Primo tra tutti i diritti civili da difendere dovrebbe esserci quello di non venire ammazzata di botte da tuo marito o uccisa da un ex fidanzato.
Troppo difficile per molti.
Troppo poco di sinistra per qualcuno?
Tutti si battono giustamente per i i diritti civili delle coppie gay, dei conviventi, dei malati terminali, dell'eutanasia ma sento sempre più affievolirsi la difesa delle Donne . Quelle umiliate, massacrate di botte, uccise. Quelle. Cioè Noi.
Il 25 Novembre
La Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne è una ricorrenza istituita dall 'Assemblea generale delle Nazioni Unite, tramite la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999.
L'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha designato infatti il 25 novembre come data della ricorrenza invitando i governi, le organizzazioni internazionali e le ONG a organizzare attività volte “a sensibilizzare l'opinione pubblica in quel giorno”.
Il 25 Novembre non è una festa, non è una ricorrenza felice, un evento da sottolineare tra le nostre pagine di Facebook o di Twitter, una foto profilo da colorare per solidarietà…. E’ una ricorrenza per qualcosa che non dovrebbe essere mai più ricordato o istituito, perché la violenza contro le donne non dovrebbe esserci più nel 2015, nel nostro mondo fantastico degli anni Duemila, anni di luci, tecnologia, suoni, colori e web.
Ho pensato a lungo a cosa scrivere su questa giornata, come donna, come madre, come insegnante, come rappresentante politica nel mio territorio di un Partito di centro sinistra. Ho pensato a lungo perché trovo sbagliato scrivere ancora e nuovamente di dati, tabelle, relazioni, interviste, film e libri, serate dedicati all’argomento. Perché tutte queste cose, queste tabelle, dati, film, interviste sono calci, pugni, dolori, schiavitù psicologiche, solitudini, paure di mille e mille donne ancora troppo sole…
E come tutte le ricorrenze ci si ricorda di loro in questo giorno, si scrivono fiumi di inchiostro, si postano sui social immagini terribili di occhi pesti, graffi, mani alzate, scarpe rosse, poesie, bruciature, uccisioni, e tante parole, parole, parole.
Allora sono andata a cercare una storia. Una storia finita bene. Qualcosa in cui credere e sperare così, magari tra qualche anno, che nessuno sarà più obbligato a scrivere di violenza, di pena, di sofferenze femminili.
Ma di storie belle, finite bene non ce ne sono. Perché anche se una donna riesce a scappare dal suo aguzzino, nel suo cuore, nella sua mente, sul suo corpo i segni di quella violenza rimarranno per sempre e ancor di più per sempre…
Quindi che fare, cosa scrivere?
Allora scrivo delle piccole donne di oggi, quelle che saranno grandi donne domani ed ai piccoli uomini e mi affido al loro sorriso, al loro coraggio, alla loro fantasia nel creare un mondo in cui uomo e donna siano realmente persone, due persone da rispettare, da amare, da stimare. Io e te vorrà dire noi. Non vorrà più dire io sopra te, io contro te. Io e te = noi.
Questo è il mio modo di ricordare questa ricorrenza. Con la fiducia, la speranza ed il sorriso dei bambini. I nostri bambini.
Educhiamoli al rispetto. Del diverso, dello straniero ma anche e soprattutto di noi stessi.
Buon 25 novembre. Ognuno scelga come vivere questa giornata.
Ma forse il modo più giusto sarebbe chiedere trecentosessantacinque 25 novembre...
Francesca Pontani
Report