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Piazza del MondoDal 2015, ogni sera alle 19, Lorena Fornasir e Gian Andrea Franchi scendono in piazza della Libertà davanti alla stazione di Trieste. Lorena si riconosce facilmente: è una donna anziana che arriva in piazza trascinando un piccolo trolley verde dove ha messo tutto il necessario per prendersi cura di coloro che le chiederanno aiuto durante la serata. Sono i migranti che arrivano a Trieste attraverso la rotta balcanica, quasi sempre uomini.

Prendersi cura” non è un'espressione casuale, perché all’origine di tutto, vi è proprio la cura dei piedi di coloro che hanno percorso la distanza che separa i loro paesi di origine (Pakistan, Afghanistan, Iran, Iraq e Siria) da Trieste. Sono piedi piagati in quanto tenuti sempre nelle scarpe ben allacciate, perché durante il cammino bisogna essere pronti a fuggire se la polizia di frontiera ti trova. Anche quando si dorme. Sono piedi piagati perchè hanno camminato in scarpe inadeguate, spesso su strade di montagna, perché quelle sono le scarpe che hai e non ne hai di migliori. 

Le persone che arrivano dalla rotta balcanica hanno attraversato stati che usano la violenza sistemica come strumento di oppressione verso chi non possiede la giusta carta d’identità. Una volta arrivati in piazza non c'è bisogno che raccontino la loro storia: i segni che sul loro corpo parlano da soli, Lorena apre il trolley verde e se ne prende cura. 

Sulla rotta balcanica, l’Italia è il primo luogo che i migranti possono ritenere sicuro e Trieste la porta d’ingresso. La città si è organizzata per permettere una forma di accoglienza diffusa grazie alla presenza di associazioni e di organizzazioni non governative. I punti di riferimento sono il centro diurno e la Caritas Diocesana, ma, il numero di alloggi insufficiente e l’impossibilità di identificare molte delle persone che giungono private dei propri documenti durante il viaggio, rende praticamente impossibile l’accoglienza sistematica di tutti. Chi rimane escluso è costretto a dormire all'aperto in vecchi edifici abbandonati o per strada. 

I cittadini di Trieste e la stessa amministrazione faticano ad accettare il fenomeno migratorio e alcune forze politiche fanno leva sulla paura per alimentare un clima di ostilità nei confronti di chi fugge dal proprio paese e chi si impegna nell’accoglierli.

Per questo la presenza di Lorena e Gian Andrea nella piazza è un atto politico: è il tentativo di smuovere le coscienze dei cittadini, sia di chi è diffidente nei confronti dello straniero, sia di chi cerca di pulirsi la coscienza con qualche offerta in denaro a questa o a quella organizzazione, magari con un semplice click. 
La loro richiesta è di non girarsi dall'altra parte, ma di essere presenti nella piazza con quel poco che si ha o anche solo per quello che si è, per avere un punto di vista differente, per vivere un’occasione di cambiamento personale, accettando anche la frustrazione di non poter fare molto per cambiare le cose.

La loro proposta è semplice: accogliere queste persone come un dono. I gesti semplici come la cura delle ferite, la distribuzione di un pasto caldo, di indumenti o di coperte per poter superare il freddo della notte o anche solo scambiare due parole con loro, sono gli appigli a cui tenerci per superare gli ostacoli dei nostri pregiudizi.

La loro chiamata dal 2015 è rimbalzata sulla rete tramite i social network e tantissime realtà hanno risposto da tutta Italia. Tutte le sere arrivano in piazza giovani e meno giovani, alcuni con regolarità, altri in modo saltuario. Sono tutti lì per dire "io ci sono", per dare il proprio contributo, per iniziare il cammino di cambiamento. 

Ad essi si aggiungono i triestini, purtroppo ancora pochi. Si avvicinano in modo discreto, arrivano per fare la loro piccola parte: con un thermos di tè caldo, con qualcosa da mangiare o una coperta.

Lorena e Gian Andrea non si preoccupano di organizzare i volontari, tutto avviene nella più totale spontaneità. Ognuno è nella "piazza del mondo", come l’ha ribattezzata Lorena, con se stesso e con quel poco o tanto che ha portato con se. Quello che conta, è ciò che si porterà a casa. 

Sono una goccia, ma tante gocce insieme fanno un fiume” dice Lorena. 

Ma la sfida a cui ci mettono di fronte Lorena e Gian Andrea è molto più grande. Trieste è la dimostrazione che si può battere il conformismo e il pregiudizio anche in una società come la nostra. Ma è un percorso di cambiamento che usa strategie nuove (o forse vecchie direbbe S.Francesco). I giovani che oggi hanno vissuto l’esperienza triestina, non potranno chiudere gli occhi una volta diventati adulti. 

Certamente Trieste è una goccia nel mare, ma quante altre “piazze del mondo” ci sono nel nostro paese? Penso alla piazza della stazione della nostra città, forse non molto diversa da quella che Lorena e Gian Andrea hanno trovato 10 anni fa a Trieste. 

Dobbiamo solo trovare il coraggio per farlo, tutti gli altri ingredienti li abbiamo già in casa.

 

Per approfondire:

Il diritto di Antigone” di Gian Andrea Franchi - Ed. Ombre Corte

Caro Marziano (3a stagione)” di Pif, le 3 puntate dal titolo “La rotta balcanica” - RaiPlay

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