di tanto i costi al cittadino. Molti fautori dell'atomo sostengono che sulla bolletta italiana gravino molti costi destinati alle energie rinnovabile, in realtà la cifra apparsa sui giornali di recente è ben 10 volte superiore al costo effettivo. A quanti dicono che l'Italia importa già consistente energia dal nucleare francese, in realtà si tratta solo del 3%. Inoltre confrontando le stime di molti istituti internazionali si può vedere come l'energia nucleare abbia un costo superiore a quello di una centrale tradizionale, a parità di energia prodotta. Siamo sempre su valori minori rispetto alle energie rinnovabile, ma comunque molto più alti di quello che si immagina. Lo stesso governo italiano è intervenuto a bloccare nel 2008 un emendamento leghista, che proponeva cambiamenti nel mercato dell'energia, imponendo l'acquisto dell'energia a prezzo più basso. E' stato bocciato con la motivazione che tale regime avrebbe reso fuori mercato la futura energia nucleare. Riguardo a questo problema, va sottolineato come il fotovoltaico, sebbene più costoso, avendo la massima efficienza nelle ore di maggiore consumo (esempio mezzodì estivo coi condizionatori accesi), ha una funzione di calmiere dei prezzi. Altre considerazioni interessanti: la costruzione di una centrale nucleare richiede una decina di anni e si dimostra che il 70% dei costi derivano in realtà dagli interessi pagati alle banche, ecco forse chi spinge così tanto per questo tipo di energia. Anche in termini di occupazione prodotta si può dimostrare che il nucleare produce pochissimi nuovi posti di lavoro in proporzione all'ingente investimento. Ovviamente si accenna anche ai gravi danni ambientali che una centrale produce, parliamo di 38 Km2 di territorio distrutti durante tutte le fasi di vita di una centrale (miniere di uranio, siti di arricchimento, siti di smaltimento, etc.), senza considerare i danni gravissimi in caso di incidente o il problema irrisolto delle scorie. E poi il fabbisogno di uranio necessita l'importazione sempre da Paesi non propriamente sicuri, come il Kazakistan o la solita Russia ad esempio.
Dunque quale alternativa si propone ? Semplice: 5 miliardi di investimenti per la riduzione dei consumi (elettrodomestici e impianti più efficienti, domestici e industriali) e il miglioramento della rete di distribuzione. Si calcola che a fronte dei 32 miliardi necessari per le 4 centrali proposte dal governo, si avrebbero comunque maggiori posti di lavoro, specie nei settori dei piccoli professionisti (elettricisti, idraulici, etc.). Monguzzi in particolare ha sottolineato come in molte realtà amministrative come Torino il centro sinistra sta già lavorando in questa direzione con buoni risultati. Forse quindi con un po' di buonsenso e lavorando per gli interessi dei cittadini si può fare molto senza scomodare Enrico Fermi e i suoi atomi di uranio.
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