Un'interessante proposta è venuta da Assolombarda, quella di far gestire all'Associazione i beni confiscati alla malavita organizzata. "Nella maggioranza dei casi", afferma Meomartini, presidente dell'associazione, "le aziende sequestrate fermano la loro attività in attesa dei tempi della giustizia, e spesso vengono liquidate o falliscono".
Con le immaginabili conseguenze per chi ci lavora. Se invece, in questa fase, venissero gestite da manager professionisti, potrebbero godere di una continuità di esercizio, fino alla decisione finale della magistratura. E i manager potrebbero essere forniti da Assolombarda. Meomartini pensa a far partire questo progetto, in accordo col ministero dell'Interno, nelle prossime settimane.
La Lombardia è in effetti la terza regione (dopo Sicilia e Campania) con più imprese sequestrate, soprattutto alla 'ndrangheta. Di queste 184 sono state già oggetto di confisca mentre per un numero tre volte maggiore è in corso la procedura giudiziaria per il passaggio allo Stato.
Si tratta per lo più di imprese di costruzioni, di commercio all'ingrosso, alberghi e altre attività immobiliari. Nella classifica per province è in testa ovviamente Milano con 120 beni confiscati; a debita distanza Brescia (20), Cremona (19) e Como (10). Monza si piazza al 5° posto con 5. Se invece si considera la totalità dei beni sequestrati (quindi quelli già definitivamente confiscati più quelli con la procedura di confisca ancora in corso) i numeri si fanno più consistenti (e impressionanti): Milano è ancora in testa con 536 (!), e Monza si trova al 6° posto con un "rispettabile" 39. Insomma , se ce ne fosse ancora bisogno, un'ulteriore conferma che la criminalità è fra noi.
Non c'è solo questo nei programmi di Assolombarda per il contrasto della criminalità. Si pensa anche a sessioni di formazione nelle scuole, nelle quali si sottolinei la necessità della legalità e la scorrettezza della contraffazione, che tanti danni procura alle aziende italiane.. Ancora, seguendo le indicazioni del procuratore Ilda Boccassini, che denuncia l'esistenza di imprenditori vittime di usura e racket che non collaborano, e gli esempi che vengono dalle associazioni confindustriali del Sud, Assolombarda farà anche "l'esame finestra" ai suoi associati perché, come dice Meomartini, "chi non denuncia o è colluso non può far parte di Confindustria. In questa fase di crisi l'azienda deve essere considerata portatrice di valori oltre che produttrice di ricchezza. Non possono esserci dubbi sulla correttezza dei suoi rappresentanti".
Intenzioni sicuramente condivisibili.
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