Che funzione ha oggi la politica? A che serve far politica? Mi paiono domande lecite oggi, in un'era politica dove tutto può succedere e dove in modo assai subitaneo le situazioni cambiano, si trasformano e non rimangono mai statiche. Questa è l'epoca delle rivoluzioni a parole, o meglio a grida. Grida che si sentono nelle piazze, che si sentono sui social e in televisione, grida che si percepiscono nei titoloni dei giornali.
La politica allora, alla luce dei fatti, si trova ad avere una funzione di sfogo. Dopo una giornata dura di lavoro diventa il modo per liberarsi dai falsi sorrisi del mondo esterno, per poter dare la colpa a qualcuno del peso esistenziale, dei propri dolori e delle proprie inquietudini. Insomma, un urlo di Munch che non è più sordo, anche se spesso pare esserlo. Un urlo che nella sua tragicità macabra spinge il soggetto estraniato dalla grigia vita quotidiana a sedersi sul divano, con la tv accesa e vedere inerme se stesso inveire contro il nemico di turno. A questo servono anche i social. Il commento che non ha più freni, che se ne frega di quei valori dati troppo spesso per scontati e banalizzati. Un male così ingenuo e puerile che porta un perfetto nessuno, dalla sua piccola stanzetta al sesto piano di un grande palazzo, di una città della quale in pochi ricordano il nome, a scrivere cose indicibili in un'altra epoca. E per di più, vedendosi incitato poi da un'orda barbarica evanescente e virtuale a colpire ancora di più, con ancora più spregiudicatezza. E allora fioccano minacce di morte come fossero caramelle, come se fosse un diritto del cittadino medio farle. Perché sì, quell'uomo che vive al sesto piano e commenta sotto il post di un giornale: ''uno in meno'', ''ti dovrebbero stuprare'', in realtà è un uomo ordinario, magari un padre di famiglia. Il pater familias che ai figli dovrebbe insegnare la vita, i valori della lealtà e della ragione e che invece pone nelle manine dei suoi piccini uno smartphone. Chissa loro cosa penseranno leggendo i commenti del loro mito, del loro exemplum di vita. Magari fin da subito impareranno che concetti come ''ammazzare'' ''stuprare'' ''morire in mare'' sono la normalità. Anzi forse sono cose doverose da sapere e da usare nelle situazioni più futili e più banali. E magari tra una costruzione di lego e un gelato vedendo un loro compagno di classe di colore queste cose gliele diranno, e non avranno nessuna pena e nessuna pietà. Lo fa anche il loro papà, quindi non può essere sbagliato farlo. Tutto ciò è orribile perchè è banale, o meglio, è banalizzato. Il ''buonsenso'' oggi allora vuole dire essere cattivi. Ed essere orgogliosi di esserlo. E il nemico è il ''buonista'', che non è più buono ma buonista. Spesso poi fa rima con comunista, perchè si sa, chi non odia è inevitabilmente comunista. E allora Stalin ne ha ammazzati più di Hitler, Che Guevara ammazzava gli omosessuali e le foibe di Tito? Ecco, essere buoni e non volere la morte dei migranti in mare sostanzialmente per alcuni vuol dire condividere le scelte scellerate di alcuni dittatori comunisti. L'assurdo che diventa normale, la pazzia mascherata dal buon senso. Naturalmente poi il ridicolo non si ferma all'orribile, va avanti per la sua strada e si confà al suo ruolo originario, quello di ridicolizzare tutto. Anche e soprattutto la politica. E allora è normale per me trovarmi davanti ad un video del Ministro dell'Interno che con una musichetta di sottofondo scherzosa e simpatica, che sa tanto di horror comico, chiede ai suoi ''followers'' di mettere likes e metterli in fretta perchè si può vincere una telefonata con lui. Si vince un premio, si vince un post del Ministro dove si potrà vedere il proprio faccione sorridente e anche una telefonata. Forse poi anche un caffè, ma per quello si vedrà. Ci si potrà sentire importanti, chissà magari potrà vincere l'uomo del sesto piano. I suoi figli e sua moglie saranno contenti, i colleghi saranno gelosi. La decadenza più nera, e noi giovani, qui al freddo, sotto un gazebo, a sentire i ''vaffanculo'' della gente semplicemente perchè ancora parliamo di valori, di Europa, di speranza. Loro ci guardano e ridono. Non gli importa che si sta aumentando il debito pubblico, non gli importa che l'economia sta andando male per colpa di questo governo di incapaci e che il futuro per noi diventa sempre più cupo. A loro interessa sfogarsi, interessa dare la colpa a qualcuno della loro squallida inettitudine. Per concludere voglio citare una quartina di una famosa poesia di Verlaine, languore, anche perchè in questa situazione è proprio ciò che provo. Sono l'impero alla fine della decadenza guardo passare i grandi barbari bianchi, componendo acrostici indolenti, dove danza il languore del sole, in uno stile d'oro.
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