Due settimane al voto delle Regionali e per scalzare dal potere la destra incarnata da Fontana, Salvini e Meloni che da 28 anni domina la politica della Regione Lombardia, di quella che una volta era la regione prima in Italia per eccellenza economica e di servizi al cittadino.
La politica della destra nella Regione Lombardia è sempre stata una politica minimalista, fedele al motto “meno stato più privato”. Una scelta politica di “fare meno politica”, meno interventi nei servizi al cittadino e di tutela delle disuguaglianze, portando allo smantellamento della sanità pubblica, dei traporti pubblici, delle politiche abitative e di ogni servizio “pubblico“ in genere.
Un esempio per tutti: la sanità privata gestisce di fatto il servizio sanitario lombardo e quella pubblica è appannaggio di esponenti e funzionari politicamente schierati. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: liste di attesa nel pubblico infinite, nessuna tutele per i lungo degenti, per i cronici e per i malati mentali.
A “pagamento” le prestazioni di libera scelta invece abbondano. A pagamento appunto. Venendo meno al dettato costituzionale delle prestazioni sanitarie universalistiche. Il criterio della libertà di scelta garantisce il ricco, e danneggia i meno abbienti, i deboli e gli anziani.
Così anche nella scuola privata equiparata alla pubblica e nei trasporti dove Trenord è “proprietario” della linea pubblica e non il gestore.
Il senso politico è che la destra ha rinunciato a fornire un servizio pubblico, per propria scelta politica, e lo ha consegnato, senza nessun controllo al privato, rinunciando al ruolo politico che gli spetta. Non c’è da stupirsi perché al governo regionale può andarci chiunque, Gallera docet: il loro ruolo non è rilevante, chi gestisce il potere è altrove NON in regione.
Per questo le scelte del 12 e del 13 Febbraio sono scelte di alta politica: si tratta di scegliere se essere governati da un ente regione secondo i principi costituzionali e non da chi abbandoni la gestione politica del territorio e dei servizi ai privati e al profitto.
È in gioco il rispetto dei principi costituzionali e in particolare dell’articolo 3: “E’ compito della Repubblica (e quindi anche dell’Ente Regione), rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitando la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana… “.
Lo stesso articolo 3 è al centro del nuovo Manifesto del Partito Democratico: non a caso.
Le politiche delle Regione Lombardia hanno fatto distinzione tra ricchi e poveri differenziando i servizi resi ai cittadini in base alla disponibilità economica dei cittadini. Infrangendo la Costituzione.
Il 12 e il 13 Febbraio si gioca pertanto un aspetto vitale per il rispetto delle garanzie costituzionalmente garantite dei cittadini lombardi.
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