Il Partito Democratico ha presentato 17 macroemendamenti per denunciare l'immobilismo del governo e offrivano soluzioni per rilanciare la crescita del Paese.
La legge votata al Senato non delinea alcun obiettivo sul terreno della ripresa economica e sul controllo degli andamenti della finanza pubblica. Mancano, poi, gli interventi volti a favorire il recupero di capacità competitive del Paese attraverso un netto accrescimento della produttività totale. E, intanto, il Paese regredisce pericolosamente, non solo nei fondamentali macroeconomici, di finanza pubblica e di competitività, ma soprattutto inizia a registrare gravi e preoccupanti fenomeni di disgregazione sociale, territoriale ed ambientale, ad un livello mai raggiunto in passato.
Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd al senato, commenta così l'esito della votazione di oggi:"Il PD ha votato contro questa legge di stabilità perché è dannosa. Non fa crescere il Paese e servirà una manovra correttiva.
Ciò che più preoccupa è che il Paese, bloccato dall'immobilismo e dalla crisi della maggioranza, rischia non solo di perdere il treno della ripresa economica, ma di non adempiere adeguatamente agli importanti impegni assunti o che dovranno essere assunti da qui ai primi mesi del prossimo anno".
"E purtroppo - continua la capogruppo del PD - ci siamo confrontati con un Governo imbarazzato, la cui unica attitudine è stata non guardare, non sentire, non vedere. Abbiamo visto quella che e' ormai una ex maggioranza
caotica e rinunciataria. Tutto ciò, però, non sarebbe stato possibile, non sarebbe potuto accadere se alle spalle non ci fosse stato un comportamento incredibile dell'Esecutivo".
"Il PD- continua Anna Fioncchiaro - ha avuto un comportamento serio e responsabile. Il governo poteva accettare qualche nostra proposta seria, poteva migliorare questa legge, ma ha avuto paura della terza lettura della Camera dei deputati, dove ormai la maggioranza non governa più nulla".
"Ma ciò che è più grave è che questo Governo non sta dicendo agli italiani che noi avremo la necessità nel corso del prossimo anno di rientrare di 45 miliardi e quindi di una manovra aggiuntiva, per onorare quello che è un impegno a livello europeo. Proprio per questo è inaccettabile che non ci sia nulla per aiutare la crescita del Paese ma anche la tenuta del Paese. Mi riferisco al fatto che di fronte a sacrifici così ingenti che saranno richiesti al Paese e di fronte a una crisi che sta mettendo in ginocchio l'Italia, non c'è una misura per sollevare le sorti
di piccole e medie imprese, delle famiglie italiane, per dare occasioni e opportunità di lavoro ai giovani, per dare la possibilità al Mezzogiorno di tornare a camminare da solo. Di tutto questo in questa legge di stabilità
non c'è traccia"
Buone notizie, però, per il 5x1000. Grazie ad un Odg presentato dal PD il finanziamento per il terzo settore verrà ripristinato in un prossimo decreto.
Il senatore Antonello Cabras nella dichiarazione di voto a nome del Gruppo nel corso della discussione a Palazzo Madama ha dichiarato: "Non serve un nuovo governo per rianimare un Paese depresso e scettico. La sfida è rimotivare i cittadini con una soluzione che rimetta in gioco l'Italia. Per far questo il Partito Democratico ha dato ampia diponibilità. Ma non è il caso di questo provvedimento"
"È positivo - spiega Cabras - che Tremonti abbia cambiato atteggiamento verso l'Europa. Il governo è passato da un approccio intergovernativo ad uno più comunitario. Ma non basta. Con quale credibilità ci muoviamo oggi in sede europea dopo che per anni ne abbiamo svilito il ruolo?".
Cabras nota anche che:"non si ricorda una sessione di bilancio senza che il ministro dell'Economia passasse, almeno un istante, in aula o in commissione. Non so - ha concluso Cabras - se il ministro dell'Economia sia in gara con il premier a chi passa meno in Parlamento".
Tra gli emendamenti targati Pd c'erano: misure di sostegno al reddito delle imprese e dei contribuenti; un piano straordinario di interventi a sostegno dell'autonomia finanziaria dei giovani; un nuovo istituto fiscale a sostegno delle famiglie con figli; interventi per trasporto pubblico locale, per il Mezzogiorno e per l'Abruzzo; la 'no tax area' per le famiglie più povere; occupazione femminile; il rifinanziamento del 5 per mille; liberalizzazione di alcuni settori e mercati come gas e carburanti; misure per la tutela ambientale, la cultura, lo spettacolo e la cooperazione.
Widmer Mercatali ha parlato delle misure proposte dal Pd, come "provvedimenti per far crescere il Paese, misure quasi banali, tra cui qualche provvedimento tampone per l'immediato. Destinare "il 10% dei 40 miliardi di euro non spesi dai comuni per la messa in sicurezza delle scuole e per rilanciare il settore edilizio.
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Rilievi critici alla legge di bilancio evidenziati dal Partito democratico
Nel complesso, i provvedimenti della decisione di bilancio per gli anni 2011-2013 sono privi di contenuti significativi e in quanto tali rappresentano una risposta debole e del tutto inadeguata alle aspettative dell'intero l'intero tessuto sociale e produttivo del Paese, duramente colpito dalla recente crisi economica e finanziaria ed ora in attesa di interventi per il sostegno alla competitività e dei redditi.
Tali provvedimenti, non delineano alcun obiettivo, né per il prossimo anno, né per quelli successivi, sul terreno della ripresa economica e del controllo degli andamenti della finanza pubblica e soprattutto non prospettano alcun intervento volto a favorire il recupero di capacità competitive del Paese attraverso un netto accrescimento della produttività totale dei fattori. Al contrario vengono proposti tagli consistenti proprio nei settori in cui, vi è necessità di maggiori investimenti di risorse.
Nei Paesi UE e in quelli maggiormente sviluppati le problematiche della crisi economica e di finanza pubblica sono state superate, pur con diversa intensità, con strumenti idonei quali riforme, riduzione degli sprechi e soprattutto con il sostegno selettivo ai settori produttivi e tutti i governi si accingono ad emanare nuovi interventi per il sostegno dell'economia.
Dal punto di vista della crescita economica, i nostri principali competitors internazionali durante la crisi hanno registrato una minore riduzione percentuale del loro PIL e ora nella fase di ripresa dell'economia viaggiano a velocità molto superiore rispetto alla nostra. La crescita mondiale è prevista al 4,4% ed è prevista attestarsi al 4% nel 2011. La Germania nel 2010 cresce del 3,4% e le stime per il 2011 prevedono una crescita del 2%. Gli Stati Uniti crescono del 2,9% e per il 2011 le previsioni sono del 2,5%. Il Giappone cresce del 2,7 % e le stime per il 2011 prevedono una crescita del 2,5%. La Francia cresce del 1,6% e per il 2011 le previsioni sono del 2,5%. Per l'area euro la crescita del 2010 è pari in media al 1,6%, mentre per il 2011 si prevede una crescita del 1,8%.
Per quanto riguarda l'Italia, l'immobilismo e l'attesa di tempi migliori sono stati la sola ricetta con la quale il Governo ha affrontato tanto la fase di crisi quanto quella post crisi ed i risultati a consuntivo sono evidenti.
Noi siamo fermi, purtroppo ad un 1,2% nel 2010 e ad un 1,3% per il 2011.
Senza una forte inversione delle politiche economiche e di bilancio, il Paese rischia di restare indietro proprio nella fase in cui tutte le economie danno evidenti segnali di ripresa, bloccato da tassi di crescita troppo bassi e soprattutto senza un chiaro indirizzo di sviluppo industriale, con un tessuto produttivo ridimensionato, in particolare nella componente delle piccole e medie imprese, privo di adeguate risorse finanziarie e di merito di credito, esposto alla concorrenza sempre più aggressiva non solo dei concorrenti tradizionali ma dei nuovi attori dell'economia emergente, con un mercato del lavoro indebolito e privo di adeguati strumenti di sostegno e riqualificazione per i soggetti che perdono l'occupazione e con una forte distorsione nella distribuzione della ricchezza a discapito delle fasce più deboli della società.
In tal senso, i provvedimenti annunciati confermano nuovamente la pericolosa sottovalutazione da parte del Governo dei problemi reali del Paese.
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