Una Sala Maddalena piena di cittadini, tanto che molti hanno dovuto sedere a terra, fa capire che il tema della serata è dei più sentiti: si decide infatti del futuro di Monza.
Si è parlato della sua trasformazione in una città dormitorio, appendice a nord-ovest della grande Milano, oppure continuare a preservar nella sua dimensione a misura d'uomo pur garantendo uno sviluppo controllato, come previsto dal PGT ideato dalla giunta Faglia.
Assieme ad esperti, associazioni e comitati di cittadini si discute della variante al vigente PGT, il cui iter di approvazione è in corso in questo periodo.
Le parole di Maurizio Oliva (Italia Nostra), il primo ad intervenire, chiariscono fin da subito come la variante introdurrà diverse emergenze nella città come la distruzione delle aree agricole, un aumento delle volumetrie abitative con conseguente aumento di abitanti e congestione della viabilità, il crollo dei prezzi delle case: insomma, riassume Oliva in due frasi-slogan, meno qualità della vita e più povertà per i cittadini monzesi. Oliva non può in compenso non essere positivamente sorpreso dalla risposta che a questo rischio hanno saputo dare i cittadini, riunitisi in comitati spontanei che hanno informato la cittadinanza su quante e quali volumetrie abitative sarebbero state previste nei loro quartieri, raccogliendo poi centinaia di firme a sostegno di petizioni che cercassero di fermare questo scempio.
Tocca a Giorgio Mojoli (CCR) spiegare tecnicamente in cosa consista la variante: mantenendo un tono colloquiale pur trattando un argomento molto specialistico, Moioli spiega come la principale peculiarità del PGT approvato dalla giunta Faglia venga stravolta da questa variante. Se infatti l'attuale piano vigente voleva in primis mantenere le aree verdi trasformandole in un parco di cintura urbana, la variante in via di approvazione distrugge queste aree con l'intento di trasformarle in fantomatici "poli" destinati ad ospitare altrettanto fantomatiche destinazioni (polo tecnologico, polo dell'energia, etc...). La variante pecca inoltre di poca chiarezza sulle destinazioni d'uso della aree, secondo Moioli una scelta voluta per lasciare libertà di costruire a chi acquisirà le aree (quindi stravolgendo le "previste" destinazioni dei poli, che si dimostrano quindi essere solo destinazioni-slogan per mascherare una concessione alle speculazione edilizia)
La seconda parte della serata è invece lasciata ai comitati (comitati delle vie Blandoria, Magenta, Monte Bianco, Valsugana, Casignolo e del quartiere Sant'Albino): ognuno di loro racconta l'esperienza vissuta da un gruppo di cittadini che, una volta informati della futura "cementificazione" delle aree verdi loro vicine, si sono mobilitati prima informandosi su quanto e dove sarebbe stato costruito, successivamente hanno organizzato una raccolta firme a sostegno di petizioni che sono poi state consegnate a chi governa la città. Esperienza comune a quasi tutti loro una risposta poco chiara e mai definitiva, se non nulla, da parte dall'amministrazione comunale.
La serata si conclude con la convinzione che si debba fare sempre più fronte comune contro l'approvazione di questa variante, in modo da evitare uno stravolgimento della città che comprometterebbe prima di tutto la qualità della vita, fino ad oggi sostanzialmente buona, dei cittadini monzesi, senza peraltro risolvere diverse problematiche ancora aperte in città. Una retromarcia della giunta sarà forse solo possibile grazie ad una forte pressione della cittadinanza e, a riguardo, viene anche votato all'unanimità dall'assemblea un documento sottoscritto da tutti i comitati e associazioni che hanno organizzato l'evento, da inviare al consiglio comunale, contenete un appello a fermarsi e riflettere se non sia il caso di ascoltare i cittadini evitando così uno sfregio alla nostra città.
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