La ripresa (?) della maratona degli emendamenti verso la variante del pgt, richiede anche da parte nostra una ripresa di attenzione sui contenuti che questo nuovo piano esprime.
I riflettori in questi mesi sono stati giustamente accesi sui gravi rischi ambientali per la nostra città. E’ rimasta invece un po’ in ombra una questione importante: che tipo di “città sociale” viene fuori da questa proposta urbanistica?
In due articoli cercheremo di rimettere attenzione, su scelte che come quelle legate ai servizi vanno a relazionarsi con i bisogni primari dei nostri cittadini.
L’impaginazione e la comunicazione del piano è stato volutamente incentrata sulla cosiddetta “citta pubblica”: verde, servizi, salute,innovazione etc.
I titoli dei poli della “Città pubblica” vanno in questa ingannevole prospettiva di facciata: il polo sanitario, lo sportivo, dell’energia rinnovabile, della tecnologica, il ricreativo del Parco Villoresi.
Quello della Cascinazza, ha mantenuto per decenza o mancanza di fantasia il proprio titolo perchè ben sappiamo tutti di che cosa si tratta.
Leggendo il documento di piano, nella voce servizi e limitandoci solamente ad assommare i numeri dei servizi proposti, c’è subito da rimanere sconcertati ed allibiti:
Sociale:
31 Asili Nido - 2 scuole materna/infanzia - Residenza protetta per anziani - 2 centri aggregazione per anziani - Centro ricreativo doposcuola - Centro polifunzionale per l’infanzia - 2 Centri polifunzionale attività giovanili - 5 Centri per attività sociali e culturali e religiose - Centro diurno disabili - Asilo notturno
Cultura e formazione
2 Sale convegni/Audiotirum - 3 Centri espositivi (uno expo) – Teatro - Istituto d’arte - Centro Creatività - Centro di quartiere e multimediale - Servizi Didattici e formativi – Pinacoteca - Centro educativo ambientale - Centro della creatività
Una sorta di moltiplicazione dei sogni e dei servizi in ogni polo ed ambito,senza che se ne abbia motivato i fabbisogni, le priorità e soprattutto le fattibilità.
Dalla fotografia scattata dal piano, emerge chiaramente che la “città pubblica” non è altro che il tentativo di coprire i 4 milioni di mc previsti, tentando di dare una grande verniciata con i colori del sociale, della cultura e dell’ambiente.
Una seconda caratteristica evidente, è quella di un supposto “scambio”: io ti permetto di costruire e tu mi fornisci alcuni servizi.
Uno scambio che in effetti scambio non è, perché agli stessi proprietari si lascia la gestione privata dei servizi stessi.
Non siamo solo (per modo di dire) in presenza di vendita al privato del consumo di suolo (verde e agricolo) ma si offre la possibilità di esercitare due “diritti” per i proprietari: diritto di costruire abbianto al diritto di gestire in proprio i servizi sociale e culturali individuati.
Altro che scambio.
Siamo quindi di fronte ad una ulteriore tentativo di privatizzazione dei servizi, che ormai sembra il modello utilizzato “a tutto campo” dalla Giunta Mariani.
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